LA DONNA CHE FUGGE

Che Alicia Gimenez Bartlett sia una maestra indiscussa è cosa che non si può mettere in dubbio, così come è acclarato che Pedra Delicado sia un personaggio amatissimo, una donna che racchiude in sé un universo fatto da ogni tipologia di donna.  Mancava dagli scaffali delle librerie  – con un’indagine –  ormai da qualche anno ed è tornata se non col botto, quasi.

Le trame dei  suoi romanzi sono gialli che definirei abbastanza “classici”, in cui l’ispettrice supportata da Firmin Garzòn, indaga alternando il buon vecchio metodo consuma scarpe, a frequenti soste alla Jarra de oro, birrette rinfrescanti e consumo di cibo, che diventano carburante e momenti di necessaria rigenerazione per la mente. Questa indagine, parte dall’omicidio del proprietario di un food truck, delitto che a rigor di logica, essendo avvenuto nel piazzale dove sono riuniti diversi furgoni, dovrebbe essere facilmente risolvibile, ma sappiamo che la logica deve sempre fare i conti con la realtà ed evidentemente quest’ultima ha deciso diversamente.

Vero che l’omicidio è avvenuto in piena notte e che l’arma è un coltello – quindi silenziosa – ma pare proprio che trovare un testimone sia impossibile, lavorare tanto durante il giorno evidentemente favorisce sonni profondi e toglie il tempo per vedere qualsiasi cosa non siano i clienti. Per di più il defunto pare essere un tranquillo lavoratore che nessuno al mondo poteva odiare al punto di ucciderlo. A questo punto però la domanda che sorge spontanea nel futuro lettore è: “ma allora chi è la donna che fugge?” “Da cosa fugge?” Su questo interrogativo e sulle molteplici risposte che si svelano nel corso dell’indagine – che fra l’altro porta i nostri due investigatori in giro per tutta la Catalogna – si gioca tutto il romanzo.

Non so se la mia memoria cominci vacillare, ma la mia impressione è che il rapporto fra ispettrice e viceispettore abbia fatto un passo avanti, c’è più confidenza fra i due, le conversazioni che non riguardano il lavoro, vanno leggermente oltre le chiacchiere, in qualche modo sembra che Petra cerchi quel confronto con la controparte maschile, che non riesce ad avere col marito, coniuge che nei rari momenti in cui riescono a incrociarsi, insiste sull’idea di acquistare una casa in campagna dove trasferirsi per smettere con lo stress della città. L’ispettrice è pur sempre una donna e questa insistenza le insinua dubbi su dubbi, aggravati dalla consapevolezza di essere particolarmente assente.

A livello di indagine, ben costruito anche se forse non uno dei migliori, ma a livello narrativo, direi, anzi dico, che è assolutamente imperdibile.