So che molti aspettano le previsioni la domenica, è un gioco, ne siamo ttutti spero consapevoli, ma un gioco che prendo sul serio, come tutti gli impegni.
Leggere le stese dei Tarocchi richiede distacco, è inevitabile che per ogni segno mi venga in mente qualcuno, anche se poi le previsioni non riguardano quella persona e il tutto, richiede comunque un distacco e una serenità che in questo momento non ho.
Sono in pena per la salute di una persona che mi è davvero cara e questa cosa, oggi più che in altri giorni, mi toglie serenità. Ragion per cui non posterò l’oroscopo. Mi scuso, ma per quanto sia un gioco dicevo, lo faccio con la serietà che metto in tutte le cose.
Mi spiace ma oggi non ce l’ho, per cui mi auguro che nessuno se la prenda, ma anzi, che mandiate tutte le good vibes possibili.
Magari domattina sarò più libera di testa e riuscirò a farle, o magari tocca aspettare domenica prossima.
Ci sono anche un sacco di libri, in uscita, appena usciti, presentati a bookcity (che ho disertato), ve ne parlerò nei prossimi giorni, aspettando che arrivino nuove che smettono di far trattenere il respiro.
Non ve lo aspettavate lo so, e invece… PS a breve torno con i libri che sta uscendo il mondo
Lo so, che mi mettessi a scrivere di fiction non ve lo aspettavate, però cosa sono in fondo le fiction (alcune), sono la trasposizione della vita. Non parlo certamente di Amore e vendetta o soap turche in genere, raccontano un mondo da me troppo lontano, e neanche di Beautiful, che a suo tempo è partita – e per anni è stata – una rappresentazione più o meno reale del mondo dei ricchi, adesso onestamente è un troiaio che si tramanda di madri pari figli e figlie, tra legittimi e non, che non ci si capisce più nulla.
Parlo delle fiction italiane, moderni sceneggiati, per chi si ricorda cosa fossero.
La televisione italiana ne ha due di molto longeve, UPAS, ossia Un posto al sole, che da trent’anni racconta la quotidianità, in un posto difficile e bellissimo, Napoli, ma io vi racconto dell’altra Il Paradiso delle signore.
IPDS nasce da un romanzo, prende lo spunto iniziale, dal Paradiso delle signore di Emile Zola, che racconta la nascita di un grande magazzino a Parigi e lo sposta a Milano. La Milano degli anni ’50, per chi la conosce, è un po’ la storia de La Rinascente ma non ve la racconto, fidatevi e basta.
Ma cosa può accadere all’interno di un grande magazzino che sia così interessante da farne una roba che va avanti da 10 anni. Di tutto. Perché ci sono i proprietari, quindi imprenditori che fanno delle scelte e hanno amici mogli mariti figli e quant’altro, ma anche commesse magazzinieri fornitori case che ci sono, case da trovare, malattie morti matrimoni, insomma dai, la vita.
Come la vita appunto, gli sceneggiatori “inventano” trame che si rifanno a quello che accade anche a tutti noi.
Chi non ha un amico o un conoscente che partendo da 0 si è costruito rispettabili e fruttuose carriere? Una ragazza madre la conosciamo tutti no? E tutti abbiamo avuto storie d’amore, lunghe corte felici o piene di corna. Ecco che allora, intervengono i social, che diventano una cartina al tornasole, datemi un hastag e posterò la mia opinione su tutto, sui gruppi dedicati ci si fa un’idea, piuttosto precisa ahimè, dello stato delle cose. Di cosa pensa la gente, uomini donne giovani anziani, del nord del sud delle isole, ricchi poveri e così così, laureati o a malapena con le medie. Meglio di IPSOS.
Cosa ancora più evidente, si discute in base a quanto, le storie sul piccolo schermo, ci ricordano le nostre. Ci riconosciamo nei personaggi, nelle reazioni che hanno, nel modo di porsi verso gli altri, ci ritroviamo in situazioni che ci hanno riguardato da vicino.
Diventiamo a rotazione la più bella del reame, quella sfigata, la moglie il marito o l’amante, quella (scusate ma essendo femmina mi viene spontaneo il femminile ma tutto vale per entrambi i sessi).
Va da sé, che troviamo anche chi ci sta intorno. Ecco che c’è quello/a che sembra un totale imbecille, ma che in determinate situazioni si dimostra geniale, quella che sembra avere tutto, bellezza prestigio potere e stronzaggine a kg, salvo poi scoprire che non è così stronza e ha dei sacrosanti motivi per esserlo.
