PREVISIONI DAL 24 AL 31.03

Ariete: la settimana potrebbe cominciare con qualche nuvola nera che vi grava sul cuore, la vostra resilienza saprà scacciarle e nei giorni successivi le soddisfazioni e la tranquillità torneranno alla grande.

Toro: anche per voi una settimana quasi spezzata, inizierete concentrati sul lavoro ma l’amore o comunque i sentimenti vi faranno mettere tutto da parte per concentrarvi sul cuore.

Gemelli: alcuni di voi scopriranno qualcosa che avrebbero preferito forse non sapere, eppure per quanto doloroso, allontanarvi da chi non è sincero sarà salvifico.

Cancro: settimana in cio riuscirete a liberarvi del vostro lato (troppo) spirituale, i pensieri vi faranno sentire ingabbiati e non vi starà bene. Vi libererete puntando sul materiale, e sarà di molto sddisfacente.

Leone: avrete il tempo in questa settimana per mettere ordine nei vostri progetti più intimi, è il primo passo per realizzarli, con calma.

Vergine: vi troverete probabilmente davanti a una scelta, intima, dovrete decidere se agire nell’ombra o affrontare a viso aperto le sfide, purtroppo qui non si possono dare consigli, la risposta è dentro di voi.

Bilancia: chi si aspetta da voi solo dolcezza potrebbe avere delle sorprese questa settimana e scoprire quanto potete essere duri quando le rircostanze lo richiedono.

Scorpione: come i cancri vi sentirete ingabbiati dal ruolo, m troverete in voi stessi il modo di liberarvi e sarà sorprendentemente più semplice di quanto pensiate.

Sagittario: continua l’ottimo periodo, equilibrio e risultati vi fanno sentire davvero in pace.

Capricorno: qualcosa vi deluderà e non avrete difficoltà a scartarlo dalla vostra vita, vi butterete probabilmente sul lavoro e il sole tornerà a splendere più di prima.

Aquario: settimana tranquilla in cui potrete dedicarvi a piccoli lavori indispensabili, i pensieri vi lasceranno in pace e di questi tempi non è poco.

Pesci: partite incendiari e finite pompieri, le vostre armi questa settimana sono la dolcezza e il guardare oltre.

PREVISIONI DAL 17 AL 24.03

Ariete: ottimo, avete risolto, molti di voi, ciò che era sospeso e questa settimana potete godervela in santa pace, il sesto senso più attivo che mai, sarà un ottimo alleato.

Toro: sembra andare tutto per il meglio e così è, in realtà qualcosa che non avete forse ben chiaro neanche voi, vi rode. Un piccolo invisibile tarlo, portatelo alla luce o vi farà più male di quel che pensiate.

Gemelli: settimana di altalenante amore, nel senso che probabilmente molti gemelli passeranno le giornate a litigare fare pace allontanarsi e riavvicinarsi. Uh che fatica.

Cancro: non resta che godersi i risultati ed è esattamente quello che farete, o dovreste fare nei prossimi giorni. Direi di godersela.

Leone: la pazienza e la determinazione che avete dimostrato di avere, finalmente daranno i primi fiori, i frutti arriveranno poi, nel frattempo, prendete a piene mani ciò che vi spetta.

Vergine: del tutto inutile pensare a quello che sarebbe stato se, godetevi quel che c’è che l’acqua passata non macina più.

Bilancia: dedicatevi al lavoro, il momento è propizio. Unica avvertenza, ricordatevi che chi fa da sè, fa per tre.

Scorpione: se provaste ad accontentarvi? Quello che volevate lo avete, adesso, almeno per i prossimi giorni, provate a godervelo e basta.

Sagittario: fondamentalmente soddisfatti, potete riposarvi o cominciare a dare forma a qualche nuovo progetto, solo per tenere la mente impegnata, ma anche semplicemente godervi giorni tranquilli.

