Amo moltissimo James Patterson quando scrive da solo, in coppia, ma accade per molti autori, resto sempre un po’ delusa, certo il nome in accoppiata non è un nome da poco, insomma, anche se ex rimane pur sempre uno che è stato presidente degli stati uniti e che ha rischiato quello che rischia il protagonista del romanzo. L’impeachment, parola che da qualche tempo è tornata a sentirsi spesso. Ma non divaghiamo, stavolta di delusione non c’è traccia, le ragioni per cui il presidente Duncan è sotto accusa, sono gravi, gravissime, è accusato di aver trattato personalmente con un terrorista dell’Isis e non averlo fatto arrestare, sulla trama qui mi fermo. La partenza è lenta, ma onestamente è l’unica critica che si può fare a questo romanzo, che dopo le prime 30 pagine, si beve di un fiato, 460 pagine in due giorni scarsi. Adrenalina allo stato puro e uno scenario che definire apocalittico è riduttivo, il bello è che nella sua enormità, senza neanche dover sforzare la fantasia, potrebbe presentarsi in qualunque momento. E allora c’è da augurarsi che se dovesse mai accadere, al posto di Duncan ci sia un uomo come lui, con lo stesso acume, la stessa umanità, e se vogliamo anche quel pizzico di fortuna che lo aiuta. Fra l’altro di inventato c’è proprio poco, le situazioni raccontate, che sembrano impossibili, sono in realtà tutte procedure pochissimo o mai usate, ma assolutamente previste. Niente, prima che le novità editoriali ci sommergano, prima che non ci sia più il tempo perchè incombe tutto, regalatevi qualche ora e godetevi dalla prima all’ultima pagina questo gioello
Titolo Il presidente è scomparso
ISBN 9788830450523
Autore Bill Clinton, James Patterson
Collana I MAESTRI DELL’AVVENTURA
TemiMaestri dell’Avventura
Dettagli Cartonato
N° di pagine 496
€ 22.00

Lo avete letto? Nel caso non lo abbiate fatto, rimediate, rimediate subito, così quando vi verrà voglia di mettervi alla tastiera e digitare come forsennati sull’ignoranza degli altri, usando immagini frasi e ridicole scemenze, magari vi fermate un attimo e riflettete. Leggo ogni giorno – troppe volte al giorno ahimè – che dovremmo ricordarci di quanto noi bianchi cattivoni abbiamo sfruttato l’Africa. Ora, siccome non sono nè una negazionista nè una revisionista, non nego che gli europei ne abbiano fatte di ogni, ben imitati dagli americani per altro, ma non è questo il punto. Il punto è, e lo scoprirete o vi tornerà in mente quello che dovreste aver studiato, leggendo
Prendi tre grandi, ma quelli veri, non grandi sui social e nel quartiere, tre che hanno scritto Storie di quelle che resteranno in librerie e biblioteche per molto molto tempo. Parlo di Carlotto de Giovanni e De Cataldo. Tre storie di donne, non convenzionali, lontane dagli schemi,
Credo sia noto e risaputo quanto io abbia amato 
Non so quanto spesso accada, ma credo sia un fenomeno frequente a Catania o almeno questo deduco dalla lettura di questo giallo. La protagonista – Giovanna Guarrasi detta Vanina, il perchè lo scoprirete leggendo – è nuova di zecca, un vicequestore che definirei normale. Una donna normale, brava, molto brava nel suo lavoro, al punto che i suoi superiori tentano in ogni modo di farla tornare nei reparti speciali, ma lasciare la propria città e il proprio ruolo, è un po’ come lasciare un marito. Una donna lo fa perchè ha delle ottime ragioni e difficilmente (mi spingerei a dire mai ma non in questo caso), torna sui suoi passi. Un giallo giallo, senza scivolate nel noir. Come direbbero in Emilia Romagna, c’è il suo bell’omicidio (vecchiotto a dire il vero, un cold case), che porta ad un omicidio nuovo. C’è la sua bella indagine, condotta ineccepibilmente, c’è questa squadra fresca, con tutte le sue cose a posto, qualche segretuccio, il leccaculo che però non è un cattivo cristiano, insomma, c’è tutto, vuole solo una penna che sappia raccontarlo. Einaudi a quanto pare l’ha trovata. Gridiamo al miracolo? No, i capolavori sono altro o perlomeno diventano tali sulla lunga distanza, ma una che sa scrivere (bene), che sa mettere insieme una storia di quelle che leggi senza che ti vada in circolo l’adrenalina, ma che fai fatica a mollare. Ho letto da qualche parte delle “recensioni” che vedevano riferimenti e omaggi vari ed eventuali al Grande Vecchio, io decisamente no, ho trovato una storia che giustamente mi mostra una Sicilia non stereotipata, in cui la mafia c’è, ma non è di quello che si parla, in cui al posto dei quartieri degradati di Palermo o della “tranquilla” Vigata, c’è una città che vive all’ombra di un vulcano che forse, voci di corridoio, insieme a quella fastidiosa sabbia nera, le imprime un’energia non comune. Benvenuta 
