APPASSIONATI DI MOTORI, È IL CONSIGLIO GIUSTO

Niente giallo in questo articolo, il libro di cui vi parlo oggi, anzi, che vi consiglio è quello che vedete qui sopra.

Quando l’ALFA ROMEO era MILANO.

Lo consiglio per essere precisa, a quelli che, sono definiti, anzi, si definiscono orgogliosamente, Alfisti. Ma anche a chi è di Milano o lo è diventato negli anni in cui la città aveva davvero il Coeur in man, a chi ama la Storia e scoprirla a tutto tondo, perché sì, parlare che so, delle Guerre mondiali, non è difficile, raccontare quello che le guerre – ma è solo un esempio – hanno provocato nei dettagli, non è cosa da tutti.

In questo libro, c’è un pezzo di Storia d’Italia in generale ma di Milano in particolare, di un’eccellenza che a differenza di altre grandi aziende, permettetemi questo piccolo pensiero personale, non ha usufruito di miliardi a pioggia dai governi.

Si parla della Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, ALFA. Ci sono stati anni in cui avere l’Alfa indicava uno status, un modo di vivere, di pensare.

Io per esempio, che non l’ho mai avuta, oltre al destino, se sono viva lo devo alla solidità dell’Alfa 33, fossi stata su un’altra auto qualsiasi, probabilmente non sarei qui a raccontarvi un belino, come si suol dire.

Narra la leggenda, che Gianpaolo Sacchini, uno dei due autori, da bambino, riconoscesse le macchine dal suono del motore e che i motori diventassero in qualche modo fondamentali nella sua vita professionale, era forse inevitabile, è un giornalista professionista, che fa troppe cose per raccontarvele qui. L’altro, Marco Turinetto è un architetto, storico del design, il cui contributo, nella seconda parte del libro, è più legato alla città in sé e al design, che comunque ricordiamolo, è parte integrante sia di Milano che dell’ALFA.

Si parte come dicevo da lontano, dai primissimi del ‘900, quando Milano fu sede dell’EXPO che a differenza di quella che ci ricordiamo tutti a Rho, ebbe il suo centro in zona 8, dove poi sorse la fiera e dove c’era la “strada del Portello” – oggi via Traiano, che corre parallela a viale Certosa – zona rurale che però si collegava con il parco Sempione che per i milanesi è sinonimo di Castello e quindi di cuore della città.

Finita l’expo, rimasero degli spazi a un costo relativamente basso, che non intaccavano la vocazione agricola della zona a sud, e divennero piano piano sede della Milano industriale, proprio a partire dal Portello.

Per raccontare la storia della casa automobilistica, Sacchini ci illustra come l’auto, in generale, fosse inizialmente pensata per lo sport, le prime corse o comunque competizioni, pensate che so, alla Targa Florio o alla Milano Sanremo, che, sorpresa, non è solo la classica di primavera.

Certo all’epoca era uno sport da ricchi, come tante altre cose, ma grazie a tanti fattori, che devo dire sono spiegati con chiarezza, piano piano l’automobile è diventata un oggetto che è parte integrante della vita di quasi tutti.

L’Alfa, nasce quindi a Milano, dalle ceneri di un’altra impresa, il 24 giugno del 1910.  Come poi è diventata Alfa Romeo, chi ci ha lavorato le tappe della sua crescita, con trionfi e cadute, le troverà chi vorrà ascoltare il consiglio. Fra l’altro, oltre che giornalista e creatore di eventi, Sacchini è anche un imprenditore, cosa che gli ha permesso di raccontare la storia di un’azienza, con competenza, ma anche con cognizione di causa nell’analisi degli eventi.

L’unica avvertenza che mi sento di dare, almeno per i non ferratissimi, è di non cercare di star dietro alle date, a meno che non siate dei Pico della Mirandola, ma di lasciarsi trasportare in un’Italia e in una Milano, che è stata fucina di idee, che ha saputo nascere e rinascere mille volte.

Il racconto si ferma agli anni ’80, quando la città si è trasformata nella Milano da bere, ma quella è un’altra storia.