Pippons number one

La differenza fra fare le cose “alla Carla” invece che “alla Carlona”

Ve l’ho detto che stavo tornando più mannara che mai, oggi vi dico la mia sui recruiter, i responsabili HR (perché ufficio del personale pare brutto) in particolare di quelli che lavorano per le agenzie interinali. In genere è richiesta una laurea per farlo, materie umanistiche, il perché è un mistero glorioso che temo rimarrà tale. Sono in genere giovani e belle fanciulle che avendo il culo saldamente appoggiato a una poltrona che nessuno gli toglierà, fanno né più né meno da passacarte. Non è che ce l’ho con loro sia chiaro (bé a parte qualcuna che ho incontrato di persona di cui la spocchia era la caratteristica predominante). È il sistema sbagliato probabilmente.

I CV che arrivano dalle piattaforme vengono selezionati da algoritmi secondo delle parole chiave, va da sé che tantissimi vanno diretti nello spam. In definitiva questi (uso il maschile in riferimento al genere umano) si limitano a cercare determinate caratteristiche standardizzate, seguendo pedissequamente le indicazioni dei committenti. Purtroppo le indicazioni di cui sopra sono decise dai titolari che non hanno alba dei millemila decreti leggi e quant’altro che il governo, nella sua pochezza beninteso, emana ogni due per tre. I diktat in genere riguardano età (che non dovrebbe essere chiesta ma è uno dei dati obbligatori) e date relative alle esperienze. Faccio un esempio personale che secondo me è indicativo. Qualche tempo fa rispondo a un annuncio con caratteristiche e competenze richieste esattamente sovrapponibili al mio cv, non idonea. Pr un colpo di fortuna riesco a risalire a chi aveva gestito il cv. Chiamo e chiedo spiegazioni. La povera crista mi risponde che dall’ultima esperienza erano passati troppi anni. Le faccio presente che il fatto di non aver praticato la mansione negli ultimi tempi, non implica che io non mi sia tenuta aggiornata sui cambiamenti che sono subentrati. Sconvolta. Cioè lei si è tenuta aggiornata su una cosa che non fa più? Sì anima candida. Mi dice che proprio non ci aveva pensato e le dispiace perché sarei stata proprio la figura che cercavano. Vi starete chiedendo dove voglio arrivare, a ricordare che la carta si lascia scrivere, che se manca il rapporto umano, il guardare in faccia una persona, una conoscenza anche minima della prossemica, se chi raccoglie cv e dovrebbe in teoria incrociare domanda e offerta si sente investito del potere di stoc***o, la disoccupazione non calerà mai. Che se la stessa ricerca (e qui onestamente non ho capito come funziona anche se mi sto facendo un’idea) appare su trentaquattro piattaforme e sottopiattaforme, la confusione continuerà a regnare sovrana, i posti di lavoro a rimanere vacanti e la gente disoccupata. Un suggerimento ce l’ho, figuriamoci se non, ma ripristinare i buoni vecchi uffici del personale, dove qualcuno che conosce l’azienda sia in grado di gestire un colloquio e abbia quella puntina di intuito, invece di affidarsi alla rete o al passaparola, potrebbe sembrare un costo iniziale, ma porterebbe a dei signori risultati.

