CONSIGLI PER LE STRENNE

Nel caso non lo aveste letto, o se lo avete fatto, archiviato con un azz che bello e dimenticato, segnatevelo per uno dei pacchetti sotto l’albero. Di lui, Pierluigi Porazzi, avvocato friulano, relativamente poco social, scrittore eclettico in grado di affrontare svariati generi, come si confà a quelli bravi, Pupi Avati (non pizza e fichi) ha detto : “Un talento nella scrittura”, io (più pizza che fichi) aggiungo, leggetelo. Ha preso una cosa di cui io, che mi picco di essere abbastanza colta, nemmeno sospettavo l’esistenza, e ci ha fatto un romanzo, un giallo e che giallo. Le imagini anamorfiche. Fa impressione eh, sotanzialmente si tratta di un’illusione ottica per cui l’immagine anamorfica diventa visibile solo guardando da una determinata prospettiva o con strumenti deformanti. Voi capite che già mettere al centro di un giallo le immagini anamorfiche, la dice lunga sulla fantasia, far filare tutto senza una sbavatura, la dice lunghissima su quanto è bravo. Comunque vi basti sapere che Porazzi ci porta a spasso per Udine accompagnando la Leone e Alex Nero, ormai ex poliziotto ma dall’intuito indispensabile, nel complicato mondo del commercio artistico. Un mondo che pochi – grandi scrittori – hanno affrontato, forse proprio per la complessità delle regole che lo governano. Eppure Porazzi, lo fa con grazia e ferocia, la giusta dose di ferocia che fa di un thriller un noir perfetto. Se siete appassionati d’arte non perdetelo, se siete friulani, non fatevi mancare un romanzo che racconta anche la capitale del nord est

COME SCOMBINARE LE CARTE

Cos’è che ci fa dire che un autore (scrittore pittore scultore poeta) è di successo? Domanda difficile eh, credo che sia ragionevole pensare che lo sia, o così si definisca, se è qualcuno il cui nome è riconosciuto, anche da chi non ne conosce il lavoro. E se posso aggiungere una riflessione, in Italia ma credo sia così un po’ ovunque, abbiamo autori che ancora non sono riconosciuti come meriterebbero. Non soggettivamente attenzione, perché un’opera può piacere o non piacere, ma esistono dei canoni oggettivi ben precisi. Alessandro Berselli è uno di quelli che secondo me, almeno ogni volta che esce un suo romanzo, dovrebbe essere chiamato a presentarlo nelle trasmissioni televisive. Bravo, non ci sono altre parole più adatte. Scrive da molti anni e per quanto abbia un discreto successo, dovrebbe averne di più. Con questo romanzo che si discosta nettamente dai precedenti, dimostra, se ce ne fosse stato bisogno, di avere raggiunto la maturità. Non perché i romanzi precedenti non lo fossero, ma per contenuto e per la vastità della platea a cui se lo leggessero (e io gli auguro siano davvero tanti) piacerebbe. La trama de Gli eversivi la trovate ovunque, la specifica dei protagonisti forse un po’ meno, quindi abbiamo sullo sfondo, una coppia di genitori preoccupati e ricchi abbastanza, da rivolgersi a un’agenzia investigativa decisamente sui generis. La Marple, organizzata quasi militarmente, ognuna (perché solo di donne è composta) ha le sue mansioni e sgarrare può costare caro. Quattro donne con delle personalità forti, che tengono lontano dal lavoro la loro vita privata per contratto. O almeno dovrebbero. Una giovane donna, figlia dei due di cui sopra , ha preso una deriva pericolosa, si trova invischiata in qualcosa di grosso, sicuramente più grosso di lei. Ecco dove si fa sentire il talento di Bers e la precisione con cui si documenta. Nel trasformare una “deviazione” dal percorso consueto, in una spy story con tutti i crismi. Aggiungeteci che è ambientato a Bologna, che dell’eversione porta i segni indelebili ed è rimasta una città viva, ma viva davvero e gli altri personaggi, fra i quali non saprei definire i cosidetti minori. La trama è perfetta, non ho trovato un punto che sia uno da contestare o che non mi abbia soddisfatta, leggetelo e poi mi direte.

