ASPETTANDO LA NEVE…

Non di soli gialli si legge (e si scrive), vogliamo mettere sotto l’albero qualche pensiero un po’ speciale? Sì mi poteste obiettare che sempre libri sono, ed è innegabile, ma regalano momenti di relax, sono l’augurio di avere qualche momento per sè e di saperselo godere. Una piccola formalità è un romanzo leggero ma come sempre la Gazzola unisce la leggerezza alla profondità. Profondità di sentimenti, perché poi diciamolo, la maggior parte delle nostre vite si appoggia su quelli. Rachele si trova, partendo appunto da una piccola formalità ad affrontare segreti omissioni e pudori, che non avrebbe mai pensato potessero nascondersi nella sua famiglia e le sveleranno fino in fondo, chi sono i suoi genitori andando oltre quello che vediamo (sì lo facciamo tutti, non neghiamolo).

Sophie Kinsella, lasciata da parte la nostra amata Rebecca, ci regala una donna in cui credo si rispecchino in milioni, letteralmente. Sahsa è in burnout, il lavoro la stressa oltre il sopportabile, in realtà quello che la distrugge è la pessima gestione da parte del suo capo, che però è anche il fratello del fondatore della società, quindi nella teoria, mettersi di traverso può risultare controproducente. Lei però è davvero arrivata a un punto in cui non ce la fa più, niente vita sociale niente flirt, di una relazione non ne parliamo proprio e perfino il sesso le sembra un’inutile fatica. La fuga dalla scrivania è rocambolesca abbastanza da dare subito una sterzata buffa e divertente, che manterrà per tutto il romanzo. Anche la Kinsella è meno superficiale di quanto possa immaginare chi non l’ha letta. Dietro le disavventure che le capitano nell’albergo dove spera di ritrovare la serenità dell’infanzia – e fidatevi che basterebbero le descrizioni dell’hotel e del personale per tenere in piedi il libro – c’è una denuncia forte di come il lavoro sia spesso un problema e di come, anche quando l’unica frase che sale alle labbra è Sono esaurita, è possibile riprendersi quello che l’esaurimento la stanchezza lo stress, non ci fanno più vedere, ma intono a noi continua a esistere. Due romanzi che davvero regalano ore di spensieratezza e una speranza, quasi una certezza, anche quando sembra di no, una soluzione c’è.

Ma il Divino amore esiterà davvero? Stefania Bertola dice di sì

Ma quanto mi piacciono i romanzi di Stefania Bertola? Tanto. Sì perchè c’è bisogno di leggerezza, perchè anche se oggettivamente non conosco nessuno a cui siano capitate cose tanto strampalate, a pensarci bene non è che siano così incredibili, cioè, potrebbero succedere. Un parterre di personaggi (la proporzione è sempre a favore delle donne, anche se a me personalmente non interessa), che non so come faccia, ma trova una quantità di balenghi e balenghe (mi scuserà la Lucianina se le rubo un termine) a radunarli insieme decisamente notevole. C’è da dire che salvo poche eccezioni, sono tutti personaggi positivi, i “cattivi” in genere sono puniti dal karma, o da qualcuno che oltre alla balorditudine ha anche parecchio sale in zucca. Sono romanzi pieni di vita, di vita vera, con le sfighe i problemi e le cose belle che allietano e affliggono ognuno di noi. Nello specifico il problema di Lucia, ex fidanzata di un calciatore di successo, oggi titolare di una agenzia di wedding planning che, causa concorrenza numerica, è la difficoltà economica diciamo accentuata. Un sistema per salvarsi ci sarebbe, ma insomma, è più un reato che altro. E il Divino amore mi direte? Ecco, per quello vi dovete leggere il libro, che magari è un qualcosina meno profondo di altri, ma garantisce qualche ora di relax e divertimento, last but not least, non ci sono turpiloqui gratuiti che a me ultimamente, infastidiscono un po’.