Capricorno: le armi sempre ben affilate ma credo che questa settimana potrete lasciarle tranquillamente nel fodero, state facendo quel che dovete ed è sufficiente.

Aquario: non gira come vorreste, sembra di sì ma quel tarlo proprio non vi lascia in pace. Prima o poi dovrete affrontarlo seriamente.

Pesci: smettete di lasciare che quel sottile fastidio vi rovini le giornate, il rischio è che l’insoddisfazione rovini il bello che c’è.

A CASA CON LOUISE PENNY

Louise Penny scrittrice canadese, ha dato vita a un personaggio che secondo me, resterà nella storia a lungo, non diventerà famoso come Maigret, non tormentato e maledetto come Hole, non usa le cellule grigie come Poirot, se proprio dovessi trovare un commissario a cui si avvicina direi Adambsberg. Anzi la parte concreta di Adamsberg. Armand Gamache non cammina sulle nuvole, non ha intuizioni folli, ma ascolta istinto e cuore.

È un uomo solido, un poliziotto che è diventato “leggenda” a capo della Omicidi della Sureté canadese.

Si è guadagnato il rispetto e l’affetto dei suoi uomini con la sua normalità e caparbietà, nel non accontentarsi mai della spiegazione più semplice, nel non disdegnare nessun suggerimento. Sa che come ha detto Shakespeare, “ci sono più cose in cielo e in terra…”, sa che tutto ha una spiegazione, anche le cose più orribili che ha dovuto affrontare e continua a incontrare.

Ma la sua caratteristica migliore, quella che forse lo ha fatto diventare così amato, è che non giudica nessuno, prende il buono delle persone quando c’è e sa che per contro esiste il male, esistono persone cattive, lo ha accettato, fa parte della vita. È un uomo tranquillo Gamache, tutto di un pezzo ma mai rigido, che trova il conforto nelle cose più banali, l’amore per e della moglie, dei figli, il cane, gli amici con cui ridere, il buon cibo e il buon bere. Un uomo normale, lontanissimo dai supereroi eppure micidiale nel trovare i colpevoli.

Il più crudele dei mesi è il terzo volume della saga – dal 2005 a oggi sono 19 romanzi – purtroppo, ne avevo già parlato, per qualche ragione ignota ai più, la pubblicazione in Italia è stata quasi un una tantum, 2 romanzi – fino a quando Einaudi l’ha riproposta. Ahinoi, non tutti sono stati tradotti (ancora) e quindi negli anni scorsi sono usciti random.

Adesso pare che la scelta sia quella di pubblicarli in ordine cronologico e ben venga se permettete, anche rileggersi quelli già usciti per seguire meglio il filo.

Alla terza indagine, Gamache non vive ancora a Three Pine, minuscolo paesino sulla cui nascita e soprattutto sui tre enormi pini circolano numerose ipotesi e leggende, ma al di là di ciò che vi è accaduto, la gente gli piace, si sente fra amici alloggiando nel B&B gestito da Gabri e Olivier, parla con il piccolo gruppo di abitanti, la poetessa apparentemente feroce Ruth Zardo, i Morrow, artisti di fama, Myrna, la gigantesca psicologa libraia e non solo.

Leggere la Penny è consolatorio, gli orrori che riesce a descrivere, e credetemi è davvero brava, non fanno che esaltare la sensazione di calore, di abbraccio di casa che raccontano le cene, i piccoli riti, le case il paesaggio ma soprattutto le persone. È pacificante, perché ti aiuta a credere ancora nella gente, nei rapporti interpersonali, indipendentemente dagli screzi, dalle antipatie e simpatie personali.

Mettersi seduti comodi, con un libro in cui si racconta di Gamache, ti porta letteralmente in un altro mondo e in tempo diverso, un mondo di cui, omicidi a parte,  io rimpiango gli odori i colori e l’umanità.

