Il tempo è galantuomo, un medico infallibile, ogni cosa a suo tempo…
Un romanzo stand alone, in due parti. De Giovanni ormai l’ha svelato e quindi per togliersi il dubbio, dobbiamo aspettare maggio 2026.
In questi tempi strani, soprattutto per noi di mezza età – lo so fa orrore ma dai 50 in poi quello siamo, se non peggio – che abbiamo visto la qualsiasi, tutto insieme, guerre pressoché mondiali, solo fatte a pezzi e bocconi, epidemie pandemie, sbarco su altri pianeti, scoperte scientifiche e dio sa cos’altro, abbiamo anche un numero sostanzioso, di talenti letterari che poco o nulla hanno da invidiare ai classici. de Giovanni è decisamente e conclamatamente uno di questi.
Nello specifico ha preso alcuni temi che evidentemente ritiene – e visto quanti lettori lo amano, direi a buona ragione – importanti. Provo a metterli in fila e raccontarveli, ma così, superficialmente, perché poi ogni lettore ne troverà altri.
È un romanzo dove le figure femminili spiccano, soprattutto nel ruolo di madri.
Madri che con i loro gesti, con le loro azioni, anche con le loro omissioni, danno il via a tutto quello che succederà.
Padri assenti che invece sono presentissimi e se ci sono madri e padri, va da sé che ciò che accade riguarderà anche i figli.
C’è l’amore, che piaccia o meno è proprio quella cosa che move il sole e le altre stelle.
C’è la ricerca della verità o se non la verità una spiegazione che permetta di andare oltre.
Ci sono le persone che fanno il loro dovere, o quello che ritengono esserlo.
Infine – o al principio – c’è il tempo, scusate, il Tempo. Quasi un personaggio anche lui.
L’orologiaio di Brest è un uomo che del tempo è stato vittima e carnefice.
Lo ha rubato ad altri, prendendosi il posto di Dio, o diventando esecutore di un disegno che non possiamo cambiare, e ha consapevolmente lasciato che gli venisse rubato, perdendo un pezzo di vita che però non ha mai dimenticato né abbandonato. Da quale “episodio” prenda il via la storia è difficile dirlo, ad ogni pagina, ad ogni capitolo, cambia la prospettiva e con lei il punto d’origine. L’ostinazione di una madre che incalza un magistrato, affinché non lasci morire la speranza di ritrovare la figlia o forse l’omicidio “politico” di un uomo che per puro caso coinvolge un’altra persona.
La ricerca dei perché di cui dicevo prima. Tanti, che cambiano a seconda di chi si pone le domande.
La tenacia di una giovane donna che rinunciando in qualche modo alla sua vita, si concentra su una ricerca che non sa dove la porterà, quali e quante vite sconvolgerà quello che riesce a scoprire e a sua insaputa diventa “complice” di chi la sconvolgerà una seconda volta.
La dedizione testarda e inspiegabile a qualcuno o qualcosa verso la quale si sente un’appartenenza totale, che travalica ogni logica e ogni morale per un bene ritenuto superiore.
Sono alcuni, perché poi c’è di sottofondo un mondo che sta cambiando, quel mondo di cui stiamo perdendo pezzi ma non memoria, un mondo in cui la maggior parte di noi “anziani”, affrontava il diventare adulti, con dolori personali che si stemperavano in un collettivo leggero, o almeno così ci sembrava. Invece, fuori dai bar, fuori dalle discoteche, dai nostri lavori che ancora avevano qualche garanzia, qualcuno lavorava per tenere ben nascosto quello che era successo prima, negli anni ’60 e ’70, negli anni che da noi sono quelli di piombo.
Tanti accadimenti, tanti sentimenti, alcuni passati, altri che continuano imperterriti sulla strada tracciata, che non cambia e probabilmente non cambierà mai.
Un romanzo che ha dentro tanti generi, che soddisferà i noiristi, gli amanti delle spy stories, chi ama i romanzi tout court. Perché come dice l’autore, la Storia è fatta da tante piccole e grandi storie, quelle che ci si palesano con una foto stampata, magari mossa o sfocata, che salta fuori da una scatola di latta che conosciamo tutti, che è in ogni casa, che quando viene aperta ci fa battere il cuore.