A DUE A DUE (FINCHÈ DIVENTAN DISPARI)

Fino a qualche tempo fa, come un po’ tutti quelli che tengono un blog, tendevo a recensire – consigliare, i libri appena usciti. Poi son capitata su dei gruppi nei social e ho scoperto che tanta, tantissima gente, vive i libri in maniera normale e non compulsiva, cioè li legge anche dopo ANNI. Sono rimasta un po’ così, però effettivamente, lo faccio anch’io (con l’esclusione dei miei autori del cuore e lo sono sia Cristina Cassar Scalia che Piergiorgio Pulixi, che ho letto appena usciti), quindi insomma, si parla di libri, poco per chi li ha letti, anche se un confronto fra lettori è sempre una buona cosa, di più per chi li leggerà, magari invogliato da qualcosa che scrivo. La banda dei carusi è la xesima (perdo i conti) storia di Vanina Guarrasi, è uscito a giugno, dopo che l’autrice ha voluto regalarci un viaggetto nel passato, quello in cui il vicequestore è arrivata da Palermo a Catania e si “presenta” alla squadra risolvendo il caso de Il re del gelato. Però torniamo ai carusi, sono i ragazzi(ni) uno di questi, per cui l’unica carriera possibile sembrava essere nella cupola delinquenziale, era riuscito a cambiare un destino che sembrava scritto e riscattarsi, con l’aiuto di don Rosario Limoli, che a San Cristoforo, quartiere difficile di Catania, è un punto di riferimento proprio per chi vuole togliersi dalla strada, per quei carusi che decidono di cambiare vita. Thomas era uno dei suoi ragazzi e viene trovato ucciso nell’unica spiaggia sabbiosa della città. L’imperativo, quello che va oltre il dovere, diventa prendere chi l’ha ucciso. È il desiderio di tutti i coinvolti, perché sanno che Vanina lo conosceva quel ragazzo, era un successo anche suo che non fosse più un delinquente nonostante la famiglia, che a dispetto del suo intorno vedesse un futuro pulito. Che La Cassar Scalia sappia scrivere è ormai assodato, calibra perfettamente le storie personali dei protagonisti e la trama gialla, ha una prosa immediata che inframmezza con espressioni frasi e parole in catanese, si è inventata le catanesate di Vanina, scorribande cultural popolari che la allontanano dal suo essere profondamente palermitana. Quello che mi preme dire è che, ovviamente a parere mio, questo è il migliore di tutta la serie, sia per la trama gialla, sia per le sottotrame. Forse per l’empatia che si sente più che negli altri, per il coinvolgimento più della squadra del medico legale del PM, dei coinvolti a vario titolo, reso perfettamente omogeneo, forse perchè i protagonisti sono poco più che bambini. Insomma, se è vero che le serie sarebbe meglio iniziarle dall’inizio, è altrettanto vero che leggendo questo e recuperando in seguito i precedenti, l’innamoramento per il vicequestore, è immediato e garantito.