C’è la rana dalla bocca larga, convinta che sia giusto dire sempre tutto e se qualcosa provoca dei casini immani, sconvolge vite e quant’altro, si giustificherà sempre perché lei ha solo detto la verità.
C’è lo sfigato apparente, quello sempre accondiscendente, assertivo positivo e incoraggiante a cui piace fare l’eminenza grigia. Oltre la porta del posto di lavoro, non ha una vita, ma vive di riflesso tutte quelle degli altri, perché siamo una famiglia.
C’è lo stronzo conclamato che a volte sembra cambiare, ma nessuno si fida.
Crederci sempre arrendersi mai, diceva una nota (e brava) conduttrice, e ante litteram, c’è anche chi già lo sapeva.
Qualunque cosa faccia, la fa a fin di bene (il suo prevalentemente ma proietta egregiamente), qualunque iniziativa prenda viene trasformata, dagli altri, in mirabolante.
Finge, forse in buona fede o forse no, non si saprà mai, di stare un passo indietro, con l’unico risultato di farsi “chiamare” in scena, semina dubbi, la goccia che scava la roccia, ha sempre l’aria pensierosa e semina dolore come un’ape impollinatrice, ma messa di fronte ai fatti, è sempre stata fraintesa e non è mai colpa sua.
Potrei continuare ad libitum o quasi, ma qui mi fermo.
Rilevo però, che questo era lo scopo dell’articolo e torno a bomba sulle prime righe, che le fiction, nascosti sotto fatti più o meno esagerati, raccontano di noi ed è la ragione per cui si formano gruppi eterogenei in cui sui social di quello si parla.
È giusto? È sbagliato? Non lo so, so che a volte, più spesso di quanto si creda, il social diventa un modo di esprimere le proprie emozioni, le proprie ferite, quello che per mille ragioni non si può dire riferendolo a sé stessi.
E per chi come me, ma so che siamo in parecchi, ama andare un po’ più in là, diventa un modo per avere chiaro com’è la gente intorno, quella che incontri sul tram, al supermercato e tassellino dopo tassellino, capire se c’è un modo per capirsi e farsi capire.
Non ne basterebbero 18, articoli ovviamente, ma intanto…
Due giorni e tutto diventa vecchio, ma astraiamoci e procediamo per gradi.
Fermo che abbiate letto il capitolo precedente, che foste informati – oggettivamente – di vostro o incuriositi abbiate approfondito, facciamo un salto in avanti, saltiamo tutti gli anni in cui sembrava si potesse arrivare a una Pace, disarmata e disarmante come ha detto Leone, e arriviamo ai giorni nostri.
Non farò la cronocronaca, ma delle riflessioni, che spero possano essere di spunto per le vostre.
La striscia di Gaza, è da sempre, per tutte le cose che ho già scritto, il pezzetto che manca per completare il puzzle. La partita per tenersela stretta, si gioca su due piani.
Il primo è quello della gente comune, arabi, che per qualche ragione a me ignota e devo dire particolarmente ostica da capire, basa la propria intera esistenza, sull’equivalente della Bibbia.
I praticanti chiaramente. Persone di tutti i ceti, molti anche colti, molti no (ahimè), che inizia e finisce ogni frase, ogni pensiero, riportandolo alla volontà di Allah. Come se le loro menti non esistessero. Tutto è deciso guidato ispirato da un’entità superiore.
In contrapposizione, gli ebrei, altrettanto sbarellati (sempre secondo la mia personalissima visione), che però visivamente sono più vicini a noi.
Vestono più o meno come noi (dove noi è l’occidente), il loro cibo è facilmente confondibile col nostro, sotttolineo apparentemente, le loro festività (religiose), vengono tradotte e accomunate alle nostre, allora la narrazione diventa “quella che è la nostra Pasqua, il nostro Natale e ci sembrano più comprensibili. Probabilmente perché il loro libro sacro è anche il nostro. Solo la prima edizione diciamo.
Apparentemente attenzione.
La realtà è un po’ diversa, i matrimoni i “battesimi” le funzioni, sono molto più vicine ai disposti del Corano che a quelli del Nuovo Testamento. Ma si sa, la percezione spesso, è tutto.
Poi ci sono i non praticanti, quelli che appartengono per caso a una religione, perché nati in paesi musulmani, perché di madre ebrea, ma che fondamentalmente se ne fregano. Vivono serenamente la loro vita senza preoccuparsi di quale bestia sia l’arrosto in tavola, di come sia stata macellata la bestia, quelli che non si turbano se in metro hanno vicino una persona dell’altro sesso, che vanno a lavorare anche se è venerdì sabato o domenica, che si vestono come gli piace, che non pregano come i frati a orari fissi, e tante altre piccole cose di ogni giorno.
