
Il meteo è un indicatore infallibile della localizzazione in pianura Padana, gli anni sono quelli fra i ’60 e gli ’80, quelli in cui chi ne aveva voglia un lavoro lo trovava, le donne erano a cavallo fra la sottomissione e la “conquista” di qualche diritto in più sulla loro vita e chi con testardaggine costruiva la sua impresa (che fosse la fabbrichètta o un attività commerciale), la faceva in prospettiva, i figli l’avrebbero portata avanti.
Niente Lago e pittoreschi personaggi (ma non è una novità, il medico di Bellano ha già dato ottima prova di sé con lo splendido Documenti prego e i molto belli Il metodo del dottor Fonseca e Vivida mon amour) eppure nonostante la mancanza di uno scenario che fa storia di suo, ci racconta affascinando la vita di questo ferramenta (col negozio più bello grande e fornito dei dintorni) che vive per vederla portata avanti dal frutto dei suoi lombi. Frutti che ahilui, non sono esattamente della stessa idea, fomentati anche dalla madre che a dispetto della praticità del marito, li spinge a seguire le loro inclinazioni (per balorde che siano).
Il talento di Vitali si vede anche nella scrittura che è completamente diversa eppure riconoscibilissima anche in questi romanzi fuori zona comfort. Quasi un monologo che racconta in prima persona anni di rivalsa sulla povertà del dopoguerra, quella voglia di godere il più possibile del benessere faticosamente acquisito senza accorgersi che non ci si sta godendo niente e la fatica di affrontare un futuro che potrebbe non esserci.
Un romanzo senza genere se non quello di essere bello, di regalare qualche ora di svago intelligente con anche il pregio, per chi lo vuole, di dare spunti di riflessione interessanti. Il modo in cui ogni membo della famiglia affronta gli accadimenti e i fatti della vita, altro non è che un’approfondita carrellata sulla varia umanità, di cui Vitali, attento e arguto osservatore coglie e mette in luce le sfumature e le “conseguenze” di ogni strada. Da mettere in valigia o sulla pila dei libri da leggere.

