

Non di soli gialli si legge (e si scrive), vogliamo mettere sotto l’albero qualche pensiero un po’ speciale? Sì mi poteste obiettare che sempre libri sono, ed è innegabile, ma regalano momenti di relax, sono l’augurio di avere qualche momento per sè e di saperselo godere. Una piccola formalità è un romanzo leggero ma come sempre la Gazzola unisce la leggerezza alla profondità. Profondità di sentimenti, perché poi diciamolo, la maggior parte delle nostre vite si appoggia su quelli. Rachele si trova, partendo appunto da una piccola formalità ad affrontare segreti omissioni e pudori, che non avrebbe mai pensato potessero nascondersi nella sua famiglia e le sveleranno fino in fondo, chi sono i suoi genitori andando oltre quello che vediamo (sì lo facciamo tutti, non neghiamolo).
Sophie Kinsella, lasciata da parte la nostra amata Rebecca, ci regala una donna in cui credo si rispecchino in milioni, letteralmente. Sahsa è in burnout, il lavoro la stressa oltre il sopportabile, in realtà quello che la distrugge è la pessima gestione da parte del suo capo, che però è anche il fratello del fondatore della società, quindi nella teoria, mettersi di traverso può risultare controproducente. Lei però è davvero arrivata a un punto in cui non ce la fa più, niente vita sociale niente flirt, di una relazione non ne parliamo proprio e perfino il sesso le sembra un’inutile fatica. La fuga dalla scrivania è rocambolesca abbastanza da dare subito una sterzata buffa e divertente, che manterrà per tutto il romanzo. Anche la Kinsella è meno superficiale di quanto possa immaginare chi non l’ha letta. Dietro le disavventure che le capitano nell’albergo dove spera di ritrovare la serenità dell’infanzia – e fidatevi che basterebbero le descrizioni dell’hotel e del personale per tenere in piedi il libro – c’è una denuncia forte di come il lavoro sia spesso un problema e di come, anche quando l’unica frase che sale alle labbra è Sono esaurita, è possibile riprendersi quello che l’esaurimento la stanchezza lo stress, non ci fanno più vedere, ma intono a noi continua a esistere. Due romanzi che davvero regalano ore di spensieratezza e una speranza, quasi una certezza, anche quando sembra di no, una soluzione c’è.




Riccardino – Sellerio – lo trovate in due versioni, singola oppure con anche la prima versione, cambia solo la lingua (il vigatese inventato da Camilleri che si è evoluto nel corso degli anni). La soluzione che il maestro si è inventato per concludere la serie (pronto da anni), è effettivamente ottima anche se non nuova, ma evidentemente come ha funzionato nel passato, continua ad essere efficace. C’è nel romanzo la freschezza che ultimamente (mi perdonerete ma le opinioni sono personali), aveva un po’ lasciato il posto a una stanchezza – di autore e personaggio – per chi ha amato Montalbano assolutamente imperdibile, e per chi non lo conosce o non lo ama, l’occasione per dargli una chance, magari partendo dall’inizio.
Un Lansdale fuori dalla serie di Hap e Leo, uno di quelli che ti bevi come una bibita fresca sotto l’ombrellone. Anche in Una cadillac rosso fuoco – Einaudi – la scrittura del texano è sempre piacevole e scorrevole, le storie – questa non fa eccezione – sono più o meno leggere più o meno incasinate, non si sa mai dove andrà a parare. Non mancano, sia pure toccati da lontano, i temi cari a Lansdale e una velata denuncia sociale. Come sempre un autore che va letto.
Ultimo ma non meno accattivante romanzo da mettere in valigia o nel reader, è l’esordio di Alessia Tripaldi, Gli scomparsi – Rizzoli – un thriller psicologico che vede protagonista nientepopodimeno che un discendente del discusso Lombroso. Il focus si capisce che indirizza alle scomparse dei minori, a volte ritrovati a volte per sempre, partendo dal ritrovamento di un ragazzino e di un cadavere che lui indica come il padre. Ottimo lavoro e ottimo thriller.