Sapessi com’è strano, girare in sedia a rotelle, per Milano

Martedì pomeriggio, intorno alle 18, ora di punta direi. Alla fermata McMahon Monteceneri (per i non milanesi siamo nella primissima periferia, il tram 12 (uno dei due che portano all’ospedale Sacco), si ferma senza un motivo apparente, pochi minuti e il mistero è svelato. Una signora, Chiara (non ho ritenuto di chiedere le generalità complete), in sedia a rotelle vorrebbe salire sul tram, per andare a casa suppongo, la fermata è predisposta per la pedana ma, eh sì un ma ci doveva essere, il conduttore del tram non ha in dotazione l’elenco delle fermate autorizzate (ovviamente è una questione di spazi se le fermate lo siano o no e già qui potremmo aprire una parentesi infinita ma transeat). Giustamente chiama in centrale per sapere se la fermata dove deve scendere Chiara è agibile o meno. Non lo sanno e richiameranno. Tic tac tic tac, i minuti passano i passeggeri si spazientiscono. Finalmente richiamano e no, la fermata non è abilitata ma dopo qualche altro minuto (lo so parliamo di minuti ma far le ore è un attimo), decidono che Chiara potrà scendere alla fermata successiva dove lo spazio c’è.Bene ma non benissimo, perché la pedana, evidentemente mai usata, non scende. Potete immaginare l’imbarazzo di Chiara? Perché se quattro o cinque persone ovviamente solidarizzano e le dicono di non preoccuparsi, il pirla che fa polemica non poteva mancare. Ignorato il pirla si cerca di far funzionare la pedana, arriva un altro tram il cui conducente scende ad aiutare ma ahinoi si rompe un cavetto fondamentale e la pedana non si può utilizzare. Tutto ‘sto pippone per dirvi che noi passeggeri abbiamo “perso” venti minuti, Chiara per fortuna sarà salita, o almeno spero, sulla vettura che seguiva e sarà arrivata a casa, ma io non potevo non fare una riflessione. Se il Comune di Milano Continua a leggere “Sapessi com’è strano, girare in sedia a rotelle, per Milano”

Cui prodest 4 anni dopo

palmeQuattro anni fa aprii questo blog con un articolo in cui mi chiedevo appunto “cui prodest”, naturalmente non ho avuto risposte – non che me le aspettassi – ma oggi ripropongo la domanda su tutt’altro argomento. Ebbene sì, le famigerate povere palme in piazza del Duomo a Milano. Prima un paio di precisazioni. Le palme non mi hanno fatto niente, mi piacciono anche in contesti che io, ritengo adeguati. Un lungomare, un lungolago un giardino, anche una piazza perché no, ma sempre vicine all’acqua, potenza delle suggestioni infantili per cui le palme erano gli alberi delle oasi. Sui banani prossimi venturi mi taccio. La storia che le palme a Milano c’erano già nell’800, allora, primo, chiedetevi perché non ci sono più, forse tutto sto successo alla fine non sono state nemmeno quella volta, secondo, o le foto le mettiamo a ragion veduta, o facciamo a meno, quella volta lì, le palme erano due dicesi due, in vaso, alte forse 1 e 60 a completare due aiuole fiorite (suppongo, trattandosi di foto in BN). Oggi parliamo di 24 palme alte normali (vado a occhio siamo ben oltre i 2 mt) e messe in fila come soldatini alle spalle del monumento equestre. Garantisco che l’effetto è diverso. Sorvolo su quante cazzate, passatemi il termine ma sono arcistufa di sentire chiunque argomentare su tutto, del tutto a sproposito, quindi ripeto, sorvoliamo sul fatto che al Comune non son costate nulla (c’è lo sponsor), che non sappiamo se fra tre anni quando la sponsorizzazione avrà fine, sarà ripristinato lo stato dell’arte a spese dello sponsor o di chi. Sorvoliamo sul fattore estetico climatico e compagnia, ma che davvero volete farmi credere che a nessuno dei coinvolti, archistar, sovrintendenza, giunta comunale, sindaco e non so chi altro, non è venuto in mente che taluni soggetti, e non voglio neanche chiamarli parti politiche, avrebbero cavalcato la palma per soffiare sul fuoco del razzismo dell’intolleranza dell’ignoranza? Dai non ci credo, Siate onesti, ammettete che il progetto è stato scelto sapendo quali conseguenze avrebbe portato, e avete colto la palla al balzo per soffiare sul fuoco a vostra volta. Lo sapevate, vi fa gioco in questa politica sporca che di politico non ha più nulla. Che sapevate esattamente cosa sarebbe successo e avete pensato che tutto sommato, il milanese imbruttito si poteva distrarre con le palme, così che non si accorgesse dei clochard che aumentano di giorno in giorno, che bivaccano in quella stessa piazza. Non si sarebbero accorti che avete avallato la decisione di ridurre le corse dei mezzi pubblici, che su quelle palme stazionano nebbia ma soprattutto smog grazie all’incapacità di gestire una situazione che ormai è allucinante. Le palme verdi su sfondo grigio, stridono, date retta

