CI SPOSTIAMO IN GIAPPONE un autore – due romanzi

L’articolo è di Martina Sartor che ringrazio di cuore, appassionata di giallo classico, lettrice più o meno compulsiva e decisamente esperta del genere (ma non solo). Benvenuta e speriamo a presto. Speriamo perché qui, nessuno ha obblighi tranne la scrivente coleichelegge. PS – Si richiede una standing ovation per la cura e la pazienza nel cercare tutti i caratteri speciali.

MATSUMOTO SEICHō

Quando un genere appassiona molto, il lettore si sente spinto ad esplorare nuove frontiere, a scoprire sempre nuovi autori che soddisfino le proprie esigenze. Da appassionata di gialli classici, dopo aver letto tantissimi mystery degli autori più noti, da Agatha Christie in poi, sto riscoprendo molti autori giapponesi che nei decenni passati hanno sfornato gialli ad enigma, psicologici, o comunque di stampo classico appunto, degni di stare accanto agli autori più noti: Keigo Higashino, Yokomizo Seishi, Shimada Sōji e, appunto, Matsumoto Seichō. Matsumoto (in giapponese si antepone sempre il cognome al nome) è stato considerato il Simenon giapponese per la sua prolificità, avendo scritto dagli anni ‘50 in poi oltre trecento romanzi. Quando in libreria ho visto che la collana Il Giallo Mondadori aveva pubblicato due suoi titoli – Agenzia A e La donna che scriveva haiku e altre storie – li ho presi praticamente a occhi chiusi.

AGENZIA A

Un giallo di stampo spiccatamente psicologico, ambientato negli anni immediatamente successivi al dopoguerra giapponese. La giovane Itane Teiko sposa, con un matrimonio combinato come era usanza a quel tempo, Uhara Ken’ichi, manager in un’agenzia pubblicitaria. Ma, subito dopo la luna di miele, durante un viaggio di lavoro, Kenichi scompare. Teiko quindi inizia a cercarlo, ripercorrendone le tracce nel nord del Giappone. La trama è molto radicata nella storia dell’epoca e prende spunto da quegli eventi, riflettendone malinconie, difficoltà e tristezze. Non è un caso che nel Giappone occupato dai soldati americani, alla fine della seconda guerra mondiale la miseria era tale che “nacquero” le cosidette pan pan ragazze che sopravvivevano prostituendosi coi soldati stranieri. Come spesso accade nei gialli giapponesi, l’atmosfera è molto noir. Più che indizi fisici, seguiamo le indagini attraverso i pensieri dei personaggi e le loro elucubrazioni psicologiche. Bellissimo, a questo proposito, il personaggio di Teiko, la giovane moglie: il romanzo è praticamente raccontato attraverso i suoi pensieri. Ci immerge profondamente nella sua psiche, seguiamo le sue ipotesi sulla vita di questo quasi sconosciuto marito. Aiutati dall’abilità di Matsumoto nel ricreare ambienti e scenari naturali, alla fine ci sembra di esser lì con lei, sulle rive del Mar del Giappone, in una sera di burrasca invernale, ripetendo i versi di Allan Poe: Nel suo sepolcro laggiù in riva al marenella sua tomba laggiù dove echeggia il mare!

LA DONNA CHE SCRIVEVA HAIKU E ALTRE STORIE

Anche in La donna che scriveva haiku e altre storie è intatta la grande capacità introspettiva dell’autore che porta in modo magistrale a capire dinamiche e motivazioni degli omicidi. Si tratta di sei racconti, ognuno con protagonista un personaggio particolare di cui scopriamo la vicenda, sia esso la vittima o l’assassino. Rispetto ai romanzi, data l’inevitabile brevità dei racconti, è un po più difficile memorizzare i nomi di luoghi e personaggi, soprattutto se i racconti vengono letti di seguito, come ho fatto io. Prendetelo come un suggerimento. Consigliatissimo leggere anche gli altri titoli (pochi rispetto alla produzione) di Matsumoto già pubblicati in italiano: Tokyo Express, La ragazza del Kyūshū e Come sabbia tra le dita.