Ci interessano, sì ma non in questo articolo.
Arriviamo al secondo livello di gioco, perché poi ci sono gli altri, quelli che non sappiamo chi sono, di cui conosciamo solo pochi nomi, quelli delle banche, dei gruppi finanziari, dell’economia.
Sono questi di cui dobbiamo preoccuparci, perché sono loro che muovono le pedine – occhio che le pedine o i pedoni, sono quelli che negli scacchi (e nella vita) si possono sacrificare ma sono indispensabili per proteggere la regina o il re quando la partita arriva alle fasi cruciali –
Gaza, la Palestina in generale, fa gola a tanti. È una piccola miniera d’oro, politicamente ed economicamente e questa è l’unica ragione per cui sta succedendo tutto. Ma quello che vediamo noi, che ci vogliono far vedere, è altro. Do you remember Libano?
Da un lato c’è chi gioca pesantemente sui poveri ebrei perseguitati dall’altro chi filma gente disperata che si calpesta per un bicchiere d’acqua.
Ecco io lo capisco che emotivamente siano immagini forti, ma ci tengo a ricordare un paio di cose.
Le metto giù a mo’ di elenco
1 – il terrorismo non ha mai risolto una beata mazza (qui è Storia locale, la dovete da sapè)
2 – lo ripeto ricordando che sono di destra, centro destra, e molto più antifascista di molti sinistri. I governi (tutti, come gli inquirenti) lavorano seguendo regole che la maggior parte di noi non conosce e non conoscerà mai. Quello che vi dicono i tg o i social o l’influencer di turno, è meno di un quarto della realtà delle cose
3 – provate a guardare quello che succede senza riportarlo al vostro piccolo mondo. Che insultiate il governo, dimostra solo che non sapete neanche da che parte sta il fegato nella vostra pancia. La questione mediorientale esiste da prima che il più anziano dei nostri politici venisse al mondo
4- ricordatevi sempre che tv giornali social, vi mostrano quello che fa audience, non la verità. Ricordatevi le armi chimiche che dovevano essere in Iraq, in Siria e dio solo sa dove altro. I bambini colpiti dale bombe al fosforo che poi era gesso.
5 – lo so che è brutto da pensare e da dire, ma sappiate che una volta sfamati e al sicuro da Israele – e qui siamo nell’utopia – la maggior parte dei palestinesi, si dimenticherà di chi li ha eventualmente sostenuti e/o aiutati. Per la gran parte di loro, le vostre donne, madri mogli o sorelle, saranno delle puttane senza dio e voi sarete dei cani infedeli da sottomettere o da distruggere (perché purtroppo l’estremismo sta colpendo tutti indiscriminatamente)
6 – dei diritti di chi ha provato a difendere i loro, se ne fregheranno beatamente. Se siete omosessuali sarete da distruggere, se siete donne, da sottomettere, se siete bambini, da indottrinare. Se amate la musica sarete dei senza dio, se amate un buon cannonau ad accompagnare il porceddu, siete dei porci infedeli. Devo continuare?
Imparate a distinguere i governi dalle popolazioni, Bush riceveva Bin Laden a casa sua, ma questo non gli ha impedito di massacrare gli afgani e lasciarli tornare al burka.
Ricordatevi che perché possa nascere un palestinese che cresca libero dall’odio, ci vorrà tanto di quel tempo che non lo vedranno i vostri pronipoti, perché da generazioni nascono e crescono nella paura, con la fame, l’ignoranza, nascono e crescono con la morte, spesso violenta, come vicina di casa. Non possono che essere così, infarciti di odio.
E lo stesso vale per chi, e ce ne sono, in Israele non può essere una persona serena, sapendo che durante un aperitivo una passeggiata o mentre fa la spesa, in qualunque momento potrebbe essere ucciso da una bomba, o da una cellula impazzita armata di coltello.
Grazie a Food for Gaza l’Italia ha destinato alla Striscia di Gaza circa 2.300 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità. Gli aiuti sono transitatiattraverso il Programma Alimentare Mondiale e la Croce Rossa Internazionale, istituzioni autorevoli e imparziali, che godono della fiducia di entrambe le parti.
Fra le operazioni di maggiore portata finora realizzate, il PAM ha distribuito 2.000 tonnellate di farina. Quattro convogli sono partiti dalla Giordania nell’arco di circa tre settimane fra luglio e agosto, con l’obiettivo di assistere circa un milione di palestinesi nella Striscia.