L’ORIZZONTE DELLA NOTTE

Non so se dipende dal fatto che fra un romanzo e l’altro fa passare un sacco di tempo, ma questo L’orizzonte della notte di Carofiglio mi è piaciuto tanto tanto tanto.
Lo hanno definito poderoso, forse non è lo steso termine che avrei usato io, ma certamente è sostanzioso.
Parallelamente alla vicenda processuale, quasi scarna per quanto è essenziale e contestualmente potente, c’è un avvocato Guerrieri che definirei pacificato.
Non è diventato un compagnone allegro eh, per carità, ma l’ho trovato cambiato nel modo di affrontare se stesso, la sua solitudine, la sua intrinseca malinconia. È un uomo che anche grazie alla frequentazione con uno psicoterapeuta e a delle sagge casuali parole del suo libraio, sta facendo pace con il suo vissuto, imparando ad accettare anche le parti di sé che non gli piacciono (forse perché non le aveva capite fino in fondo.
Come sempre in un romanzo, ognuno trova cose diverse, qualcuno quelle che sta cercando, qualcuno ci trova illuminazioni, parole che come in un domino si legano ad altre e poi altre ancora, portando il lettore a riflessioni che non si aspettava. Ormai l’ho ripetuto tante volte, io quello voglio da un romanzo, che senza contezza, mi porti in posti che non conosco, dentro e fuori di me, voglio vivere altre vite diverse dalla mia e in cui comunque per un po’ mi piace stare.
Ho trovato una miriade di spunti ne L’orizzonte della notte, il coraggio per esempio, di fare cose nuove di affrontare strade non conosciute, di dirsi le verità, anche le più scomode.
Un Carofiglio e di conseguenza la sua scrittura, più indulgente e di conseguenza incredibilmente più libero e leggero. Probabilmente anche questa non è una cosa nuova, ma così, d’amblée, direi che di tutti i romanzi che vedono protagonista l’avvocato, è decisamente quello che mi è piaciuto di più.

TUTTA COLPA DI CHOPIN

Li abbiamo lasciati, Reali e il Nero, ben decisi o almeno uno di loro, a non farsi mai più coinvolgere in nessun modo dalla Cazzaniga Peroni, l’altro a rivederla. Lei…Vabbè dai, ve la faccio breve, Olga ha accettato un invito a cena del Nero, ma siccome noi sappiamo che poi la vita fa quello che vuole, forse è destino che questa cena non s’abbia da fare. Olga non mangia pesce – secondo voi in che ristorante ha prenotato il Nero? Bravi- Lui non mangia carne. Mentre valutano con una certa delusione del Nero, di optare per una neutra e neutrale pizza, Frau, all’anagrafe Irma nonché madre di Olga, chiama perché è caduta. Problema cena risolto.
Di come e perché il povero Reali si trovi coinvolto in un’indagine sul furto nella villa di un’amica delle Cazzaniga Peroni, in realtà di sua sorella, lo trovate nella sinossi in quarta di copertina e nelle recensioni.
Recensioni entusiaste, tutte. Siccome anche a me è piaciuto parecchio, questa, ammesso che si possa chiamare recensione, non si discosta.
Se Dolce da morire, il precedente romanzo dei Pastardi (crasi Pastori e Aicardi), è stato una piacevole sorpresa, Tutta colpa di Chopin è decisamente una bella conferma che i due sanno maneggiare la materia.
Trama gialla impeccabile inframezzata da ironia a volte ferocemente vicina al sarcasmo, sentimenti di ogni tipo, amore amicizia sorellanza fratellanza nipotanza, crisi familiari e non. Il ladro a cui i tre, sia mai la brianzola resti ai margini, danno la caccia, non fa eccezione nella pletora di personaggi balenghi che animano le pagine.
La strana coppia vince a mani basse la prova del nove proponendoci un romanzo con tutte le sue cosine a posto, tante risate, qualcuna (poche in realtà) è amara, ma d’altra parte, come dice Olga, trovandomi perfettamente d’accordo, “Io la vedo diversamente ed è il modo migliore che ho scovato per vivere. Ridere di tutto, anche del politically correct, perché l’ironia non ha regole. Rido, ma senza cattiveria, faccio battute e provo a sdrammatizzare. Sempre”.
Un libro per chi ama i gialli scritti bene, per chi ama i cosiddetti Cosy Crime (lo scrivo ma sappiate che mi si accapponano i capelli), per chi ama la musica, il perché lo scoprite da soli, titolo escluso, per chi ama ridere, pareccchio, e in generale, per chi ama leggere.
Fate voi, ma io un click sul link e poi su acquista, lo farei. E se vi capita, nonperdetevi una delle millemila presentazioni, che poi mi ringraziate.