Stella di mare, quella che garantiva ai marinai di mantenere la rotta, quella che è diventata una canzone meravigliosa di Lucio Dalla è anche Stella, una giovane donna di una bellezza straordinaria, un viso e un corpo che se fosse nata in una grande città, sarebbe stata reclutata da giornali e casa di moda che se la sarebbero contesa a suon di centinaia di migliaia di euro. Purtroppo Stella è nata a Cagliari e nello specifico a Sant’Elia, che corrisponde a un Quarto Oggiaro a uno Scampia (specifichiamo anche, nell’immaginario collettivo o nella narrazione giornalistica, chè nella realtà sono piene di persone per bene). Sua madre è tutto tranne una madre, suo padre è stato allontanato e ha un fratellino disabile. La sua roccia è la nonna, che io reputo un personaggio fondamentale nel computo totale del romanzo. Stella lo sa di essere bellissima, è anche una tosta, una a cui non si mettono i piedi in testa, ma non saprà mai se i suoi sogni sarebbero diventati realtà, perché qualcuno la uccide, brutalmente, con la ferocia dell’amore che diventa odio. Che le storie di Piergiorgio siano toste, ma toste vere, lo sa bene chi ne abbia letta anche solo una, ma anche lui , sempre per quano mi riguarda, qui si è superato. Se ne L’isola delle anime ci ha profondamente toccati con la descrizione di quella Sardegna dell’interno, di quelle antiche tradizioni che ancora oggi son vive, qui ci porta nella Cagliari moderna, in mezzo alla desolazione che viene da povertà droga e delinquenza che ne consegue. E qui torna in primo piano la nonna, Tzia Rosaria, che incarna la tradizione, i detti popolari, la saggezza antica che tace, che si affida ai proverbi, che subordina tutto al suo sentire volto a quella che per lei è giustizia. Pulixi lascia a briglia quasi sciolta tutti i personaggi, Croce Rais la Pontecorvo ma soprattutto Strega, si concentrano sul caso certo, e ribadisco che quanto riesce ad essere noir lui, pochi, ma cominciano a squarciarsi quei veli che in qualche modo li proteggono. Comincia a intravederei quadro che si materializzerà la visione completa e questo fa sì che leggerlo diventi quasi una dipendenza. E però, diciamolo, queste sono dipendenze belle, ma belle assai.

QUEI BRAVI RAGAZZI

Giulia Cecchettin – foto ANSA

Credevo che ormai non mi facesse più di tanto effetto, certo la rabbia c’era, c’è, ad ogni femminicidio, ma questa ragazza mi è entrata nel cuore, ho addosso una rabbia feroce, ho sperato che l’avesse rapita e lei stesse cercando di convincerlo a tornare, poi è uscita la notizia dell’aggressione, ho sperato che fosse stato un attimo di mona come si dice dalle mie parti, che il sangue fosse di una ferita di quelle che sanguinano tanto ma non sono gravi. Ovvio che una vocina diceva che mi stavo illudendo, ma non volevo ammeterlo, per rispetto a quel padre così pacato, probabilmente conscio che stava sperando in qualcosa che non era più possibile. Oggi, quando si è saputo che Giulia, il suo corpo era stato ritrovato, è stato troppo. Per qualche attimo ancora ho sperato che l’avesse composta perché l’irreparabile era successo ed era andato nel panico o nella disperazione, per avere involontariamente spezzato una vita che amava. Invece no. Conosco i luoghi dove l’ha gettata, non ci vai per caso. Adesso sento che è stata accoltellata più volte. Peggio mi sento. Di quell’essere immondo non voglio parlare, non lo voglio neanche nominare. Adesso prenderei letteralmente a calci i genitori di quello schifoso, altrettanto schifosi. Perché è evidente che hanno guardato da un’altra parte, non hanno voluto vedere chi era quel bravo ragazzo. Hanno lasciato che uno psicopatico senza empatia, stroncasse una vita che non era la sua. Io sono una di quelle persone che crede nei raptus, so che può succedere, ma normalmente vivaddio, non viaggio con un coltello in borsa. A 20 anni l’amore deve essere gioia, o dolore immenso quando finisce, a vent’anni devi saperlo che può succedere, ma devi avere degli amici che ti portano a casa 5 cartoni di birra e ti lasciano ubriacare finché il dolore annega, stanno con te il giorno dopo e quello dopo ancora, finché diventa sopportabile, finché capisci che andrai avanti anche senza di lui o di lei. A vent’anni hai il diritto di lasciare il tuo ragazzo, hai il diritto di avere altri desideri altri sogni che non lo contemplano. Giulia avrà per sempre ventidue anni, quella mezza sega uscita male, spero marcirà di fuori come è già marcio dentro, in galera in un fosso vivo o morto, non ha importanza, non si può dare importanza a un essere così. Ai genitori di femmine, bambine, ragazze che diventeranno donne, per amor di Dio, insegnate loro a cogliere il più piccolo segnale, perché ci sono sempre. Diteglielo che il lupo esiste e spesso sembra un agnello, spiegate loro che non devono rinunciare alla vita, che appena si sentono scomode in un abbraccio, devono scioglierlo, che non devono vedere l’uomo nero ovunque, ma che devono imparare a difendersi. Che non vuol dire andarsene al primo schiaffo, vuol dire capire che quello schiaffo prima o poi arriverà e andarsene prima. Vuol dire denunciare certo, ma in primis parlare con i genitori le amiche gli amici, uscire in compagnia, non dargli spazio, non dargli agio di vendicarsi dei torti che pensa di avere subito. Vuol dire che a quell’ultimo incontro per un chiarimento, dirgli che sì, ci andate, ma al bar della piazza, che non andrete a parlare con calma da qualche parte voi due soli. Significa dirgli chiaro e tondo, ti ho sgamato, so che non mi posso fidare, qualunque cosa farai io sarò in guardia, sarò pronta ad affrontarti con alle spalle il mio mondo sano. Perché chi va all’appuntamento con un coltello è un vigliacco che se sa di essere stato scoperto scapperà, poi ci proverà a prenderle di sorpresa. Forse qualcuno ci riuscirà anche ma non sarà più lo stillicidio quotidiano. Ditelo alle vostre figlie, che possono essere buone e pulite com’era Giulia, che non è necessario vivere nella paura, ma preparate sì. Perché il mondo è pieno di vigliacchi, ma loro, le nostre figlie sorelle amiche, potranno contare sempre su tutto il resto del loro mondo pulito.

