ASPETTANDO LA NEVE…

Non di soli gialli si legge (e si scrive), vogliamo mettere sotto l’albero qualche pensiero un po’ speciale? Sì mi poteste obiettare che sempre libri sono, ed è innegabile, ma regalano momenti di relax, sono l’augurio di avere qualche momento per sè e di saperselo godere. Una piccola formalità è un romanzo leggero ma come sempre la Gazzola unisce la leggerezza alla profondità. Profondità di sentimenti, perché poi diciamolo, la maggior parte delle nostre vite si appoggia su quelli. Rachele si trova, partendo appunto da una piccola formalità ad affrontare segreti omissioni e pudori, che non avrebbe mai pensato potessero nascondersi nella sua famiglia e le sveleranno fino in fondo, chi sono i suoi genitori andando oltre quello che vediamo (sì lo facciamo tutti, non neghiamolo).

Sophie Kinsella, lasciata da parte la nostra amata Rebecca, ci regala una donna in cui credo si rispecchino in milioni, letteralmente. Sahsa è in burnout, il lavoro la stressa oltre il sopportabile, in realtà quello che la distrugge è la pessima gestione da parte del suo capo, che però è anche il fratello del fondatore della società, quindi nella teoria, mettersi di traverso può risultare controproducente. Lei però è davvero arrivata a un punto in cui non ce la fa più, niente vita sociale niente flirt, di una relazione non ne parliamo proprio e perfino il sesso le sembra un’inutile fatica. La fuga dalla scrivania è rocambolesca abbastanza da dare subito una sterzata buffa e divertente, che manterrà per tutto il romanzo. Anche la Kinsella è meno superficiale di quanto possa immaginare chi non l’ha letta. Dietro le disavventure che le capitano nell’albergo dove spera di ritrovare la serenità dell’infanzia – e fidatevi che basterebbero le descrizioni dell’hotel e del personale per tenere in piedi il libro – c’è una denuncia forte di come il lavoro sia spesso un problema e di come, anche quando l’unica frase che sale alle labbra è Sono esaurita, è possibile riprendersi quello che l’esaurimento la stanchezza lo stress, non ci fanno più vedere, ma intono a noi continua a esistere. Due romanzi che davvero regalano ore di spensieratezza e una speranza, quasi una certezza, anche quando sembra di no, una soluzione c’è.

LA CATTIVA STRADA

Paola Barbato, scrittrice di thriller e romanzi per ragazzi e sceneggiatrice di fumetti – tra i quali è doveroso ricordare il mitico Dylan Dog -, è tornata in libreria quest’estate con il suo nuovo romanzo La cattiva strada.

Chi legge le sue opere dall’esordio sa che ci troviamo davanti una scrittrice che sorprende sempre, sia nei romanzi che nei graphic novel, perché le sue trame sono sempre originali e con finali mai banali e scontati. Pensiamo ad esempio a uno dei primissimi libri di Paola, ‘Il filo rosso’, in cui l’autrice utilizza un punto di vista inusuale nella maggior parte dei libri che leggiamo, ovvero quello dell’assassino. Oppure, in tempi più recenti, la graphic novel in 4 volumi ’10 ottobre’, in cui viene immaginato un mondo fatto di persone con una vera e propria ‘data di scadenza’. Oltrepassata quella moriranno. O ancora un’altra graphic novel recente, scritta con il compagno Bussola e disegnata dallo stesso Bussola in collaborazione con l’amico Pilliu, ovvero ‘Bacteria’ in cui si immagina la nascita di quattro bambini portatori sani di alcune tra le più mortali malattie al fine di portare morte in territori nemici.

E anche con La cattiva strada non si è smentita regalando al lettore una storia claustrofobica e adrenalinica come lei sa fare ma con due particolarità: l’ambientazione esclusiva in autostrada, lungo la A1 e una storia narrata secondo due punti di vista che sembrano due poli opposti ma che alla fine la stessa storia raccontano.

