IL MISTERO DELLA VETRERIA

Margaret Armstrong

Herriet Trumbull è la classica zitella di mezz’età, con molto tempo libero da dedicare ai passatempi preferiti, non ultimo impicciarsi di… delitti misteriosi. Vi ricorda qualcuno, per caso? A me sì, Harriet assomiglia un po’ a Miss Marple, anche se abita a New York e non in un piccolo villaggio come Saint Mary Mead e anche se ha un carattere più frizzantino                                                                                   Ma ci ritroviamo anche qui nel classico delitto di campagna: Harriet ,non proprio entusiasta, accetta l’invito dell’amica Charlotte, di passare qualche giorno da lei a Bassett’s Bridge, un paesino del Connecticut – che a ben vedere non è in fondo molto diverso in fondo da Saint Mary Mead – Zitelle pettegole, cameriere curiose giovani scapestrati e innamorati, fanno da cornice ai personaggi “importanti” del villaggio. Uno di questi è Frederick Ullathorne, artista sui generis noto creatore di vetrate artistiche, famoso anche per il temperamento burbero e litigioso con cui approccia sia i dipendenti della vetreria, come Jake Murphy, sia col figlio Leo. Quando nel forno della vetreria vengono ritrovate delle ossa umane, la noia di della signorina Trumbull scompare e iniziano le sue indagini parallelamente a quelle della polizia.

Ci ritroviamo quindi in un classicissimo giallo della Golden Age, l’età d’oro del mystery degli anni ‘20-’30 del Novecento, che ha annoverato fra i suoi esponenti più famosi Agatha Christie, Chesterton, Dorothy L. Sayers e tanti altri. Margaret Armstrong è una felice riscoperta della casa editrice Le Assassine che, con la sua collana Vintage di cui questo libro fa parte, vuol portare alla ribalta, come dice la presentazione della collana: “scrittrici che a vario titolo sono state pioniere della letteratura gialla. Alcune sono cadute nell’oblio, altre sono tuttora lette e hanno premi dati in loro onore. Abbiamo proposto le loro opere in chiave moderna, senza cancellare del tutto la polvere del tempo che le ha rese solo più preziose.” Il maggior pregio di questi gialli è immergerci in un’atmosfera ormai scomparsa, indagini che hanno il sapore del passato dove la violenza è solo sottintesa e mai raccontata esplicitamente. Il gusto e la curiosità del lettore stanno tutti nel voler sapere se la detective dilettante la spunterà sulla polizia e se le proprie impressioni si riveleranno esatte, in genere un lettore esperto di mystery classici riesce a fare deduzioni più o meno istintive che quasi sempre si rivelano esatte. Un giallo dunque da leggere nelle sere invernali, meglio se accoccolati su una poltrona accanto al fuoco scoppiettante di un camino, magari anche mentre fuori la neve crea quel silenzio tutto particolare. Fra i vari titoli della collana – di alcuni abbiamo parlato anche qui – sono da non perdere: Il tagliacarte veneziano, di Carolyn Wells; Crimini di prima classe, di Elizabeth Gill; Un colpevole in giuria, di Ruth Burr Sanborn; Un prezioso francobollo rosso, di Auguste Groner; e l’ultimo uscito Una regata mortale, di Editha Aceituna Griffin. E per gli amanti dell’estetica, ci aggiungo che le copertine sonoo una più bella dell’altra – prima o poi vi dico di chi sono – che non mi pare un particolare da poco e le traduzioni sono assolutamente ottime.

UNA REGATA MORTALE

Una regata mortale

Voglia di leggere qualcosa di fresco e scritto bene? Trovato. Direttamente dalla collana Vintage de Edizioni le Assassine, Una regata mortale. Fresco sì, nonostante l’autrice sia nata verso la fine del 1800, degna degnissima di essere accostata a zia Agatha, certo, un pochino meno imprevedibile chi sia l’omicida, ma decisamente scritto – e magistralmente tradotto – con brio e arguzia. Una critica neanche troppo velata a un certo tipo di nobiltà della campagna inglese di inizio secolo. Snob o meglio con i quarti di nobiltà ma senza pecunia – che credeva – di poter barattare l’entrata nei clan in cambio di soldi. La trama è un classico, Merle ricca plebea si innamora, sembra ricambiata, del giovane Leonard Holroyd. Conoscenza che è stata combinata da una vecchia conoscente di entrambe le famiglie e perfettamente a conoscenza delle esigenze deell’una e i desideri dell’altra. Purtroppo la giovane e generosa Merle capisce ben presto che la considerazione della sua nuova ( e unica famiglia) è solo per il suo partimonio e in cambio di averla fatta diventare una Lady, pretenderebbe di farla diventare qualcosa che da lei è lontanissimo. La situazione che Daria Lane, amica intima di Merle trova è decisamente sconcertante. La donna insiste perché lei si trasferisca nella suntuosa e antica dimora del marito che lei ha fatto ristrutturare, ha bisogno di sfogarsi di parlare e di un’alleata che la aiuti a tener testa a marito suocera e cugina, che inspiegabilmente vive con loro. Stanca di subire critiche e offese, nonostante sia sposata da relativamente poco, Merle si è infatuata, lei sostiene innamorata e ricambiata, di un politico che sta tentando di emergere tralasciando il fatto non indifferente, che le scalate politiche costano. Lei però ha deciso, vuole il divorzio e un nuovo matrimonio con Gideon Franklin che ovviamente beneficerebbe della ricchezza della donna al posto degli Holroyd. Ma qualcuno non è d’accordo al punto che la povera Merle viene uccisa. Questa la trama che come dicevo può sembrare non originalissima ma il ritratto che la Griffin fà dei personaggi e della piccola comunità in cui si muovono, gli indizi seminati qui e là, l’indagine che prende pieghe inaspettate, fanno scorrere le circa trecento pagine davvero leggermente e con la giusta dose di tensione, fino alla soluzione che ovviamente non è quella che ci si aspetta. Sono sempre indietro con le letture, ma ogni volta che Le Assassine mi propone qualcosa, che regolarmente rimane indietro (come tutto il resto), quando lo leggo poi, mi pento e mi dolgo di avere aspettato. Non imitatemi e leggetelo subito. Ah, per misurare se un libro mi è piaciuto, basta chiedersi se cercherò altri romanzi dell’autore – autrice in questo caso – e sì, nello specifico lo farò.