BREVE RECENSIONE TRISTE

È quasi più lungo il titolo che il romanzo

Ma questo ovviamente non mi ha impedito di divorarlo in un paio d’ore, vi chiederete perché ho scritto recensione triste, se vi aspettate una recensione negativa, mi spiace ma resterete delusi. Triste perché avevo voglia di un Manzini tout court, invece, niente indagine. Una ricerca che ci aspettavamo, ovviamente; non si passa sopra un fatto brutto (così brutto), come se fosse un po’ di polvere da togliere , soprattutto se sei un bandito tradito da un fratello e a dirla tutta, meno ancora se sei una guardia col cuore bandito, magari solo un pochino. Il titolo poi è estremamente esplicativo. Insomma, non mi aspettavo un carnevale di Rio ma neanche quello che ci ho trovato – che ribadisco il concetto, mica vi fosse sfuggito, è una storia di Manzini scritta da Manzini – Quindi? Eh, ho avuto la netta impressione che potrebbe essere, almeno nell’intenzione, la chiusura di un cerchio. Che potrebbe essere l’ultima “avventura” di Rocco Schiavone. Che ci starebbe anche voglio dire, se un autore non ha più voglia di indossare ancora lo stesso vestito, eh, può farlo (direi addirittura che deve) e la sensazione è stata proprio che si sia voluto concludere, chiudere le porte che erano rimaste aperte per poi proseguire su altre piste. Ecco perché triste, è anche vero che l’autore ha più e più volte dimostrato, di scrivere meravigliosamente anche quando parla d’altro, indipendentemente da quanto a un lettore possa piacere un personaggio; Avrò avuto la giusta sensazione? Non lo so, certamente il consiglio è di leggerlo, indipendentemente da quello che sarà e poi aspettare tutti insieme la prossima “fatica” del nostro eroe, in questo caso l’autore, che qualunque cosa deciderà di scrivere, a noi piacerà praticamente di sicuro.

PS Leggo in un thread sulla pagina FB di Sellerio,, che non sono l’unica ad aaver avuto la sensazione di chiusura, ma la CE smentisce assolutamente, quindi confidiamo nel fatto che loro ne sanno sicuramente più di noi.

Sto cambiando…

…che poi nella vita è sempre un gran cambiare…ragion per cui non è questa gran notizia.

In realtà un po’ si, perchè il cambiamento riguarda il sito che state guardando e che spero presto sarà più bello e ricco di cose da leggere.