RANCORE

Gianrico Carofiglio

Einaudi

Chi ha letto LA DISCIPLINA DI PENELOPE, in questo nuovo capitolo scoprirà cosa l’ha portata a lasciare la magistratura, a chi non lo ha letto, verrà voglia di andare a scoprire comunque qualcosa in più su questo personaggio. Entrambe le categorie comunque, arrivando all’ultima pagina non potranno che essere soddisfatte della lettura. Una donna affascinante, sebbene non ci siano descrizioni fisiche relative alla bellezza, non deve essere una ragazzina visto il ruolo professionale che aveva, non nasconde misteri, anzi, racconta senza vergogna le sue debolezze che sono quelle di tutti, non si considera una wonder woman, è assolutamente consapevole di sè e proprio per questo forse ci si identifica facilmente. Nella sua solitudine che non è un rifiuto del mondo, ma un isolamento cautelativo che durerà il tempo necessario a guarire le ferite che il suo modo di essere le ha inflitto, per capire verso quale strada andare. Nel suo modo un po’ brusco ma mai sgraziato o maleducato di approcciarsi agli altri, nel suo cercare. Bello bello proprio bello, così come è bella l’indagine che Penelope intraprende, la ricerca di qualcosa che forse non esiste, un reato che chissà se è stato commesso, ma dà la stura a riflessioni profonde, sulle dinamiche che muovono le persone a fare o non fare qualcosa, porta a pensare a quante volte diamo per scontate conclusioni che sono lontanissime dalla realtà. A quanto male possa fare il rancore, a chi lo prova a chi lo subisce a chi ne rimane invischiato. La poca e sommaria descrizione che ho dato, potrebbe far pensare che sia una lettura “pesante”, assolutamente no. Anzi, è un romanzo che nonostante tutto  regala la speranza che le cose accadute, per quanto non scompariranno mai, si potranno con calma superare. Vabbè, d’altra parte non è una novità che Carofiglio sia bravo no? Se ancora non lo avete, il consiglio è di metterlo in lista per il prossimo giro in libreria.

IL COMPLOTTO DEI CALAFATI

Francesco Frisco Abate

Difficile raccontare, laddove servisse, la trama di questo secondo romanzo che vede protagonista Clara Simon, stretta stretta come un caffè corto, una coppia di nobili e il loro autista viene uccisa dopo aver lasciato un galà, organizzato al fine di raccogliere fondi da devolvere alla Calabria, colpita tra il 7 e l’8 settembre 1905 da un tremendo terremoto, Clara Simon, vuole scoprire chi sia stato, far trionfare la verità e magari uscire dal sottoscala in cui è stata relegata ala sede dell’Unione, il giornale per cui lavora. In realtà nello svolgersi della trama si intrecciano (a partire dal titolo) una serie davvero nutrita di potenziali assassini. Giallo storico? Sì senz’altro si può definire così, io per la verità lo chiamerei romanzo “sociale” senza nulla togliere all’investigazione. Perché diciamolo, quello che intriga e che Abate racconta magistralmente, è la varietà dell’umanità raccontata. A partire da Clara Simon, giornalista italo cinese “ficcanaso” che ne fa un’investigatrice nata, ragazza intelligente e volitiva che pur avendo tecnicamente il diritto di essere incazzata col mondo, è invece pronta a dare a tutti una seconda possibilità, andando oltre il pregiudizio o la nomea, che mentre procede contro tutto e tutti, continua la sua ricerca del padre, dato per disperso ma che lei è sicura non essere morto, per continuare con i tanti coprotagonisti, splendidamente delineati. Romanzo sociale ho scritto, perché nel raccontare l’indagine Abate ci racconta una società fotografata in un momento particolare, dove le classi sociali non sono così definite, tranne forse per quanto riguarda nobili e non, ma comunque al loro interno si dividono in mille rami, pronti a intrecciarsi per l’interesse contro il nemico comune e ad allontanarsi e tentare di sopraffarsi perseguendo ognuno i propri scopi. È un periodo quello raccontato, ricco di fermento politico, per di più in una città che scopriamo vivissima e a dispetto “dell’isolamento” odierno, cosmopolita come non ci si aspetta. Anche dell’autore è difficile parlare, un giornalista a cui scappa di scrivere e gli scappa bene, sia quando racconta facendo sorridere (ridere) la vita di chi come lui ha subito un trapianto, sia quando si dedica al noir puro – Mi fido di te con Massimo Carlotto – sia quando per la voglia, come in questo caso, di raccontare la passione per la Storia, mescolando tutte le sue anime e per capire meglio cosa intendo, oltre a leggervi il libro, cliccate sul link per vedere l’incontro con le blogger. Se lo conoscete sarete soddisfatti, se non lo conoscete, bè, è ora di rimediare.