COSE BELLE IN ARRIVO

L’8 marzo, in concomitanza alla festa della donna, uscirà per Rizzoli Lizard, SHE’S A WOMAN – “Storie di coraggio, orgoglio, amore e (dis)onore di 33 regine della musica” di Enzo Guaitamacchi, laureato in economia in realtà ha dedicato tutta la vita alla musica, a 360°, ha scritto libri ha prodotto e scritto dischi, oltre a fare il direttore artistico, insomma diciamo (per chi non lo conoscesse) è uno che i titoli per parlare e scrivere di musica li ha. 33 voci che hanno, ognuna a modo suo, cambiato la storia della musica. Alla prefazione di Gianna Nannini, seguono le vite, musicali e personali con aneddoti racconti e particolari, che forse non tutti conoscono. Le ha idealmente divise in 5 sezioni rappresentate da quello che è stato il fil rouge del loro lavoro. Ecco allora Il Coraggio e l’emancipazione, l’impegno politico, l’amore e il sesso, le violenze e i soprusi e l’orgoglio culturale. Alcuni dei nomi, tanto per capire di cosa parliamo: Joni Mitchell Patti Smith Noa Miriam Makeba, Etta James Nina Simone. Corredato da splendide foto e per ogni protagonista, da 2 QRcode che portano alle canzoni per avere un’esperienza completa. Un libro da non perdere per chi ama la musica, sia per la varietà dei personaggi che per l’accuratezza dei racconti (scremati da bufale e leggende metropolitane), ma anche da chi si limita ad ascoltarla, perchè la musica è vita e non la si conosce mai abbastanza. Qui per il preorder https://www.rizzolilibri.it/libri/shes-a-woman/. Per chi lo volesse, l’8 marzo alle 18, in Sala Lab alla Triennale, l’auore ne parlerà con Andrea Mirò e Brunella Moschetti, moderati da Federica Lodi (ingresso libero fino a esaurimento posti).

il 20 febbraio, per Einaudi Stile Libero, torna anche l’avvovato Guerrieri. Ne L’orizzonte della notte per la prima volta, dopo aver assistito alla liturgia dell’uscira di corte presidente avvocati pubblico, decide di attendendere la sentenza senza uscire. Nota tante piccole cose che durante il processo, non si vedono, sfuggono all’attenzione. Una scritta incisa sul legno di un banco, il colore sbiadito e incerto delle pareti, sono particolari che lasciano alla mente il tempo di spaziare e i pensieri come le ciliege o le perle di una collana si susseguono legandosi uno all’altro. La naturale introversione di Guerrieri, lo portano a un’ autoanalisi a rivedere mentalmente tutto, a fare i conti ancora una volta, con i pugni presi e quelli dati.

Due giorni dopo, il 22, in librera trovate il nuovo romanzo firmato da Pierluigi Porazzi e Claudio Chiaverotti, un noir con sorpresa, una sfida per i lettori confezionata con la solita maestria e se mi posso permetere, un pizzichino di bastardaggine. Protagonista de Il re delle fate d’autunno, in libreria per Mursia, è una profiler spedita per “punizione” da Torino alla questura di Udine, si trova ad indagare sull’omicidio di una ragazzina, lasciata nuda nella posizione dell’uomo vitruviano, sulla piazza di un minuscolo paese (immaginario), dove tutto sembra ruotare intorno al “mostro” la fabbrica che come accade nella realtà, garantisce la vita ma forse anche la morte.La “bastardaggine” non ve la svelo, ma per chi ama il thriller, fidatevi che vale la pena scoprirla.

QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIVERSO

lo so, il titolo è fuorviante ed è anche una semicit, (in che senso non conoscete i Monty Phyton?) ma in realtà parliamo dell’ultima fatica di Donato Carrisi. L’educazione delle farfalle.

Non è un giallo, non c’è la sfida a scoprire l’assassino anche se c’è il morto (purtroppo) ma è un romanzo che non ti molla, ti porta nella vita di Sabrina, spregiudicata professionista che incarna l’edonismo più puro, ti fa provare il brivido di essere al top e poi ti porta giù in abissi insondabili.
La vita per lei è il suo lavoro (moltiplicare denaro) tornare al suo appartamento e rilassarsi guardando il mondo dall’alto. Aperitivi cene palestra massaggi e viaggi. Un uomo stabilmente al suo fianco non è contemplato, figli men che meno.
Eppure, per le vie misteriose che prende la vita, succederà qualcosa che cambierà tutto.
A differenza del “solito” Carrisi, il romanzo non ha un finale aperto, la storia inizia e finsce, non ci sono elementi paranormali o scientificamente al limite.
È la storia di una donna che impara sulla sua pelle che non c’è modo di preordinarci la vita, che banalmente quando si dice che in una frazione di secondo può cambiare tutto, è inesorabilmente vero.
Quando capita, più spesso di quanto si pensi, puoi tentare in ogni modo di adattare gli eventi alla tua vita, ma inesorabilmente sarà la tua vita ad adattarsi a ciò che succede.
È il romanzo di un cambiameno profondo, della scoperta di se stessi attraverso prove dolorosissime e scoperte dolcissime, di come, in un modo o nell’altro, l’amore in ogni sua forma riesca a trovarci. Sempre. E di come sempre, Donato Carrisi sia in grado di sorprenderci.

Previsioni dal 28.01 al 04.02

immagine reperita in rete

ARIETE: sempre di lavoro mi parlano i Tarocchi, qualcosa che ritenete un limite imposto da altri, vi manderà non poco in confusione, nel caso evitate di prendere decisioni.

TORO: lavoro anche per voi, ma al contrario degli ariete, avrete una lucidità invidiabile che vi farà mettere al loro posto un sacco di tasselli.

GEMELLI: concentrati su questioni economico finanziarie, qualcuno suggerirà una soluzione a cui non avevate pensato, tenetela in considerazione.

CANCRO: qualcosa non va e questa settimana il vostro inconscio ve lo ricorderà costantemente, dovete essere voi il motore del vostro cambiamento, per quanto possa essere difficile.

LEONE: siete sul piede di guerra anche se forse non vi è chiarissimo contro chi o cosa, non ha molta importanza, comunque la vittoria è vostra (a maggior ragione se fate tutto da soli).

VERGINE: ancora qualche strascico della fatica, ma se vi ascoltate riuscirete a superare tutto in scioltezza.

BILANCIA: chi ha cose legali in sospeso questa settimana potrebbe vederle muoversi, peraltro nella direzione desiderata.

SCORPIONE: i risultati ci sono, belli potenti e certificati, però ve li godrete in solitudine (probabilmente per scelta).

SAGITTARIO: finalmente qualche risultato concreto si comincia a vedere, festeggiate ma senza dimenticarvi che c’è ancora parecchio da fare.

CAPRICORNO: potete mettere in atto, o cominciare a farlo, qualche progetto che vi gira in mente da un po’, dovete solo valutare cosa o chi sacrificare per ottenere i risultati.