DI SARDEGNA IN SARDEGNA

Oggi andiamo nella Cagliari del 1905, a breve torneremo in quella attuale

È nella Cagliari del 1905 infatti, che si svolge IL MISFATTO DELLA TONNARA di Francesco Frisco Abate. La protagonista è Clara Simon, prima giornalista investigativa in Italia, donna per di più italo cinese, alla sua terza apparizione. Più agguerrita che mai e paradossalmente resa più forte dall’immenso dolore di vedersi spegnere la speranza mai sopita di poter conoscere almeno il padre, (la madre è morta dandola alla luce) militare in missione all’estero di cui – all’inizio del romanzo – le viene comunicata la morte in battaglia. Resta che Clara è stata cresciuta dal nonno, un ricco imprenditore navale – status che per inciso le ha agevolato non poco la vita – che le ha dato oltre a tutto l’affetto che ha potuto, l’agio di non dover lavorare per crescere in un tempo in cui era sorte comune, una casa di prestigio, un nome che tutti in città rispettano, il diritto di studiare e scegliere cosa fare. È un personaggio di cui ci si innamora facile, giovane bella determinata e tosta, molto tosta. Il romanzo, in cui c’è ovviamente un colpevole da assicurare alla giustizia per aver ridotto in fin di vita una maestra, una suffragetta che sta in prima linea perché le donne abbiano finalmente il diritto di voto (che è poi di fondo il riconoscimento primario di un uguaglianza fra sessi), si srotola, come i precedenti del resto, sulla figura di questa giovane donna che non scende in piazza, ma combatte la sua personale battaglia per ottenere lo stesso risultato, conquistandosi giorno per giorno il rispetto e sempre maggiori riconoscimenti sulle pagine e soprattutto in redazione, fra le autorità, oltreché della gente. Per esplicita ammissione dell’autore, Clara è liberamente ispirata dalle donne della famiglia Abate, che poco si discostano dal personaggio. Femministe ante litteram, donne che quando i diritti non c’erano, se li sono presi. Insieme al collega e amico svizzero Fassbinder, al carabiniere Saporito, con cui sta inesorabilmente sviluppandosi una storia d’amore, Clara si muove in una città del tutto inaspettata al lettore che approcci il personaggio per la prima volta. Una città che stupisce, piena di commerci università teatri, attività di tutti i tipi, cosmopolita, dove si intrecciano provenienze da tutto il mondo, dove il fermento culturale è palpabile pur convivendo con un’altra città, quella dei lavoratori poveri perché sfruttati, ma che stanno cominciando a dar vita a movimenti sindacali che arriveranno lontano. Abate, oltre all’amore per la sua terra e per il suo lavoro – è giornalista dell’Unione Sarda e Clara scrive su L’Unione – mette, in questo romanzo in particolare, una serie di temi, più che mai attuali, su cui lasciare che l’inconscio rifletta mentre il conscio si gode una gran bella storia. Ma bella vera.

Allora ci spostiamo qui.

Previsioni dal 29.10 al 05.11.2023

ARIETE: c’è la luna (intesa come Lama e non come pianeta), che rischia di farvi prendere lucciole per lanterne se la userete come fonte di luce, be careful.

TORO: fate particolare attenzione all’amour, dietro un’apparente splendida armonia, dietro l’angolo potrebbe esserci un errore che se non è fatale, poco ci manca.

GEMELLI: la meta è lì, a portata di mano o di piede, state solo attenti a non distrarvi e lasciare che un po’ di cattiveria salti fuori senza che ve ne accorgiate.

CANCRO: non rilassatevi troppo, qualcuno potrebbe essere nascosto nell’ombra e farvi uno sgambetto, o tirarvi una coltellata.

LEONE: la stanchezza potrebbe portare a qualche momento di scazzo (generalizzato), rifugiatevi nell’amore, quello è il porto dove nessuna tempesta potrà scalfirvi.

VERGINE: per quanto facciate decluttering nella vostra vita, continuate a trovare cose (e persone), che vanno abbandonate dove stanno, per fortuna non è un problema per voi farlo.