DI BELLEZZE E FETENZIE

MOON LAKE – J.R.LANSDALE

Che ci siano Hap e Leo o meno, il nostro mitico Joe sforna dei romanzi che sono perle preziose, Qui la storia di Daniel, ragazzo bianco – che ne Texas dovrebbe equivalere a privilegiato – purtroppo per lui non lo è affatto, il padre (forse un assassino) ha cercato di ucciderlo dopo avergli ricordato quanto gli vuole bene un attimo prima di far volare entrambi con l’auto sul fondo del Moon Lake. C’è una Storia affascinante su quel lago, c’è una vita parallela che Lansdale ci racconta un pezzetto alla volta, insieme ala storia di come Daniel diventa un uomo, cresciuto per anni da una famiglia di neri che lo ha accolto quando è miracolosamente uscito dall’acqua e poi preso in consegna, non troppo volentieri, dalla zia, sorella a lui praticamente ignota della mamma scomparsa ormai da tempo.  Da bravo ragazzino “vittima” degli eventi a uomo fatto che torna, uomo fatto, sul luogo per così dire del delitto. Come sempre l’autore scoperchia dei verminai impensabili che invece evidentemente esistono, magari non così come li racconta ma molto vicini. Eccelso nell’indagare le dinamiche interpersonali, i giochi di potere più o meno sottotraccia, nel raccontare i sentimenti, ogni sentimento, senza pudori e senza fare uno sconto neanche di pochi cent. Se non lo avete ancora fatto, immergetevi senza la minima esitazione nel Moon lake, un bagno all’inferno e ritorno magistrale.

AUTOPSIA – PATRICIA CORNWELL

È passato qualche anno, ci ho sperato che fosse tornata e invece no. Oh sia chiaro, la Cornwell continua a scrivere magnificamente ma fossi in lei prenderei in esame seriamente una psicoterapia. Allora, posto che distratti dall’ottima scrittura di cui sopra, siamo passati per tanti anni a molte, forse troppe incongruenze, arriva il momento in cui guardi le cose con occhi disincantati e ti accorgi che non basta più. Che la dottoressa Scarpetta sia particolarmente afflitta da una sindrome di persecuzione è ormai cosa nota, che riesca a vedere complotti anche nella lettiera del gatto che non fa la palla perfettamente rotonda, è assodato. Sappiamo che è la ziapraticamentemamma (non è un refuso) di wonderLucy , e qui il termine wonder rende meglio in italiano, sorprendente in tanti modi, che se deve andare dal punto A al punto B come minimo fa alzare in volo l’elicottero, che tiene sparse per casa armi di ogni tipo e quando dico per casa intendo anche nel cassetto delle posate. Che non è più definibile borderline perché il confine lo ha attraversato da un pezzo. Da un pezzo abbiamo sgamato il fatto che le sue origini italiane, che ama sbandierare vantando la sua abilità in cucina, non vanno oltre il cognome e uno smodato uso di aglio in ogni piatto (perlopiù insalate o pasta al pomodoro), che con Pete Marino che adesso ha sposato la sorella matta, riesce a incasinare e trasformare in casi assurdi anche il più banale degli omicidi. Tutta ‘sta pappardella però non basta. L’ho letto, l’ho ripreso pensando di essermi persa qualcosa di fondamentale e invece no. Non c’è proprio la storia, c’è un ego ipersviluppato che nasconde un complesso di inferiorità da mandare a nozze psicologi psichiatri e psicanalisti uniti. La trama, che ripeto non c’è, non provo nemmeno ad affrontarla, ma se avete amato i primi romanzi, risparmiate tempo denaro e fatevi un regalo, leggete altro. Sorry miss Cornwell, ma credo sia ora di cambiare decisamente mestiere.

