Pippons number one

La differenza fra fare le cose “alla Carla” invece che “alla Carlona”

Ve l’ho detto che stavo tornando più mannara che mai, oggi vi dico la mia sui recruiter, i responsabili HR (perché ufficio del personale pare brutto) in particolare di quelli che lavorano per le agenzie interinali. In genere è richiesta una laurea per farlo, materie umanistiche, il perché è un mistero glorioso che temo rimarrà tale. Sono in genere giovani e belle fanciulle che avendo il culo saldamente appoggiato a una poltrona che nessuno gli toglierà, fanno né più né meno da passacarte. Non è che ce l’ho con loro sia chiaro (bé a parte qualcuna che ho incontrato di persona di cui la spocchia era la caratteristica predominante). È il sistema sbagliato probabilmente.

I CV che arrivano dalle piattaforme vengono selezionati da algoritmi secondo delle parole chiave, va da sé che tantissimi vanno diretti nello spam. In definitiva questi (uso il maschile in riferimento al genere umano) si limitano a cercare determinate caratteristiche standardizzate, seguendo pedissequamente le indicazioni dei committenti. Purtroppo le indicazioni di cui sopra sono decise dai titolari che non hanno alba dei millemila decreti leggi e quant’altro che il governo, nella sua pochezza beninteso, emana ogni due per tre. I diktat in genere riguardano età (che non dovrebbe essere chiesta ma è uno dei dati obbligatori) e date relative alle esperienze. Faccio un esempio personale che secondo me è indicativo. Qualche tempo fa rispondo a un annuncio con caratteristiche e competenze richieste esattamente sovrapponibili al mio cv, non idonea. Pr un colpo di fortuna riesco a risalire a chi aveva gestito il cv. Chiamo e chiedo spiegazioni. La povera crista mi risponde che dall’ultima esperienza erano passati troppi anni. Le faccio presente che il fatto di non aver praticato la mansione negli ultimi tempi, non implica che io non mi sia tenuta aggiornata sui cambiamenti che sono subentrati. Sconvolta. Cioè lei si è tenuta aggiornata su una cosa che non fa più? Sì anima candida. Mi dice che proprio non ci aveva pensato e le dispiace perché sarei stata proprio la figura che cercavano. Vi starete chiedendo dove voglio arrivare, a ricordare che la carta si lascia scrivere, che se manca il rapporto umano, il guardare in faccia una persona, una conoscenza anche minima della prossemica, se chi raccoglie cv e dovrebbe in teoria incrociare domanda e offerta si sente investito del potere di stoc***o, la disoccupazione non calerà mai. Che se la stessa ricerca (e qui onestamente non ho capito come funziona anche se mi sto facendo un’idea) appare su trentaquattro piattaforme e sottopiattaforme, la confusione continuerà a regnare sovrana, i posti di lavoro a rimanere vacanti e la gente disoccupata. Un suggerimento ce l’ho, figuriamoci se non, ma ripristinare i buoni vecchi uffici del personale, dove qualcuno che conosce l’azienda sia in grado di gestire un colloquio e abbia quella puntina di intuito, invece di affidarsi alla rete o al passaparola, potrebbe sembrare un costo iniziale, ma porterebbe a dei signori risultati.

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA ITALIANA

Vi chiederete perché mettere in piazza i fatti miei, non è facile, ma è una storia che probabilmente è condivisa da migliaia di persone oneste. Non ho agganci politici, non saprei come farla arrivare oltre gli impiegati dei call center, quindi confido che leggano in tanti e che in tanti la condividano sperando che di orecchio in orecchio arrivi a qualcuno che può/vuole, tentare di fare qualcosa per cambiare le cose. Badate, non sono incazzata, sono solo stufa di vedere i miei e i vostri, sì sono anche i vostri, diritti, calpestati e ridicolizzati.

Dunque nel 2019, a fine settembre perdo il lavoro. Non era il lavoro della vita, facevo la badante, perché già da molti anni in questo disgraziato Paese superati i 40 anni si è troppo vecchi per ambire a un lavoro coerente con le proprie competenze, ma io sono una che di lavorare e sporcarsi le mani non ha mai avuto paura, quindi l’ho fatto senza fare una piega, anzi, ho imparato a farlo, perché mi scuseranno i benpensanti, ma è un lavoro che si impara, di deve imparare a voler bene alla nonnina a cui pulisci il sedere, devi imparare a non pensare mai “tanto non capisce più un c***” , imparare la pazienza di ascoltare la stessa domanda 100 volte al giorno e rispondere come se ogni volta fosse la prima, devi accettare che imboccare una persona anziana che magari ti sputa o spruzza il cibo addosso, non è come farlo con un bambino. Comunque, l’ho fatto senza storie. Quando purtroppo la signora è mancata e dopo anni, se lo fai con un po’ di cuore è anche un dolore, ho pensato di rinfrescare le mie competenze amministrative facendo dei corsi, pensavo potesse essere più facile trovare un altro lavoro e avevo il paracadute della disoccupazione. È arrivata la pandemia, sfiga, ma io ho continuato tranquillamente a studiare e poi a mandare curriculum  e credetemi è un lavoro a tempo pieno. “L‘indennità di disoccupazione” (naspi), è proporzionale allo stipendio che prendevi, e anche qui, state sulla fiducia, quello delle badanti non è granché, i contratti sono quel che sono e una badante viaggia sui 5/6 euro all’ora. 