Lo conoscete 
Che strana parola confessione, si fa e si riceve. “Io confesso, ti confesso, lascialo stare, lascia che viva” Queste le ultime parole di padre Angelo, gesuita, padre spirituale di molti, amato stimato rispettato, eppure ucciso in un sabato di maggio, davanti al mare, nel posto in cui andava a meditare e pregare. Parole che si imprimono nella mente di Ricciardi, intrecciandosi con il pensiero della confessione che lui stesso sente di dover fare alla donna che ama, rischiando di perderla o peggio di condannarla alla solitudine. Un’indagine complessa che coinvolge l’alta società partenopea e come spesso accade ha radici lontane nel tempo. Ma non è questo che cerchiamo in de Giovanni, il giallista (che peraltro in questo romanzo è prepotentemente bravo), è sempre il pretesto. Lui lo sa e ancora una volta, la penultima ahinoi, ci da quello che vogliamo, cesella un gioiello di pregio. Difficile dire qualcosa di nuovo sui romanzi di de Giovanni, difficile descrivere qualcosa che è sempre uguale eppure diverso, migliore del precedente. Maneggia le vite dei suoi personaggi con la precisione di un chirurgo, un bisturi affilatissimo con cui individua le parti “malate” e le asporta, dando ad ogni capitolo un pezzo di vita in più a quegli uomini e donne che ormai conosciamo, di cui sappiamo le debolezze e la forza, quelle persone che gli affidiamo ogni volta che arriviamo alla fine, perchè ce li restituisca felici. Credo che si diverta de Giovanni a vedere le fazioni schierate, ognuna a immaginare come far finalmente di Ricciardi un uomo completo, che accetta l’amore e si lascia amare, a immaginare Maione finalmente pacificato con il passato, il dottor Modo un po’ meno randagio. Credo anche che lui sappia cosa fare, lo dimostra in questo Purgatorio, che porta inevitabilmente ad un inferno o un paradiso. Qualcosa di indefinibile che comunque ci rimarrà dentro.
Si fa sempre attendere la George, però quando arriva è una goduria. Punizione è forse uno dei migliori lavori della serie. Il caso apparentemente non esiste, in soldoni, si tratta di verificare se l’indagine su un suicidio sia stata portata avanti correttamente. L’incarico (anche se l’ho sintetizzato moltissimo) è parecchio delicato e al sovrintendente Isabelle Ardery, giudicare l’operato di altri poliziotti, su pressioni politiche non va moltissimo. Ha sempre i suoi problemi personali fra cui il sergente Havers, che le viene assegnata (con la segreta speranza che faccia qualcosa di irreparabile), per accompagnarla nelle Midlands. Hanno 5 giorni per tornare con una risposta. La trama è bella tosta, i reati che si srotolano uno appresso all’altro sono molti più di uno, ma il punto di forza è lo sviluppo dei personaggi. A differenza di altri autori seriali, che portano avanti le cose parallelamente, la George ha la particolarità di legare a doppio filo i due piani narrativi. I rapporti personali di Ardery con sè stessa e con Linley, quelli fra Linley e Havers che oltre il lavoro, diventano una consapevole reciproca amicizia. Splendida nel delineare vittime e carnefici “imbrogliando” il lettore con scambi di ruolo continui, e ottima come sempre nelle descrizioni dei paesaggi. Insomma per ritritare un’espressione un po’ trita, questa volta la nostra signora del giallo si è messa in grande spolvero e ci ha regalato un romanzo di quelli da mettere nello scaffale dei più belli
Fa troppo freddo per morire, definito un crimedy, secondo me vale la pena di dargli un occhiata anche attenta.
La ragazza senza pelle. Un giornalista e una ragazza inuit in una storia gelidamente complicata.
Prendi una specie di vulcano (attivo attivissimo), dalle forma di donna e lasciala agire. Molto probabilmente ti troverai davanti un esemplare di