Oggi si va di ricetta – non si vive di sola lettura

Foto ciofeca piatto delizioso

La categoria Golosità l’abbiamo creata, quindi usiamola. Lo so, avrei potuto fare una foto più accattivante, ma se poi il piatto fosse stato cattivo? Quindi fidatevi che appena lo rifaccio cambio la foto con anche un suggerimento di presentazione. Vado di ricetta:

Ingredienti: una melanzana (meglio quelle tonde) – pomodoro – una mozzarella – parmigiano – sale e origano QB

Tagliate a fette di circa mezzo cm la melanzana e grigliatela (io uso la classica bistecchiera) – in una pirofila bassa mettete un foglio di carta forno, trucchetto per adattare la misura, bagnatelo e strizzatelo benissimo. Sulla carta forno appoggiate le fette di melanzana grigliata e salate leggermente ma uniformemente. Cospargete le fette con della passata di pomodoro, va da sè che se l’avrete precedentemente ridotta e condita sarà più gustosa, io ho usato della passata cruda e garantisco che il gusto c’è comunque. Affettate finemente la mozzarella e disponetela a coprire tutta la superficie. Altro giro moderato di sale e origano, spolverata di parmigiano e in forno. Che è pronta lo sentite dallo sciauro (il profumo), lo vedete dal fatto che la mozzarella si è sciolta uniformemente e la spolverata di parmigiano si è dorata. Nel mio forno statico a 280° ci ha messo una decina di minuti.

Niente olio niente condimenti extra, possiamo tranquillamente dichiararlo un piatto dietetico ma la bocca non se ne accorgerà minimamente. Poco tempo poca spesa e tanta resa. Qualora si decida di pranzare/cenare con solo quella, è ovvio che le dosi di una melanzana e una mozzarella diventano una monoporzione.

Senza essere un sommellier, io ci ho abbinato un bianco (ortrugo per la precisione) ma anche una falanghina del Sannio o un rosso leggero secondo me ci stanno benissimo.

Fatemi sapere se poi la provate

Recenti -issimi e Prossimi venturi

Di solito vi racconto o i fatti miei, diciamo il mio stare, o di libri che ho letto, perlopiù gialli, ma non è detto. Oggi per esempio, vi dico di raddrizzare le orecchie e c’è una ragione se parlo di orecchie.

Il 21 aprile sarà in libreria per La Nave di Teseo, il secondo romanzo scritto dal cantautore Pacifico, un racconto biografico delle vicende familiari, migrazioni esparti andate e ritorni, le nascite i matrimoni i funerali, insomma la vita, della sua famiglia e dintorni stretti, molto stretti. Il titolo è accattivante IO E LA MIA FAMIGLIA DI BARBARI le “saghe” familiari, soprattutte se raccontate con leggerezza e amore sono sempre un bel momento di relax.

Qualche giorno prima, il 19 per essere precisi, Einaudi porta in libreria Francesco Abate, giornalista scrittore ma più di tutto uomo, un uomo con una forza interiore e una storia che vale la pena di conoscere (ma sarete poi pochi a non conoscerlo). Scrive dei bei gialli, ha una mamma che da sola è tutto un programma, e una tale quantità di ironia che contagia. Non ve lo perdete. Ah, si intitola IL COMPLOTTO DEI CALAFATI.

A marzo e torniamo alle orecchie, Baldini & Castoldi ha pubblicato ieri CONFESSIONI DI UN MALANDRINO, l’autobiografia di Angelo Branduardi, scritta con Fabio Zuffanti una ricca prefazione di Stefano Bollani e un’appendice msicale curata da Laura Gangemi.