Protagonista di questa vicenda è Giouscia Gambelli, un ragazzo trentenne che non è mai maturato del tutto. Non chiede nulla dalla vita, non ha mire particolarmente ambiziose per il suo futuro ma tutto sommato è contento perché è un bravo corriere, anche se non sa esattamente di cosa. Lavora per un privato che gli commissiona dei trasporti notturni con il suo furgoncino con l’ordine di non guardare mai all’interno dei pacchi che trasporta. E lui lo fa, stando ben attento a non essere mai alterato dall’alcool, rispettando i limiti di velocità, cercando di non farsi notare. Solo qualche piccolo strappo alla regola: fa delle tappe negli autogrill lungo il percorso dove ha stretto una sorta di amicizia con alcune persone che ci lavorano.

Ma una notte le cose non vanno come dovrebbero andare. Dalla scatola che sta trasportando esce del liquido, la scatola è rovinata e bagnata e quindi decide di sostituirla. Ma per farlo deve vedere il contenuto. E da li iniziano i guai. Ma non solo per lui ma anche per le persone che loro malgrado vengono coinvolte in questa rocambolesca avventura. Giosciua capisce di essere diventato un testimone scomodo e soprattutto si accorge che chi lo ha ingaggiato è li vicino pronto ad eliminarlo e l’unica cosa che può fare è fuggire ma forse il luogo più sicuro è proprio l’autostrada che sta percorrendo…

Autostrada che ho percorso pure io andando quest’estate in vacanza dove ho potuto vedere gli autogrill menzionati nel libro e rendermi conto che determinate situazioni, in particolari orari, che durante la lettura mi sembravano piuttosto irrealistiche sono invece assolutamente possibili. Non voglio spoilerare ma provate a pensare di attraversare a piedi di notte un’autostrada come la A1! Ecco, percorrendo proprio quel pezzo sono stata presa da alcuni brividi interni rivivendo la scena letta pochi giorni prima.

La cattiva strada è sicuramente un thriller ad alta tensione, con personaggi ottimamente delineati, che acquistano spessore man mano che procediamo con la lettura e con un finale a dir poco sorprendente. Ma è anche un romanzo di crescita personale, un passaggio dall’innocenza alla responsabilità, al rendersi conto come un’azione che commettiamo possa incidere sulla vita di altre persone. E di come il male sia ovunque, anche dove mai potremo immaginare.

GATTI NERI E VICOLI BUI

In occasione del suo 20° anniversario di Homo Scrivens, nata come compagnia italiana di scrittura e da dieci anni casa editrice, ha pubblicato l’antologia di racconti Gatti neri e vicoli bui presentata in anteprima nazionale in occasione del SalTo2 Tre racconti per tre autori noir : Maurizio De Giovanni, Francesco Pinto e Serena Venditto.

Maurizio De Giovanni in un Pomeriggio al Gambrinus fa incontrare alcuni personaggi di ogni serie, coinvolgendoli nel caso di un gioielliere rapinato. La particolarità è che ognuno dei presenti porta il suo contributo con le caratteristiche proprie dei romanzi a cui appartiene, che sono ben diverse, omaggiando anche la famosa caffetteria in cui ricordiamo, per uno scherzo fattogli dai colleghi, è nato tutto. Emozione, sorpresa ed ironia si fondono in questo piacevole ed originalissimo breve racconto regalandoci una lettura piacevolmente insolita.

Nel secondo racconto That’s Amore di Francesco Pinto, veniamo invece catapultati nella Napoli anni 60, ai tempi delle basi americane. La vicenda si svolge prevalentemente nella cittadella militare Nato dove il pianista Sam Caputo si trova coinvolto nell’indagine sul delitto di un ufficiale americano. Special Guest Peppino di Capri e un sottofondo musicale da brividi. Non manca ovviamente l’ironia unica di questo bravissimo autore.