Inoltre, con la collaborazione decisiva del Ministero della Difesa, sono stati realizzati aviolanci per paracadutare direttamente su Gaza circa 100 tonnellate di derrate alimentari.
Confesso subito di essere profondamente antisionista. Chi dovesse obiettare che è sinonimo di antisemitismo, prima legga, poi cortesemente, si levi dai miei radar.
Ah, probabilmente ho anche degli amici o conoscenti ebrei, ma questo è un altro discorso Chiusa la parentesi, spostiamoci un attimo sui libri di Storia. Sì sì, oggi parlo di flottiglie, di Palestina e di Israele. La terra era mia no era mia, c’ero prima io, no c’erano prima gli altri. Sorpresa sorpresa, cazzate!
Vi sognereste di andare da quello che ha costruito la casa (il condominio o il supermercato) sul terreno che 10000 anni fa era dei vostri antenati? Probabilmente no, e allora perché accettare che si faccia in Palestina Giudea o come cazzo volete chiamarla?
Non è certo questo il posto dove impartire lezioni di Storia (non è il mio e non sono così presuntuosa), ma è il posto giusto dove prendere spunto per pensare. Dunque, Israele, lo Stato intendo, è lì per decisione politica, prima del 1948. 14 maggio per la precisione, semplicemente non esisteva. Dice niente la data? Bravi, post seconda guerra mondiale, quindi post nazismo e fascismo, post persecuzione insomma.
Partite da questo presupposto, tutti quelli che si sono spostati lì, in quel pezzo di terra, regalato? Concesso? Elargito? La definizione sceglietela voi, vivevano sereni in altri Stati, addirittura in altri continenti, ma avevano uno zio un nonno un qualsiasi cazzobubolo di parente che è passato dai campi di concentramento o di sterminio. Molti ci sono morti, molti ne sono usciti e quelli usciti andavano in qualche modo risarciti per la persecuzione subita. Ci sarebbe anche la questoncina antecedente, degli arabi che nel 1917 aiutarono fattivamente l’impero britannico a prendere possesso dei territori di cui parlo, ma transeat.
L’area in questione, era appunto un protettorato britannico, a sud della Siria (protettorato francese) e del Libano, a ovest della Giordania e a nord est dell’Egitto. Questa parte qui tenetela a mente, perché ha la sua importanza nel prosieguo della Storia.
La faccio cortissima, esistevano dunque gli auspicati due Stati. Lo Stato arabo e lo Stato di Israele, che però non era contenta, voleva banalmente più terra, da coltivare, da sfruttare, con il controllo totale della costa. Tanto carini gli ebrei non lo sono mai stati, un po’ fissati con la loro religione – vi ricordo solo che il povero Gesù Cristo, ebreo di nascita, l’hanno fatto mettere sulla croce loro, per motivi religiosi, ma più politici
Così, giorno dopo giorno, mese dopo mese, chilometro dopo chilometro, si sono presi, hanno letteralmente occupato militarmente, senza disdegnare una guerrettina qui e una guerrettina lì, praticamente tutti i dintorni. Lo Stato Arabo ha resistito fino a oggi, riuscendo a tenere la striscia di Gaza.
La situazione che è perdurata in questi decenni, è quella di uno Stato aiutato militarmente da praticamente tutto il mondo (ah i sensi di colpa), contro uno Stato che da anni è senza una guida. Essere senza un leader, ha fatto sì che la popolazione cominciasse a difendersi come poteva. È nata l‘intifada, gli accordi sono stati violati e un mq alla volta siamo arrivati qui, anzi, lì, al 7 ottobre.
La prima puntata finisce qui, la prossima partirà da quel giorno orribile che vero falso ingigantito o sminuito, qualcosa ha cambiato.
Niente libri niente oroscopi, oggi mi levo un sassolino e non sarà l‘unico.
Il fatto di non avere bandierine su nessun social, di evitare di prendere posizioni, non significa che non abbia delle opinioni ben precise su quello che succede nel mondo, e come dico spesso, ho un solo fegato e cerco di preservarlo, quindi vado a ruota libera, magari può sembrare che mescoli le cose ma non è così, garantisco.
Garlasco: per me è palese che l’indagine della Procura di Pavia e quella di Brescia, si sono incrociate, probabilmente per caso.
Che Stasi sia in galera da innocente, ormai lo darei per scontato. Le opzioni che personalmente mi vengono in mente, non sono molte, anzi è una.