A seguire, nelle prossime settimane/giorni (tanto lo sapete che qui va così, non sarò mai una blogger seria e puntuale – mezza bugia, puntuale no, ma seria sono seria), vi racconterò di Lansdale e di MOON LAKE di Dario Sardelli e DELITTO SUL LAGO e del RANCORE raccontato da Carofiglio

I CANI DEL BARRIO

Non delude mai

Tempo di ritorni, sugli scaffali delle librerie nei kobo e nei kindle è tornato anche Biondillo con l’amato Michele Ferraro. Rassicurante, che per un giallista – ma tanto lui è un architetto – non deve essere un gran complimento e invece lo è. Perché ci sono quei periodi in cui o ti capita la botta di fortuna o apri decine di volumi non trovando soddisfazione in nessuno. Della George vi ho detto e grazie alla musa della scrittura ha riaperto la strada. Rassicurante quindi ritrovare Ferraro che diventa sempre più vecchierello, ma piano piano, come noi insomma, e come noi a volte ha la sensazione di fare sempre più fatica. I casi sono un po’ incasinati, nel senso che in uno inciampa per caso, mentre passeggia con Mimmo in via Padova, l’altro che sulle prime non gli è chiarissimo, in realtà non è cosa che riguardi il suo commissariato ma Lanza, che diciamolo è adorabile, gli “ordina” di stare a disposizione di Cereda, uno della questura che non è proprio il massimo della simpatia, mentre lui, Lanza, va a Bruxelles per una strana storia che sta cominciando a girare su un virus. È bravo l’architetto, niente da fare, si sposta da via Padova, che per i non milanesi è un ibrido fra un casino multietnico e la fighetteria di NoLo, una di quelle robe nate dalla riqualificazione delle periferie e Quarto, che adesso è un tranquillo quartiere di periferia a cui è rimasta appiccicata l’etichetta di inferno. E sarà perché sono di zona 8 e da Quarto mi divide solo il ponte Palizzi, mi sento molto a casa. E poi c’è Giulietta, la figlia ormai diventata grande che è più sbirra di lui, con in più la conoscenza del meraviglioso (è ironico) mondo dei social. Nel commissariato di Quarto c’è tutto quel che ci serve, poliziotti in gamba, nonostante le apparenze, le battute che se ne impippano del politically correct e l’ironia. C’è il covid sì, e pesta duro, ma con la sua consueta leggerezza che non è mai superficiale, Biondillo lo riporta a quello che è stato, un dramma vero che a qualcuno ha fatto tanto male ma rientra nelle cose della vita. Un giallo da regalarsi per un bagno di realtà ma col bagnoschiuma che lascia intorno un buon profumo di pulito.

