QUALCHE TITOLO DA METTERE IN VALIGIA

Ahimè soffro il caldo in un modo esagerato, quindi mettermi al PC (che scalda) è una fatica che non sempre riesco ad affrontare. Ma sta arrivando un temporale, quindi magari riesco a darvi qualche consiglio. Non sono recensioni propriamente dette, ma romanzi che ho apprezzato e mi sento di indicarvi, sia che siate già sotto l’ombrellone, sia che vi stiate preparando per la partenza e decisi a godervi anche dei momenti di relax. Se vi piacciono i gialli appena appena retrò, tipo anni ’90 del secolo scorso, in un piccolo paese della Gran Bretagna, con protagonista un pastore anglicano che inciampa in dei cadaveri e suo malgrado diventa detective, dovete assolutamente mettere in valigia o nel reader, i due libri del Rev. Richard Coles. Sono due e per quanto scritti bene, nel secondo ci sono tanti riferimenti al primo e ai delitti avvenuti, senza però, com’è ovvio che sia, riuscire a riassumere l’accaduto. Oi, ovvio che tale riassunto è indispensabile solo se parliamo di romanzi seriali in cui sia necessario o quasi, sapere qualcosa dei protagonisti, però insomma, sono solo due, tanto vale partire dal primo. Il protagonista come dicevo è un pastore, intelligente colto e assolutamente coerente col ruolo che ricopre. Un uomo paziente che cerca di aiutare i suoi parrocchiani, che si rapporta alla pari con i nobili signori del Paese e fa del suo meglio per mediare fra un mondo passato e quello moderno che (ammesso che ne abbiate memoria) stava avanzando alla fine del millennio. Vive con la madre che come da tradizione è un filino stranella, in una canonica senza pretese, con la compagnia di due irresistibili salsicce canine, Cosmo e Hilda. La trama gialla, in entrambi, non presenta falle, è assolutamente buona, i personaggi ben delineati e l’atmosfera resa alla perfezione. Una St. Mary Mead qualche anno dopo insomma. Secondo me lo apprezzeranno sia i giallari “puri” sia quelli che amano le atmosfere british, poco o niente splatter, qualche riflessione qualche questione “spinosa” e un po’ di ironia che non guasta mai.

Siccome a noi (me), piace rispettare le tradizioni, facciamo che non c’è due senza tre e aggiungiamo questa raccolta di racconti. Un super giallone che permette di interrompere la lettura per un bagno o una passegggiata e poi riprenderla senza perdere il filo. Il genere mi pare evidente, Cosy Crime. Personalmente questa ulteriore definizione mi infastidisce non poco, un giallo è un giallo, che poi l’autore, secondo il proprio stile, ci metta più o meno ironia, lo serva con contorno di risate, è un plus che può piacere o meno, ma se l’indagine o il crimine ci sono, per me è un giallo e basta. Transeat, la struttura è particolarmente carina, a parte la prefazione e l’introduzione curate da Perna e Basso (quasi due racconti a sè stanti), l’autore/i intervista chi ha scritto il racconto seguente. Idea decisamente carina che permette di approfondire e arricchisce la lettura. I nomi, sia pur non tutti, li leggete in copertina, non sto ad analizzare ogni racconto, ma sono tutti molto buoni a livello trama e con vari gradi di divertissement. A questo punto che dirvi? Buona lettura e fatemi sapere se vi sono piaciuti i suggerimenti.

L’ODORE DELLA RIVOLUZIONE

Andrea Franco

Giugno 1846, la città eterna è insanguinata da una successione di delitti che miete vittime delle classi sociali più disparate, da uomini di chiesa a un “carnacciaro” – una specie di incrocio fra un gattaro e un venditore di scarti destinati agli animali –  accomunati sembra, soltanto dall’aver subito orribili torture prima di essere uccisi. Don Attilio Verzi, ormai monsignore grazie alla “benevolenza” di Papa Pio IX poco dopo la sua elezione, viene chiamato ancora una volta a indagare, grazie al suo intuito e a quella sua particolare caratteristica di cogliere gli odori che nessun altro sente, compreso l’odore del peccato – per inciso titolo del primo romanzo che lo ha visto protagonista – Le indagini condotte insieme al suo assistente Giani e al capitano della Milizia Iacoangeli, conducono a eventi accaduti cinquant’anni prima durante la Rivoluzione francese. La Rivoluzione del titolo, appunto. Nel corso del romanzo scopriremo che la rivoluzione riguarda anche i personaggi e la loro storia: Attilio, il cui segreto nascosto nel passato si scoprirà solo alla fine e Iacoangeli, coinvolto in una storia d’amore difficile. Perché “le cose cambiano in continuazione, nulla è mai immobile, determinato. E forse, quel profumo strano che si portava addosso Iacoangeli in quei giorni era proprio l’odore del cambiamento, della rivoluzione.” Una serie di gialli storici ambientati nella Roma papalina di metà ‘800, come protagonista un investigatore molto particolare. Monsignor Verzi infatti ha una caratteristica che spiega “l’odore” citato in ogni titolo: è il “fiuto”, una capacità tutta sua di captare e decifrare gli odori delle persone che incontra, e che sente anche aleggiare dai morti e di associarli a particolari caratteristiche umane. La predisposizione alla menzogna,  la cattiveria  l’orgoglio, ma anche la bontà, oltre a situazioni che lo aiutano a individuare il colpevole. Cimentarsi col giallo storico non è certo semplice. Oltre a una buona trama, che regga l’investigazione, bisogna essere il più accurati possibile nella ricostruzione di ambienti ed epoche. Andrea Franco sa renderci una Roma ottocentesca viva, raccontandoci di mestieri che neanche sospettavamo esistere, come quello del carnacciaro,  facendoci assaporare vini antichi, che si chiamano sospiro, chirichetto, fojetta. La contemporaneità degli eventi con personaggi reali, come Mastro Titta, il famosissimo boia, e papa Mastai Ferretti rendono gli eventi ancora più inseriti nella realtà storica e coinvolgenti. L’odore della rivoluzione è il terzo romanzo giallo  scritto da Andrea Franco, molti sono invece i racconti, con protagonista monsignor Verzi. Con il suo primo romanzo, L’odore del peccato, nel 2013 Franco ha vinto il premio Alberto Tedeschi (Gialli Mondadori). A seguire, L’odore dell’inganno, del 2016, e infine questo, uscito a settembre sempre nella collana dei Gialli Mondadori. Se verso la fine alcune scene di una violenza fin troppo efferata mi hanno fatto storcere un po’ il naso, la figura di Verzi però spicca su tutto: la sua capacità introspettiva, il suo mettersi in discussione e temere la sua fallibilità tutta umana, la sofferenza che si porta dentro lo rendono un personaggio vivo e interessante, da seguire con attenzione. E certamente il passato di Verzi non ha ancora finito di svelarci i suoi segreti.