Una giornata di ordinaria follia

Qualche mese fa Bianca (che è un nome di fantasia), disoccupata da qualche mese, scopre che il comune di Milano rinnoverà per il 2013 lo stanziamento di x euro per un tot di abbonamenti ATM gratuiti per i disoccupati, per una persona in cerca di lavoro e che spera di andare a fare tanti colloqui è una manna dal cielo, comincia quindi a monitorare il sito del comune dove però non c’è traccia di indicazioni. Una serie di surreali telefonate porta alle seguenti conclusioni
– 1° telefonata, al numero del call center del comune di Milano non hanno idea di cosa Bianca stia parlando, e invitati a verificare sul sito dicono che sì effettivamente l’indicazione c’è ma loro non ne sanno nulla.
– Una visita alla sede del comune, ha più o meno lo stesso esito con l’aggiunta di svariate contumelie all’indirizzo dell’assessore che evidentemente non ha avvisato i poveri impiegati. Una funzionaria addirittura non credendo che sia presente sul sito una tale informazione, cede alla povera Bianca, ormai convinta di essere su scherzi a parte, il suo computer invitandola ad andare sulla pagina che sostiene di avere visto. Indecisa se piangere ridere o andare direttamente alla neurodeliri, Bianca digita l’indirizzo e come da programma si apre la home page del comune – nella cui sede è bene ricordare si trova – e mostra alla stupefatta funzionaria che l’informazione viene proprio da lì. Ovviamente la funzionaria non ne sa nulla.
– Altra telefonata al call center e di nuovo nessuno sa nulla
– a fine gennaio Bianca tenta di nuovo e questa volta, una giovane anonima eroina decide di informarsi presso un suo superiore. Tre superiori dopo arriva l’indicazione, a fine febbraio verranno pubblicate le modalità di accesso. Onorando questa piccola sconosciuta fanciulla Bianca si accinge da quel momento a consultare quotidianamente il sito.
Venerdì scorso finalmente appare l’atteso bando. Scaricati i moduli scopre che le domande corredate da una serie infinita di autocertificazioni devono essere nell’ordine
– scaricati – compilati e firmati – scansionati e infine inviati via mail a partire dalle ore 12 di oggi.
Fatta una veloce verifica Bianca scopre che il suo stato occupazionale deve essere rinnovato a seguito delle graduali e parziali introduzioni della riforma Fornero (che per inciso sembra essere vittima anche lei del fungo magico di Alice nel paese delle meraviglie, una parte è entrata in vigore lo scorso anno, una parte a gennaio e una parte arriverà a luglio, salvo disposizioni del governo che verrà)
Ma la nostra eroina non si perde d’animo e attaccata la stampante al pc, per la legge di Murphy scopre che la cartuccia è esaurita. Ok, salvataggio su chiavetta corsa dal cartolaio stampa dei documenti e via verso l’ufficio per l’impiego. Arrivo al suddetto ufficio alle ore 11.25, fila per il numero e 180 persone davanti. Alle 14.30 minuto più minuto meno viene fatta entrare e scopre che per avere il sospirato certificato deve autocertificare il lordo che ha percepito lo scorso anno (che non sa, perché nel suo contratto era indicato il netto) e per sovrappiù il lordo presunto per l’anno in corso. Cercando di mantenere la calma, che ormai a dire il vero scarseggia spiega di avere in atto un contratto di collaborazione occasionale che in quanto tale non da la benché minima possibilità di far quantificare quanto verrà percepito, in quanto essendo occasionale A) non ha scadenza B) riporta chiaramente la dicitura che le modalità di lavoro saranno comunicate di volta in volta.
Scopre anche che dopo aver detto il proprio nome e cognome all’impiegata che le ha sciorinato tutti gli ultimi anni della sua vita leggendoli sul computer, a meno che non presenti la carta d’identità o la patente non accetteranno l’auto certificazione e non le rilasceranno il documento. Purtroppo Bianca è uscita di corsa e l’unco documento che ha con sè è la tessera regionale, in cui è ben vero che manca la foto ma sono riportati data e luogo di nascita codice fiscale e quant’altro. Dapprima gentilmente poi un pochino meno, cerca di spiegare alla solerte impiegata che a fronte del fatto che dicendole nome e cognome le ha raccontato tutto, forse c’è un problemino di privacy o quantomeno una leggera contraddizione. Cioè o mi hai raccontato i ca**i di un’altra persona o sei convinta che sia chi dico di essere e allora mi dai il documento che ti chiedo.
A questo punto chiamata la superiore anche qui, e Bianca si chiede che cavolo ci stiano a fare gli impiegati se poi per ogni cosa devono chiamare i superiori, avendo assunto un colorito che ricorda da vicino quello dell’incredibile Hulk, e anche le sembianze, la superiore decide di evitare lo spargimento di sangue e concedere il documento richiesto a fronte della certificazione di un amico che ha accompagnato Bianca.
In tutto questo sono arrivate le 16.30, stremata con la bava alla bocca tipo rottwailer inferocito, Bianca risale sull’autobus che la riporterà a casa, per inviare la famosa mail al comune, dopo aver scoperto che da almeno 15 giorni ci sono persone che vanno a richiedere lo stesso documento. Da chi ne avranno avuto notizia? E soprattutto dalle 12 alle 17 quante persone avranno fatto in tempo a inviare la fatidica mail?
Bianca il 24 e il 25 andrà alle urne, secondo voi avrà voglia di dare il suo appoggio e il suo sostegno a qualcuno?