UNA PICCOLA QUESTIONE DI CUORE

Lo approccio tranquilla perché l’autore è uno di quelli che non mi delude mai, non sapendo però cosa aspettarmi. Spiazzata piacevolmente ancora una volta. Monterossi, reduce da un bel successo incassato dalla serie televisiva (ma non nel libro eh) si rende conto che forse c’è una sola cosa che fa da motore per tutto. Una cosa che proprio lui, memoria corta o corazza non lo sapremo mai, non prende in considerazione se non in forme inconsuete. Eppure quando si trova davanti un ragazzino, uno a cui manca ancora qualche anno per essere definito un giovane uomo, che è pronto a tutto per ritrovare la donna che ama, qualche domanda gli si affaccia alla mente. Anche Falcone e la Cirielli, notoriamente due senza cuore, per denaro o per curiosità sentono smuoversi qualcosa. La storia che sembra risolta in un amen però, oltre ad essere ben strana, si complica assaissimo in un altro amen, perché la quasi quarantenne innamorata e sparita, non è poi una donna così ordinaria, anzi. Rumena, proprietaria di più di un’attività che sembra di copertura, si è nascosta perché ha delle  frequentazioni con persone non proprio limpidissime, tutti quei soldi che le girano intorno, puzzano di malaffare. Hanno quell’odore di sintetico, per quanto ammorbidente tu possa usare, quel sentore di plastica rimane sui sedili delle macchinone che sono i veri uffici di chi le usa. Impregna le case extralusso, e quelle anonime in cui la gene passa e a volte va a volte resta. Morta. Se c’è il morto ci son anche le forze del’ordine e in Italia o sono vestiti di blu o hanno una striscia rossa sul nero dei pantaloni. Teoricamente di pertinenza dei carabinieri, del morto che faceva parte delle frequentazioni di cui sopra, se ne devono occupare sottotraccia anche Ghezzi e Carella, impegnati fra l’altro rispettivamente a contenere l’entusiasmo della Rosa (moglie del sov. Tarcisio Ghezzi per il prossimo matrimonio dell’agente Sannucci e con una relazione che scardina tutte le sue certezza il mal mostoso Carella. La legge e il suo contrappunto privato, si trovano così a incrociarsi, per la gioia di chi non riesce ad amare più gli uni che gli altri, imbastendo un’indagine che davvero merita. L’immancabile Dylan fa da sottofondo ai dopocena (e che cene quelle dell’adorata Katrina), Monterossi ritorna per un attimo alla Grande fabbrica della merda e da spettatore si pone una domanda che poi è quella che alla fine ci accomuna un po’ tutti. Sebbene capiti di avere posizioni ideologicamente opposte, il Robecchi è una gran bella persona e a dispetto di un apparente cinismo, che è più probabilmente disincanto, raccontandoci di gente al limite – su quali limti ci si po’ sbizzarrire – coinvolge tutti, non gli scappa nessuno. In una pagina o nell’altra ci ritroviamo tutti, ragion per cui vale tutto il tempo che gli si dedica. Lo so, contrariamente al solito vi ho detto un sacco della trama mentre avrei dovuto parlare di più di come stiano evolvendo i personaggi, che sono poi la ragione che ci spinge a leggere i seriali, ma d’altra parte, non siamo mica dallo psicanalista, cambiano, eccome se cambiano, un po’ perché ogni giorno che passa è un giorno in più, un po perché anche loro, come tutti noi, hanno vissuto quella che viene definita “la peste” e ognuno di loro lo ha interiorizzato a modo suo. E no, per sapere qual è la domandona vi tocca leggervi il libro.

PER MANO MIA – coming out

Come da titolo questo è un coming out, una confessione o se si preferisce una presa d’atto. L’ultima presumibilmente. Al termine della breve esperienza lavorativa presso un prestigioso Centro, prendo atto di un paio di cose, ho deciso di analizzarle pubblicamente a che nessuno in futuro, qualunque cosa mi riservi, abbia a dire che sembravo diversa. Non sono più disposta a scendere a compromessi, ho taciuto, ho visto cose che voi umani…ho abbozzato e fatto le cose seguendo pedissequamente le istruzioni ricevute, bè, non funziona, non dà risultati. Semplicemente. Gli obiettivi sono raggiunti in maniera provvisoria, le magagne abilmente (o almeno così crede chi le cela) nascoste, in realtà sono ben presenti e come nella loro natura, corrodono da dentro. Non sarò mai un capo, eventualmente posso essere un leader per le persone così intelligenti da capire quanto valga la pena ascoltarmi. Per mia sfortuna sono come uno scanner elettronico, vedo all’interno, sgamo i mezzucci e soprattutto, i bluff con me non funzionano. Se dico che sono in grado di raggiungere un risultato lo raggiungerò, ma c’è una conditio sine qua non, devo essere lasciata libera di fare la strada che decido io. Se i toni sicuri vi irritano, probabilmente è perché siete degli insicuri, se sentite minacciato il vostro ruolo è perché sapete di non meritarlo, se vi sembra che vi stia prendendo in giro, non sono io, è la vostra coscienza. E se avete questo tipo di problemi, statemi alla larga, non ci provate nemmeno a ingabbiarmi. Non tentate di costruire atti d’accusa senza prove perché da oggi in poi, non saranno tollerati e dio vi guardi dall’ira dei miti o peggio dall’ira di chi la trattiene per pietà nei vostri confronti. Per la sfortuna di chi tenta di prendermi per i fondelli, ho delle mutande di ghisa foderate in titanio. A dire la verità in questo momento sono un po’ logore, o meglio si è logorata la capacità di indossarle, ma ho fatto talmente tanti lavori nella vita, ho incontrato talmente tante persone e personaggi, che dovendo fare una scommessa su se e quanto resisterò, onestamente non saprei su cosa puntare. Potrei stupire ancora una volta, perfino me stessa. Vi sembro presuntuosa? Errore madornale, sono consapevole di me stessa, alla faccia di chi ha potuto decidere della mia vita (professionale) e di chi volendo avrebbe potuto fare e invece ha preferito fingere di non vedere, il lbene che voglio ad alcuni, non mi ha impedito in passato né mi impedisce ora di vedere. Avrei forse potuto imparare a fingere, pare sia la strategia vincente di questi tempi, ahimé è l’unica cosa che non ho imparato.