BILANCIA: non commettete l’errore di riposare sugli allori, sono sostegno fragili e rischiate di cadere facendovi male.

SCORPIONE: lasciate stare i rimpianti, sono pesi morti che non vi permettono di andare dove volete, gambe in palla e sacco leggero, questa la ricetta per stare bene questa settimana.

SAGITTARIO: attenzione ai passi falsi, non che possano realmente farvi cadere ma disturbare sì. Il futuro ogni tanto somiglia al passato, a volte è proprio il passato che ha lasciato strascichi che vedete adesso. Non lasciategli più spazio del necessario .

CAPRICORNO: qualcosa che non dipende da voi vi sta stressando più dl dovuto e voi glielo state permettendo , davvero avete voglia di lasciar decidere a qualcun altro se voi state bene o no?

AQUARIO : settimana praticamente magica, non siate sempre così severi con voi stessi, soddisfazioni  a mille dal lavoro..

PESCI : settimana al top, voi state al top tutto fila perfettamente. Serve altro?.

QUALCHE NEWS NON LIBRESCA (tranquilli che mi spiego)

No tranquilli, non sono impazzita, ho deciso però che questo blogghino, cambierà un pochino faccia. Probabilmente, direi quasi di sicuro, i libri resteranno l’argomento più presente, ma non saranno più soli. Ci saranno ricettine (nella sezione golosità), ci saranno riflessioni su argomenti diciamo di attualità, con la speranza di non finire in prigione o nel mirino di qualche pazzo e ci saranno segnalazioni varie, musica teatro concerti. Poi ci saranno le recensioni ad mentula canis, o ad minchiam (se qualche latinista non ortodosso passa e mi vuole spiegare la differenza gli/le sarò grata). Per esempio quelle su qualche acquisto (se incauto o meno) che ho fatto e che magari pensate di fare anche voi. Ah, a breve – la concezione del tempo è estremamente personale quindi potrebbero essere giorni o settimane – ci toglieremo di torno la pubblicità. Ovviamente io non la vedo, ma mi hanno riferito che sia parecchio invadente e fastidiosa. Last but not least, imparerò a mettere le foto, copertine o qualsiasi altra cosa, in maniera civile e comprensibile.

Da qualche mese sul mio internet, ma anche sul vostro lo so, impazza un “nuovo” shop on line, sì bravi, TEMU. Non voglio sapere quanti bambini di qualche sperduto villaggio vengono sfruttati per poter offrire i prezzi che fanno, non sarò certo io, anche se ci mettessi tutta la buona volontà a cambiare le cose (qui però si aprirebbe un capitolo serio e magari ne parliamo un’altra volta), resta il fatto incontrovertibile che ci si trova di tutto con una spesa che va dagli 0,50 centesini ai 5 euro. Presa da una frenesia di acquisto, ho deciso di investire una quindicina dei suddetti euri in puttanate. La prima è quella che vedete in foto. La magica spazzolina che ogni umano gatto o cane munito, sogna. Quella cosa che toglie i peli da ovunque. Il costo inferiore ai 2 € me l’ha fatta mettere nel carrello. Oh, funziona alla grandissima. Quello in foto è un bracciolo di divano. Ormai non aveva più nulla di civile e quindi, per tentare di preservare il divano nuovo (anche quello super economico, ma nuovo) l’ho tenuto e lasciato a disposizione delle belve per continuare a farcisi le unghiette sante. Non fate i fighi, gliele taglio ma a loro non basta. Come potete vedere dalla foto, la differenza si vede eccome. La spazzolina ha due superfici, una trascina via il pelo e l’altra alliscia la superficie. Insomma, durasse anche solo due mesi, direi che l’investimento è stato produttivo.