E infine nell’ultimo racconto, La lunga notte dell’ingegner Bentivoglio di Serena Venditto, che agli appassionati richiamerà la compianta Lilian Jackson Brown, veniamo accolti dal mitico gattone Mycroft, già protagonista di altre avventure, che assieme agli abitanti di Via Atri, contribuisce con i suoi miagolii e le sue movenze a fare luce su un efferato tentato omicidio. Un racconto geniale nella sua composizione e soluzione e decisamente adatto agli amanti dei nostri amici felini.

I consigli spot

Tornano i consigli veloci, quelli senza una rece vera e propria, per la piscina il prato in montagna, insomma dove vi va di andare andate, ma fatelo con un libro che è meglio.
RiccardinoSellerio – lo trovate in due versioni, singola oppure con anche la prima versione, cambia solo la lingua (il vigatese inventato da Camilleri che si è evoluto nel corso degli anni). La soluzione che il maestro si è inventato per concludere la serie (pronto da anni), è effettivamente ottima anche se non nuova, ma evidentemente come ha funzionato nel passato, continua ad essere efficace. C’è nel romanzo la freschezza che ultimamente (mi perdonerete ma le opinioni sono personali), aveva un po’ lasciato il posto a una stanchezza – di autore e personaggio – per chi ha amato Montalbano assolutamente imperdibile, e per chi non lo conosce o non lo ama, l’occasione per dargli una chance, magari partendo dall’inizio.
Un Lansdale fuori dalla serie di Hap e Leo, uno di quelli che ti bevi come una bibita fresca sotto l’ombrellone. Anche in Una cadillac rosso fuoco Einaudi – la scrittura del texano è sempre piacevole e scorrevole, le storie – questa non fa eccezione – sono più o meno leggere più o meno incasinate, non si sa mai dove andrà a parare. Non mancano, sia pure toccati da lontano, i temi cari a Lansdale e una velata denuncia sociale. Come sempre un autore che va letto.
Ultimo ma non meno accattivante romanzo da mettere in valigia o nel reader, è l’esordio di Alessia Tripaldi, Gli scomparsiRizzoli – un thriller psicologico che vede protagonista nientepopodimeno che un discendente del discusso Lombroso. Il focus si capisce che indirizza alle scomparse dei minori, a volte ritrovati a volte per sempre, partendo dal ritrovamento di un ragazzino e di un cadavere che lui indica come il padre. Ottimo lavoro e ottimo thriller.

Ma il Divino amore esiterà davvero? Stefania Bertola dice di sì

Ma quanto mi piacciono i romanzi di Stefania Bertola? Tanto. Sì perchè c’è bisogno di leggerezza, perchè anche se oggettivamente non conosco nessuno a cui siano capitate cose tanto strampalate, a pensarci bene non è che siano così incredibili, cioè, potrebbero succedere. Un parterre di personaggi (la proporzione è sempre a favore delle donne, anche se a me personalmente non interessa), che non so come faccia, ma trova una quantità di balenghi e balenghe (mi scuserà la Lucianina se le rubo un termine) a radunarli insieme decisamente notevole. C’è da dire che salvo poche eccezioni, sono tutti personaggi positivi, i “cattivi” in genere sono puniti dal karma, o da qualcuno che oltre alla balorditudine ha anche parecchio sale in zucca. Sono romanzi pieni di vita, di vita vera, con le sfighe i problemi e le cose belle che allietano e affliggono ognuno di noi. Nello specifico il problema di Lucia, ex fidanzata di un calciatore di successo, oggi titolare di una agenzia di wedding planning che, causa concorrenza numerica, è la difficoltà economica diciamo accentuata. Un sistema per salvarsi ci sarebbe, ma insomma, è più un reato che altro. E il Divino amore mi direte? Ecco, per quello vi dovete leggere il libro, che magari è un qualcosina meno profondo di altri, ma garantisce qualche ora di relax e divertimento, last but not least, non ci sono turpiloqui gratuiti che a me ultimamente, infastidiscono un po’.