Solo o in compagnia, Le mani nella marmellata, non sono quelle di Stasi, le ragioni a questo punto possono essere mille.
Interesse sessuale – che aveva l’assassino per Chiara – o il fatto che la stessa che era inciampata per caso in qualcosa di sporco che riguardava forse il fratello, all’epoca molto giovane e influenzabile, che faceva talmente schifo che lo avrebbe detto ai genitori, scoperchiando un vespaio di cui probabilmente non sospettava nemmeno l’esistenza.
Un vespaio in cui a vario titolo, si incrociano tante, forse troppe schifezze.
Premesso che sono dell’opinione che laddove ci sia consenso, in ambito sessuale e dintorni, è ammesso quasi tutto, stigmatizzo la pedofilia (che per sua natura esclude il consenso di cui sopra) e il sesso fra consanguinei, non che la questione mi disturbi moralmente, a me fa arricciare i peli e venire l’urto del vomito, ma perché contro natura.
La progenie dei consanguinei alla lunga, si deteriora geneticamente.
La natura ha i suoi modi per dirci cosa sia “giusto” e cosa no.
Dove giusto, sia chiaro, non implica giudizi di tipo morale, ma proprio di biologia spicciola.
Lo scopo del rapporto sessuale, è ovviamente la procreazione, dove non sia possibile, c’è qualcosa di sbagliato.
Torniamo però a bomba, è evidente che ci fossero persone con delle, perdonatemi la parola forse non correttissima, perversioni.
Statisticamente, se sei una persona che agisce nella media, difficilmente ti troverai implicato se non per sbaglio, in vicende che siano – e qui saltiamo piano – illecite quando non illegali.
C’è ovviamente una spiegazione logica, l’ambito delle perversioni o illecità o illegalità, deve necessariamente essere nascosto, muoversi nell’ombra, questo esattamente come succede alla luce del sole, fa sì che le strade si incrocino, ecco perché a mio parere, nell’inchiesta di cui sto parlando, un merdino piccolo piccolo, come possono essere le fantasie, può finire in un disastro e questo in mano a qualcuno che ha altre perversioni o condotte immorali (qui penso ovviamente alla corruzione di magistratura o polizia).
Finisce che per nascondere una cosa se ne nascondano a cascate altre mille, indipendentemente dal grado di schifezza.
Sono una chilavister, una mailoaddicted, una bimba di Brindisi semplice, mi appassiona il crime (sarà mica una perversione anche questa? Ops), ma qui sono costretta ad arrendermi. Nessun autore di thriller noir e compagnia, riuscirebbe a immaginare un ingarbugliamento tale di interesse a tenere nascosta la propria parte. Solo la realtà può farcela.
A noi, a parte il “divertimento” di giocare a Cluedo, rimane solo da aspettare e confidare nell’onestà di chi, scoperchiato per caso il verminaio, abbia il coraggio di distruggerlo, senza guardare in faccia nessuno.
Perché possiamo ritrovare la fiducia nella giustizia, per tutti.
Senza dimenticarci mai, che alla base di tutto il nostro chiacchiericcio, c’è la vita di una giovane donna, stroncata senza pietà e la vita di un giovane uomo che sta pagando per un crimine che quasi sicuramente non ha commesso.
Quando aprii il blog, molti anni fa ormai, il primo articolo si apriva con una domanda : cui Prodest? Parlavo di euro, inteso come moneta, si cominciava a capire che qualcosa non era andato esattamente come ci avevano raccontato. Per la precisione, come ci aveva raccontato il signor Romano Prodi. Di poche persone ho disistima come del professore, politicamente ed epidermicamente, potreste anche pensare che non conosca l’italiano, invece no, epidermicamente lo uso a ragion veduta, perché il signore in questione l’ho incontrato e siccome sono una persona educata – a differenza sua – quando nei corridoi della RAI allungava la mano indistintamente ai presenti, la mano gliel’ho stretta anche se di mio certamente non lo avrei fatto. Transeat. Ho visto come tutti il video della domanda di Lavinia Orefici che ha fatto infuriare il caro anziano signore, al punto di toccare una perfetta sconosciuta. Tecnicamente alzare le mani.
Quando ero piccola e fra bambini ci si “picchiava”, mi hanno ripetuto fino alla nausea “gioco di mano gioco di villano”. Villano. Sinonimo di villico direi no? In contrapposizione alla persona educata. Il villico, il villano, non conosce le buone maniere, è uso avere a che fare con la terra, con le bestie, non con persone educate. D’altra parte io sono fermamente convinta che signore ci nasci, puoi ripulirti, imparare più o meno a comportarti, ma la tua natura uscirà sempre fuori a qualche punto. Normalmente quando sei in difetto e ciò che ho visto è stata la dimostrazione di quanto sopra esposto.
