Io so chi sei

Prendi una specie di vulcano (attivo attivissimo), dalle forma di donna e lasciala agire. Molto probabilmente ti troverai davanti un esemplare di Paola Barbato. Un marito scrittore tre figlie e se non sbaglio il conto tre cani, si divide allegramente fra presentazioni saggi scolastici camice da stirare e quant’altro. Nel frattempo scrive, e pensa a cosa scrivere quando avrà finito di scrivere (che siano libri o sceneggiature di Dylan Dog l’è istess). Adesso si è inventata una roba folle; Ha scritto Io so chi sei (fra un attimo ve ne parlo) e contemporaneamente sta pubblicando sulla piattaforma Wattpad, un romanzo parallelo. Cioè un paio di protagonisti sono gli stessi, le Storie sono diverse ma per un lasso di tempo si sovrappongono, e le conclusioni (quello on line non è ancora finito), sono del tutto indipendenti. Ciononostante, leggendo uno si capiscono delle cose dell’altro e viceversa. Se non è una roba folle ditemi voi cos’è. Durissimo Io so chi sei, ma senza splatter senza sangue inutile. Una figura quella della protagonista, molto più comune di quanto sarebbe auspicabile, totalmente inetta, incapace di prendere qualunque decisione che non sia di fare quello che le viene suggerito. Ovviamente questa pochezza la mette in casini difficilmente immaginabili. In contrapposizione l’ex fidanzato (forse, probabilmente morto) e il suo entourage di personaggi marginali (nel senso che vivono ai margini). Una serie di accadimenti innescano situazioni non facilmente gestibili che la Barbato trasforma in scioltezza in un romanzo tipo millechiodi, se ti ci attacchi non lo molli. A mio modesto parere, una delle voci più potenti nel panorama della scrittura italiana

Fiori sopra l’inferno

Quando si tratta di successi (editoriali cinematografici o televisivi che siano poco importa) annunciati a scatola chiusa, io qualche perplessità ce l’ho sempre, parto prevenuta mi spiace. In questo modo ho affrontato (si fa per dire), Fiori sopra l’inferno, il romanzo d’esordio di Ilaria Tuti pubblicato da Longanesi. Difetti ne ho trovati a iosa ma c’è un ma. La proprietà di linguaggio e l’apparente leggerezza con cui l’autrice descrive i paesaggi e le situazioni con cui inizia il romanzo, sono davvero notevoli, con naturalezza (ecco perché parlavo di apparente leggerezza), le parole scivolano una via l’altra oliate a perfezione e a parer mio è già un punto a favore della Tuti. La storia fila liscia, lascia intuire chi possa essere il colpevole, o perlomeno da dove venga, ma per scoprirlo ci sono solo gli stessi indizi che ha la polizia. E arriviamo ai personaggi, belli, belli i bambini che hanno un ruolo fondamentale e oserei salvifico, bella la squadra di poliziotti che teme e protegge il commissario Battaglia, una donna non più giovane, burbera sarcastica quasi cattiva in certi momenti, ma che nasconde, o almeno tenta di farlo, un cuore tenero e spaventato ( a buona ragione) dal futuro. Una donna che non si lascia spaventare dal “mostro”, che ha raggiunto delle consapevolezze fondamentali per fare il suo lavoro. Splendide le descrizioni di paesaggi che ben conosco e amo, anche se non capisco il perché inventarsi un paesino che non esiste, un non luogo che forse ricorda , come del resto le situazioni, altri autori di ben più lungo corso. Insomma lasciando da parte le mie personalissime remore su tante cose, questo primo romanzo passa a pieni voti l’esame ed entra a buon diritto nel panorama noir italiano. Buona lettura