Questo è un altro acquisto che faceva parte del pacchetto. Mi pare evidente che qui mi rivolgo alle donne, sappiamo tutte che il reggiseno, soprattutto se la natura è stata generosa, è indispensabile. Diciamocelo, le zizze grandi pesano e la forza di gravità è inesorabile, questo in foto, è un reggipoppe di quelli che all’interno sono in silicone, si attaccano alla pelle e voilà, le miracle. Un ghezz! L’ho preso, sempre a un costo inferiore ai 2 euro, perché pubblicizzavano una coppa D. Bene, l’oggetto in foto insieme al copripuppe, è un anello, così vi fate un’idea di quanto abbiano le idee poco chiare sulle misure. Lo agganci e lo posizioni, per i primi dieci minuti, la libidine. Assoluta pura libidine. Nessuna spallina che ti taglia le spalle, nessun ferretto, niente fasce che stringono. All’undicesimo minuto, la forza di gravità di cui parlavo ha la meglio. Il silicone riname attaccato (senza fastidio) alla parte inferiore, peccato che quella addetta al sostenimento sia l’altra. Già, quella superiore. Che cede. Quindi mie adorate amiche mammellofornite, se avete una misura superiore alla seconda/terza, quei 2 € usateli per un cappuccino al bar.

Ci sarebbero anche il tappetino raccogli sabbietta e le ciotoline rialzate di cui parlare, ma al momento, il tappetino sotto la sabbiera fa il suo, e i gatti hanno deciso che le ciotoline con le orecchie (perché se sei scema lo sei fino in fondo), non gli infastidiscono le vibrisse e purché siano piene di cibo, a loro piacciono.

Torno presto a dirvi di quello che ho letto, o cucinato, o visto. Magari non ancora con le news di cui sopra, ma presto.

ARIECCHILA

Potrei tirarmela dicendo che ero in vacanza in Polinesia e avevo dimenticato le password, o che sono stata rapita dagli alieni e chi ha scritto sui social in questo periodo era un avatar, ma temo che mi sgamereste subito, quindi diciamoci la verità. Ho voluto provare l’ebbrezza del volo libero e sono malamente precipitata al suolo, una botta di schiena che mi ha fatto vedere le stelle per parecchio anche dopo san Lorenzo, aggiungeteci il caldo porco, che non sopporto perché mi toglie ogni energia ed ecco spiegata la latitanza.

Torno con due segnalazioni un pochino sui generis. La prima riguarda un album uscito in digitale su tutte le piattaforme da qualche mese,  Thanks Galilei, è un album solo guitar, una delle tante sperimentazioni di RENATO CARUSO, musico appassionato e molto ferrato in matematica, che da anni, dopo aver lavorato con tantissimi artisti, ha sviluppato una sua teoria sul legame fra le due arti e mescolando il funk, il jazz, la bossa nova e la classica si è anche inventato un genere unico, il “Fujabocla”. L’album è legato a un librino (ino perché piccolo) che invece trovate qui www.leruzzole.it. si intitola giustappunto TEMPO MUSICA, in cui spiega la sua teoria, che tanto deve a Messer Galilei padre di tal Galileo omaggiato anche nel titolo dell’album. Io ho letto e ascoltato trovando entrambi molto interessanti.

Il secondo libro che vi suggerisco, è legato alla Storia, sembra ieri per noi che siamo nati nel millenovecentoeccetera, ma si svolge nel 1902.  Silvia Montemurro per E/O edizioni, racconta con la voce in prima persona di Nora, com’era la vita delle Piscinine, le piccoline, quelle bimbe che venivano mandate fin da piccolissime a imparare il mestiere e che da ragazze sarebbero diventate le sartine (una figura che resterà famosa per decenni). Nora era una di loro e fu una delle organizzatrici di un evento storico, lo sciopero che queste giovanissime misero in atto per ottenere la fine di quella che nella realtà era quasi una schiavitù. Una storia che molti non conoscono e forse invece sarebbe bene interiorizzare, così come si è interiorizzato il 25 aprile, perché il mondo lasciato a se stesso, trova sempre qualcuno che tenta la prevaricazione ai danni di altri e se non si impara a opporsi, si soccombe. Lo trovate in libreria dal 4 ottobre e in preorder a questo indirizzo https://www.edizionieo.it/book/9788833576701/la-piccinina