Il problema non si porrebbe se stessi parlano di qualcuno che non ha incarichi pubblici, che ha potuto influire pesantemente sulle nostre vite, che ancora (credo), siede in un parlamento.
Ma andiamo ancora oltre, facciamo un passettino più avanti. Vi siete chiesti perché l’esimio signore si è così risentito? Provate a non essere tifosi ma onesti osservatori se vi riesce (che il tifo come dice un grande scrittore, è poi pur sempre una malattia). La giornalista chiede all’esimio se condivida un’affermazione. Chiedetevi quale sarebbe la vostra prima reazione quando cogliete una citazione. Un sorriso vi scappa? A me sì. Accade invece che l’esimio resta per qualche secondo, letteralmente basito, poi chiede con un tono estremamente scocciato che rasenta l’indignato, più o meno questo: quando mai avrei detto questo? L’ingenua Orefici, giornalista evidentemente non abbastanza sgamata, non approfitta dell’occasione, non coglie al balzo l’immane cazzata che l’esimio ha appena pronunciato. Precipitosamente, specifica che si tratta di una citazione dell’ormai stranoto Manifesto di Ventotene. L’esimio esala (letteralmente) un fiato e si ricarica alla velocità della luce, lui, a differenza della povera giornalista è molto sgamato. Il tono è la versione senile del gne gne infantile, (io che sono una vecchia carogna, ho anche visto il fumetto del non detto “soccia che figura, non l’avevo riconosciuta, devo girare la frittata a spese di questa ingenuotta”) le parole oltre al tono, sono la versione senile dell’infantilissimo “non mi hai fatto niente faccia di serpente”. Certo che lo so cos’è la frase che hai detto, per chi mi prendi? (vedi foto 1) E parte col pippone della contestualizzazione, non riuscendo a trattenersi dall’allungare una mano, salvo nel tragitto, parliamo di frazione di secondi, ricordarsi che no, non sta parlando a uno dei suoi studenti ma a una giornalista davanti a delle telecamere, quindi deviare dalla guancia (secondo me obbiettivo primario) e pizzicare una ciocca di capelli.
È andata, tutti si ricordano della mano e il fatto che palesemente non avesse colto la citazione, pensando che fosse qualcosa di attribuito a lui, è bellamente passato sotto silenzio. Ecco cosa vi è sfuggito, NON HA RICONOSCIUTO LA CITAZIONE e da politico consumato qual è, ha fatto in modo che non ve ne accorgeste, né da una parte né dall’altra. È così che la politica e i politici vi fottono, coi giochi di prestigio. Non continuate a cascarci, per l’amor diddio di patria e soprattutto di voi stessi.
È un articolo lungo, vi chiedo scusa ma le “denunce” vanno fatte per bene, vi chiedo fra l’altro il favore di condividerlo sulle vostre pagine social.
Chi vive a Milano nord nord ovest, aspetta da anni la promessa riqualificazione, è periferia sì, ma se sono riusciti (non certo questa amministrazione), a rendere vivibile e piacevole, gran parte della “famigerata” Quarto Oggiaro, non si capisce dove stia il problema nel tratto che va da Piazzale Accursio a Quarto appunto e verso il cimitero maggiore. Stanno pubblicizzando già da un po’ il Certosa District, alla fine di via Varesina, in effetti, come potete vedere dalle foto aprendo il link, un paio di edifici nuovi, con all’interno uffici sedi di aziende e quattro o cinque locali ci sono, ma hanno evidentemente qualche problema. All’interno del complesso, ci vanno solo quelli che ci lavorano. Alle 20/21 circa, il cancello si chiude, diciamo che insomma, non è di gran richiamo.