AQUARIO : come la scorsa settimana filerà tutto liscio, quel sottofondo di malinconia però non vi molla.

PESCI : belle soddisfazioni in arrivo, anche se come lo scorpione, potrebbe esserci qualche momento in cui vi sentite soli.

LA SECONDA VOLTA

Che insomma, per essere solo il 15 di gennaio, di rospi e ranocchietti sul gozzo ne ho già parecchi, ma diventando grande (ahahahah), ho imparato a lasciarli lì per un po', come si fa con le vongole, prima di metterle nel piatto gli si fa spurgare la sabbia, che poi almeno, chi non li dovesse digerire, non potrà dare la colpa a me.                             Quindi vai,un libro che quando lo chiudi, magari non hai chiaro cosa, ma sai che qualcosa ti hanno lasciato. Il titolo è La seconda volta e se mi passate il gioco di parole,è la prima volta che sono felice di vedere che è acquistabile con il bonus cultura o carta del docente.               Detto questo, una doverosa avvertenza, se, anzi facciamo quando, deciderete di leggerlo, prendetevi del tempo, non fatevi fregare dalla bravura dell'autore nel narrare.                                          Prendetevi il tempo per tornare riga dopo riga, negli anni in cui vi porta, per ricordarvi dove eravate cosa facevate e come quello che racconta ha influenzato la vostra vita, nel bene e nel male.                        Non è un modo di dire, perché la storia comincia, anche se indirettamente a metà degli anni '70, quando ogni giorno poteva portare notizie di morti a causa di bombe, scontri armati attentati che se non erano all'ordine del giorno, ci si andava vicini.                                          È in quegli anni che il protagonista entra in Lotta Continua e poi in Lotta Proletaria, per finire in galera (ingiustamente fra l'altro) fino al 1983. A quel punto, per noi che non eravamo impregnati (non è un refuso), di politica, stava cominciando l'era dell'edonismo reganiano.           Finita la paura arrivavano le città da bere, la discomusic e tanti saluti all'impegno, per lui invece, cominciava un viaggio nuovo.             Dalle carceri si evade e come ben sappiamo, in Francia da latitanti, tanto male non si sta, ma lui, grazie anche alla stretta frequentazione con un compagno di lotta, vuole andare a viverlo questo sogno tutto rosso.   Bastasi ci immerge, letteralmente in una Russia che sta a metà fra la fantasia sfrenata degli sceneggiatori e gli embrioni di quelli che poi diventeranno i cosidetti oligarchi.                                   Una realtà di povertà estrema,al punto che se ne sente l'odore,di fedeltà (a volte obbligata a volte meno) al partito, di rabbia e di scoramento.   Un Paese allo sbando in cui puoi fare tutto e il contrario di tutto.    E di tutto succede,l'Unione Sovietica scompare inghiottita dalla Glasnost e dalla Perestroika, il colpo di Stato con cui salì al potere Eltsin e tutto quel che ne è seguito.                                                È un libro storicamente corretto, con poca fantasia, perché l'autore conosce bene ciò di cui racconta non solo per averci vissuto e lavorato (lui dice non per i Servizi Segreti ma io non ci giurerei - scherzo naturalmente) ma per la sua struttura mentale.                          Un racconto puntuale, triste per chi nel sogno ci ha creduto, del degrado di una potenza mondiale, a scapito del popolo.                          Una disamina di come un sogno politico, ma forse sarebbe più corretto chiamarlo col suo nome, un'utopia, si sia disgregato per la pochezza degli uomini.                                                             Un racconto di esseri umani, che a parole sono tutti per l'uguaglianza, ma nei fatti, da qualunque parte stiano, si riducono a mors tua vita mea.    A questo punto potreste chiedermi perché vi consiglio un libro che di sicuro non è divertente.                                           Molto semplicemente perché è necessario, di questi tempi più che mai. Perché in un tempo in cui, in quanto a memoria storica i criceti sono molto più forniti di noi, in cui si urla come degli ossessi "io sono antifascista", riducendo una frase e un sentire sacrosanto a uno slogan senza senso, ringraziando che c'è un Bastasi che lo ha scritto, leggerlo è doveroso.