Riepilogo professionale
Impiegata molto motivata, con solida esperienza maturata negli oltre 25 anni di attività in diversi settori. In ambito assicurativo ho sviluppato competenze complesse e complete.
Nel comparto  sanitario. Ho acquisito padronanza nello svolgimento di mansioni di segreteria e affari generali. In altri settori ho ricoperto ruoli di gestione archivi, tenuta prima nota, paghe e contributi.
Utilizzo diversi gestionali  Precisione e organizzazione a 360° del lavoro. Capacità di gestione del lavoro sia in team che in autonomia. Forte resistenza allo stress.      
Capacità Organizzative Precisione Gestione del pubblico e dei rapporti con  colleghi e superiori.
Conoscenza dei social
Problem solving
Discreta conoscenza lingua inglese            
Hobby e interessi diversi Appassionata lettrice, dal 2008 collaboro con il sito http://www.Mangialibri.com occupandomi di recensioni e interviste, ho curato gratis et amore dei (ma non si ripeterà) l’editing di numerosi romanzi poi pubblicati.
Ho partecipato all’organizzazione di diversi eventi artistici, acquisendo esperienze e competenze in ambito organizzativo e della comunicazione
Carla Colledan  
carla.colledan@gmail.comcarla.colledan@pec.it   
Agevolazioni fiscali e contributive over 50 – iscritta a Dote Unica Lavoro di Regione Lombardia in caso di assunzione entro il 31.03 è previsto l’ottenimento per l’impresa di sgravi contributivi fino ad euro 8.000,00 cumulabili con le altre agevolazioni previste dai decreti vigenti  
Esperienze professionali 01/2008 – Attuale Freelance Editor  revisione testi correzione bozze redattrice Mangialibri  
01/2010 – 01/2015 Aziende diverse Collaboratrice a Progetto Gestione e  aggiornamento continuo e costante delle anagrafiche – Tenuta contatti clienti e fornitori. Gestione documenti e pratiche inerenti e necessarie allo svolgimento dell’attività, e reperimento documentazione eventualmente mancante
Gestione e controllo attrezzature ufficio e cancelleria
Tenuta prima nota e contatti con commercialisti e banche    
10/2007 – 12/2009 Fondazione Giorgio Gaber | Milano, Italia Collaboratrice a Progetto Gestione digitalizzazione e riordino archivi audio e video  
12/1999 – 09/2007 Allianz Assicurazioni Impiegata Front/Back Office Accoglienza clienti e successiva gestione degli stessi. Preventivazione emissione polizze RCA (anche flotte) e Rami danni. Gestione sinistri dal ricevimento  ai contatti con la Direzione i legali o i periti, fino alla liquidazione.Valutazione e analisi iniziale delle esigenze del cliente per individuare la soluzione più adatta nell’interesse dell’azienda e del cliente.Reperimento e analisi della documentazione richiesta e/o necessaria per l’espletamento delle pratiche.
Supporto al capo ufficio operativo nelle funzioni operative quotidiane.
Collaborazione diretta con gli uffici preposti della direzione allo scopo di ottenere eventuali soluzioni non direttamente effettuabili.            
Istruzione 2021 Progetto Europa Amministrazione del Personale: Paghe e Contributi Conseguimento di Attestato di Certificazione delle Competenze di Regione Lombardia  
2020 Newpeople | Milano Segretaria Di Studio Medico: Salute  
2011 CFTA | Milano Addetto Paghe Contributi
2008 Abilitazione alla professione di counselor  
1988 N.U.M.E. | Bologna Diploma In Shatzu E Reflessologia Connettivale: Salute  
1985 Diploma Di Maturità | Milano Operatore Turistico: Turismo  
Autorizzo il trattamento dei dati personali contenuti nel mio CV ex art. 13 del decreto legislativo 196/2003 e art. 13 del regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei singoli cittadini in merito al trattamento dei dati personali            