Attraversato l’incrocio con via Pailizzi, c’è la fermata dei due solo mezzi che portano all’ospedale Sacco (un polo piuttosto importante) L’8 settembre, partiranno i lavori di ripristino dei binari e si spera che per qualche anno saremo a posto. Fermo restando che in viale Espinasse non passerà alcun mezzo. Da un paio d’anni hanno rifatto le pensiline, con le discese per le carrozzine, peccato i buchi rimasti sulla strada. Agevolo
Superata l’entrata di un condominio (cui parliamo più avanti), dove una volta c’era la sede della Sandvik, c’è un cantiere, con enormi cartelloni che riportano le foto del già costruito di cui dicevo più sopra, e un parco, che al momento è una foresta abbandonata, ma dalle foto diventerà splendido. Al momento cantiere e verde sono così
Cantiere misterioso e Area verde impenetrabile
Proseguendo oltre il cantiere, hanno costruito un secondo piccolo polo, in cui oltre alla sede prima di Whirpool ora Beko, c’è un bar (famosissimo mi dicono) in cui un caffè e una brioches (ottime ma senza esagerare), ti costano dai 4 € in su, senza servizio al tavolo, con una zuccheriera aperta, che credo sia anche fuori norma, appoggiata sul bancone, in tazzine senza cucchiaino – devi chiederlo- e un ristorante arabo, che al momento è aperto dalle 12 alle 14 o 15. Ah, c’è anche una minuscola panetteria, credo di una catena, che apre alle 11. Il pane è buonissimo, ma lo compri due volte e poi basta visto che ci lasci un rene.
Detto questo, in attesa di capire cosa nascerà dal cantiere (in piedi da 4 anni) vi racconto la situazione attuale, i marciapiedi di via Varesina, ossia davanti ai due “poli”, sono bellamente tappezzati di immondizia varia ed eventuale, ma soprattutto di cacche e pipì, per la maggior parte umane e non canine come si potrebbe pensare.
Ma il bello viene adesso, via Palizzi, procede verso Quarto Oggiaro, con il famoso ponte Palizzi, tranne che per qualche centinaio di metri, che procedono paralleli ma sottostanti fino a terminare a ridosso dei binari delle Ferrovie Nord.
Piccola legenda esplicativa: la stradina chiara che parte di fronte al distributore, è la parte incriminata di via Palizzi. Le frecce indicano la porzione di strada dove sono posizionati i binari del tram. A un livello più basso (un paio di metri) inizia la zona verde. I tre quadratini sono gli ex orti comunali (al momento occupati da rom) mentre in quello rosso, è ospitata una colonia felina, che con la collaborazione del comune e dei volontari, stiamo catturando e sterilizzando. In verde, la giungla.
Ora, questo pezzettino di via, dopo i primi 150 metri, su cui affacciano un condominio e un giardino privato, è diventata terra di nessuno. Molti anni fa il comune ha installato un cancello, purtroppo ormai da anni è rotto e sempre aperto. Superando il primo pezzo di sentiero, lungo il quale si affacciano quelli che una volta erano gli orti comunali, da anni ormai dismessi abbandonati – adesso occupati da rom e cinesi-, la vegetazione, mai curata dal Comune, è diventata una giungla. Ovviamente senz’acqua, senza servizi igienici senza luce (se non per qualche breve periodo in cui si attaccano alla rete elettrica, allacci abusivissimi che il gestore ovviamente stacca a intervalli regolari). Riuscite a immaginare come sia ridotto quello spazio che dovrebbe essere verde pubblico? Agevolo con qualche foto.
AMSA il municipio 8 e la polizia, stanno facendo il possibile, ma dopo mezz’ora dallo sgombro e la pulizia, rientrano e il giorno dopo è peggio. Da brava razzista, così vengo spesso qualificata, ogni santo giorno parlo con loro, senza mai trascendere, senza offendere. A forza di dai, la maggior parte di loro hanno deciso di andarsene, spero in un posto dove abbiano perlomeno acqua e luce, i pochi rimasti, alla mattina ritirano i materassi e passano la scopa togliendo quel che riescono, credo un caso più unico che raro. Ora, viste le foto, non è difficile immaginare il rischio igienico sanitario che è in essere, oltre a non poter usufruire della passeggiata nel verde. Mi auguro che l’assessore del municipio 8 con cui sono in contatto dott. Fabio Galesi e AMSA, provvedano a mantenere l’impegno preso, ossia ripulire e ripristinare la chiusura del cancello, in tempi brevi se non brevissimi. Mi premeva comunque che chiunque parla di accoglienza, di convivenza di integrazione, capisca che non è questo il modo. Rinnovo la richiesta di condivisione. Nell’interesse di tutte le parti coinvolte. Grazie
Stefano Valdiserri e Lorenzo Guarnieri – foto reperita in rete credit @Corriere web
Mentre a Bologna pare che smadonnino in aramaico antico, un mentecatto (con parecchi emuli credo), si aggira munito di flessibile a troncare atovelox e la polemica continua a occupare TG e talk, io rifletto. Capisco perfettamente tutti i calcoli che sono stati fatti, la fisica non si discute e se è vero che a 30 km orari un pedone o un ciclista hanno millemila possibilità di salvarsi in caso di impatto, è anche vera un’altra cosa.