	

SOLEDAD – Maurizio de Giovanni

Ho deciso di iniziare l’anno con una delle “recensioni” più difficili. Teoricamente è fra le più facili, basterebbe descrivere le emozioni che dà la lettura, ma proprio perché c’è talmente tanto in questo romanzo, la banalità è dietro il punto a capo.                            Lo scrivo sempre e lo ribadisco, la storia gialla è perfettamente costruita, la soluzione da manuale, purtroppo, pur mantenendo il senso critico della giallara, è la cosa che mi interessa meno e passa in secondo piano, c’è tutto un mondo intorno, perdonate l’involontaria citazione.              Tutto è nel titolo, tutto. La solitudine.                  Questo mi ha dato questo romanzo, quanto ognuno sia solo, per quanto amore amicizia possa provare, per quanta gente possa avere intorno.         Si è soli nella battaglia per non far mancare mai un sorriso che consoli, nell’affrontare situazioni potenzialmente distruttive per chi si ama e si vuole proteggere, siamo soli nel prendere le decisioni più importanti. Quelle che cambieranno la nostra vita ma anche quella di chi abbiamo intorno.     Eppure queste solitudini de Giovanni le intreccia così bene da farle diventare un unicum, corale all’inverosimile.                        Si intuisce ormai, siamo nel dicembre del ‘trentanove’39, che la guerra è pronta a esplodere e si comincia a sentire la paura del non sapere quanto potrà costare.                                    Ci sarà chi perderà la vita, chi i propri affetti, chi tutto quello che ha e nessuno sa come affrontare la paura che questa incertezza genera.          Ecco la grandezza di Maurizio, non si limita a descrivere, ci fa sentire come se la cosa ci riguardasse, adesso. E forse non è nemmeno così improbabile seppur con modi diversi; ci fa vivere quello che sentono i nostri amici – perché questo sono Ricciardi Bambinella Maione Modo Lucia – scava senza violenza negli animi, ci porta negli abissi e sulle vette- da cui non dimentichiamo, si può cadere, viviamo con loro i rarissimi attimi di gioia e le mille situazioni diverse che in un contesto così sono tragicamente inevitabili.              Oltre alla parte diciamo così poetica, c’è il talento narrativo, nel senso letterale del termine e quindi il racconto preciso, puntuale delle atmosfere – sia chiaro, comprese quelle intorno a vittima e assassino- che si sono vissute.      La pseudo tranquillità che ancora qualcuno ostenta, in forza di posizioni economiche solide o di presunte amicizie e con quanta facilità possano essere distrutte; la condizione dei femminielli, che a Napoli ricordiamolo, sono altro rispetto ai transessuali che conosciamo oggi, esseri speciali che racchiudevano in sè tutto l’umano, il maschile fisicamente e il femminile nell’animo, protetti dalla gente del quartiere, in qualche modo segregati in un ghetto, per la loro sicurezza.                                   La vita della povera gente che sente avvicinarsi la sciagura, impotente eppure decisa a non soccombere – come ci dimostreranno le quattro giornate -    La fatica di proteggere anche chi fa di tutto, consciamente o meno, per non esserlo, la delusione di chi scopre o presume, di avere fallito nel suo essere uomo e pone rimedio come può e sa.                      E infine la pietas, quel sentimento ormai così raro, de Giovanni ci ricorda crudelmente che non sempre quello che vediamo delle persone corrisponde a quello che sono davvero.                           C’è veramente tanto dentro queste pagine, ci sono tutte le forme d’amore e di egoismo, amplificate al massimo, quasi a prepararci, a proteggerci, da quella valanga di dolore che è dietro l’angolo.