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UNA COSA DA NASCONDERE

Il romanzo precedente è uscito nel 2017, potete immaginare la voglia di metterci sopra le mani e divorarselo, finalmente arriva il momento e mannaggia la pupazza a pagina 50 meditavo il lancio dalla finestra, a pagina 98 o giù di lì, ero certa che lo avrei lanciato. Due cosi indescrivibili (sì sì ho deciso di non usare il turpiloquio ma avete capito di che cosi parlo).  Una Londra che di solito non trovo nei libri, e già un po’ mi son sentita spiazzata,  dei miei amati non c’è traccia, in compenso ci sono delle descrizioni che farebbero imbestialire i santi. Ovvio che un attimo prima dell’abbandono, suppongo non per caso, sono entrati in scena i nostri e lì ho pensato che volevo proprio vedere come diavolo avrebbe intrecciato le storie. La George è quel che in America si chiamerebbe un fottuto genio. Alla fine il risultato è che ti bevi le rimanenti 400 pagine senza fermarti e alla fine ti esce un’esclamazione che userebbe Rocco Schiavone se qualcuno gli dicesse di aver fatto 6 al superenalotto. Sempre per evitare, inizia per m e finisce per i.

Stabilito che se già amate l’autrice qui la adorerete e se non la conoscete dovete darvi una mossa perché è una lacuna brutta, mi scappa una riflessione su come sia facile fare una cosa sbagliata nel tentativo di farne una giusta. Seguo la George sui social, è una dem molto attiva, a volte rasenta la violenza nelle sue esternazioni contro i repubblicani. Ovviamente è attivissima anche sul fronte razzismo, nel senso che è giustamente contro. Ecco secondo me qui, nel romanzo intendo, cercando (al di là del giallo che è magistrale), di far comprendere, di avvicinare i suoi lettori alla cultura africana, nigeriana nello specifico, cercando di sottolinearne la parte sana, e se leggerete il libro capirete cosa intendo, ottiene l’effetto opposto. Il bene non fa notizia, il bene non ti resta impresso, l’eroe buono lo dai per scontato. In compenso l’orrore di certi atteggiamenti di retaggi culturali che purtroppo resistono a qualunque tentativo di civilizzazione, ti resta impresso a fuoco. Il ritratto dei nigeriani ma in generale dei neri che vivono in Inghilterra (ma potrebbe essere l’America o l’Europa), che esce dalle pagine, è proprio brutto. Gente che non vuole integrarsi, che vede in chiunque non sia nero un nemico, qualcuno da sfruttare ma tenere lontano, i bianchi vanno disprezzati a prescindere e se ti sembrano amici, fingono. Davvero sgradevole nel complesso nonostante alcuni dei protagonisti neri siano assolutamente positivi. Spero e suppongo che abbia un po’ calcato la mano, ma il fatto che spesso, anche in Italia, se muovi qualunque osservazione, che niente ha a che vedere col colore, i neri si “difendono”dandoti del razzista, temo che non sia così distante dalla realtà.

Ferma restando quindi l’ammirazione per la scrittrice, che ripeto e ribadisco è grandiosa, mi resta la perplessità sul resto, su come nessuno dell’enorme staff di collaboratori, si sia posto il problema che  chi ha nell’animo anche solo una briciola di razzismo, leggendo questa storia si sentirà legittimato a sentirsi superiore, avallato nel suo considerarsi migliore e questo devo dire, mi dispiace assai.