A gennaio2020, visto che vivo in affitto in una gnomocasa e ogni mese sborso 650 euro, ho fatto richiesta del reddito di cittadinanza, mi è stato concesso nella misura massima di 780 euro che sommati alla disoccupazione, circa 500 euro – che diminuiscono mese dopo mese – mi davano una certa tranquillità. Ad un certo punto, mentre la naspi continua a ridursi (e il mese prossimo finisce), sulla carta del reddito mi hanno accreditato 335 euro. Motivo? Lo scorso anno ho percepito ben 6900 euro totali di naspi, pertanto l’integrazione è stata dimezzata. Per mia fortuna, immensa fortuna, ho una zia anziana che ha deciso di darmi qualcosa (o tutto non lo posso sapere) di quello che aveva già stabilito di lasciarmi in eredità, mentre è ancora viva e in buona salute. 7000 euro che mi hanno permesso di pagare l’affitto in anticipo (fino al mese prossimo) bollette e tasse (immondizia e televisione per dire) e di mangiare concedendomi perfino una pizzeria qui e là nel corso dei mesi.

Il RdC, prevede che della cifra erogata, il beneficiario possa ritirarne una parte (molto piccola) dall’atm della posta, il resto giustamente, lo puoi usare solo per gli acquisti diciamo vitali.  L’altro ieri vado in posta per ritirare un minimo di contanti, ahimé i 2,40 al giorno di sigarette con cui mi vizio non li posso pagare (giustamente) con il RdC ma in molte tabaccherie neanche col bancomat. Così pure a volte mi capita di concedermi un caffè (sono irrimediabilmente viziosa). Niente da fare, l’inps o chi per esso ha deciso che io da questo mese posso ritirare 10 euro. Ora, cosa dovrei farci con 10 euro in un mese? Capite il mio sconcerto? Lo Stato a fronte di un sostegno, esiguo ma un sostegno, pretende e lo fa, di decidere come lo devo spendere quel sostegno, ricordo che parliamo di 335 euro. In compenso mi obbliga, laddove io volessi vedere ancora la televisione, all’acquisto di un decoder, perché il mio anziano apparecchio, perfettamente funzionante, non riceverà il segnale ultrafigo. Forse lo fanno perché io smetta di fumare o di farmi un caffè al bar ogni tanto, forse perché dopo aver scoperto di avere dato milioni di euro a gente che non aveva i requisiti, deve risparmiare e lo fa su quelli come me, che non hanno mai imbrogliato, che non vedono un parrucchiere da anni, che comprano i vestiti (pochi) nei magazzini più popolari che ci siano o nei negozi dei cinesi (solo quelli che hanno il pos e non sono tutti), che non vanno da un’estetista da anni, che non possono andare a un teatro o a un cinema perché sono lussi che il RdC non contempla.

Io spero che questo articolino arrivi alla guardia di finanza, che sono certa, se dovesse attenzionarmi troverebbe qualcosa da contestarmi, magari l’acquisto della tinta per i capelli, genere voluttuario e spesa superflua, o del bagnoschiuma visto che potrei usare tranquillamente il sapone di marsiglia, buono per i panni come per la pelle, ma mi piacerebbe che lo leggesse, magari prima di mettersi a lavorare sui redditi di qualche pregiudicato carcerato che percepisce il reddito pieno. O che arrivasse a Giorgia Meloni/ Salvini o Silvio (e notare bene che io sono decisamente di destra), ma soprattutto mi piacerebbe che arrivasse sotto gli occhi di chi sta col culo al riparo, appoggiato sulle poltrone in pelle dei piani alti o delle stanze parlamentari e decide questi meccanismi, così, perché magari gli balena in testa che qualcosa non sta andando esattamente come previsto. Che i tutor non esistono se non nelle liste degli stipendiati dall’iNPS, che c’è gente che ringraziando dio ha qualcuno che gli ha dato una mano e si chiedesse quante Carle o Giovanni ci sono che non hanno nessuno che li aiuta. E che si chiedessero perché tanta gente decide di delinquere o comunque di imbrogliare per poter vivere. Perché di questo parliamo. Vivere. E alla faccia di tutto e tutti, io continuo a provarci, sorridendo.