Chi si mette alla guida ubriaco, fatto o con l’idea malata di fare delle challenge, mi pare ovvio, che a prescindere se ne sbatte allegramente di qualsivoglia autovelox, telecamere ritiri di patente e ogni altra pena prevista per l’omicidio stradale.
Ammiro immensamente Paola Di Caro Luca Valdiserri Stefano Guarnieri e tutti gli altri genitori che hanno saputo trasformare un dolore inimmaginabile, in una battaglia completamente scevra da odio e rancore. Le storie di Lorenzo Guarnieri e Francesco Valdiserri (che non ci sono più) le trovate in rete e vi consiglio di cercarle e leggerle. I loro genitori portano avanti un discorso di educazione alle parole, ai comportamenti alla civiltà, una battaglia pacata ma irriducibile.
Temo che però il target sia insufficiente. È fondamentale che si parli di persone che volontariamente si mettono alla guida alterate e non di macchine impazzite, è fondamentale che esistano delle leggi che riconoscono come spesso, un incidente stradale sia in realtà un omicidio volontario, doveroso (ma sarebbe più logico naturale) che i ragazzi crescano con il rispetto della vita propria e altrui, ma stiamo parlando di esseri umani.
La variabile di cui non si tiene conto è che l’essere umano, una piccola parte grazie a Dio rispetto alla totalità, è incurante per sua natura. Purché non sia toccato nel suo, è indifferente alla sorte degli altri. L’uomo non capisce, credo per legittima inutile difesa, che quanto oggi capita ad altri, domani potrebbe capitare a lui.
Il problema non è il mentecatto che danneggia la proprietà pubblica, che andrebbe comunque punito in modo esemplare. Il problema è che a oggi, visto che sono segnalati, il 90% degli automobilisti, rallenta per passare davanti all’autovelox e poi riaccelera, evita la multa e 100 metri dopo è di nuovo a velocità “pericolosa”.
Il problema è che l’essere umano nella maggior parte dei casi si autoassolve sempre e comunque, pensa di essere in grado di gestire tutto e capisce purtroppo solo una cosa, a errore corrisponde punizione. Banalmente credo, e chiedo scusa per la presunzione, che l’omicidio dovrebbe avere solo due tipologie (processualmente intendo), colposo o volontario.
Al colposo, che è oggettivamente raro, posso capire che si applichino attenuanti, al volontario no. Sono abbastanza certa, e mi riscuso per la presunzione, che se a reato accertato corrispondesse una pena certa e adeguata, nel giro di poco tempo, i reati subirebbero una diminuzione nettissima. Niente patteggiamento, niente pena massima di 30 anni, niente sconti. Uccidi e la tua vita finisce nello stesso momento in cui lo fai.
Non fisicamente certo, ma in una cella, con solo qualche libro, no tv no palestra no possibilità di laurearti in carcere o uscire a lavorare, lavori all’interno del carcere e lo fai per la comunità. So che sembra una cosa disumana, che in Italia la carcerazione deve avere carattere riabilitativo, ma la vita che hai tolto aveva lo stesso valore della tua e una giustizia giusta, forse dovrebbe tenerne conto.
Intanto che aspettiamo una giustizia giusta, in cui Caino e Abele abbiano gli gli stessi diritti, andando oltre i miei personalissimi pensieri, non aspettate di vedere l’autovelox per rallentare, non credetevi immuni o onnipotenti, ricordatevi che nella giornata siamo insieme automobilisti pedoni e/o ciclisti e seguite su X (ex twitter) @PaolaDiCaro @Barney1404 e @vaLoreVita
(onlus https://www.lorenzoguarnieri.com/ ), è un modo come un altro per prendere consapevolezza di tante cose, per capirne altrettante e se si riesce ad assomigliargli anche solo un po’, diventare persone migliori.
Lo so che il titolo sembra una bestemmia, invece in questo mondo iperconnesso, va a finire che davvero i famosi 6 gradi di separazione rischiano di diventare 1. Facciamo rumore ha chiesto la sorella di Giulia, e lo si è fatto per, una settimana? Dieci giorni? Nel frattempo altre tre donne sono state uccise. Sic transit eccetera; dicevo del Grande Fratello, so che nessuno lo guarda, figuriamoci, epperò se vi capita io vi invito a dare un’occhiata. Da settimane gli spettatori hanno creato un # ossia #FuoriVarrese. E sapete perché è stato creato? Perché questo omuncolo e vi garantisco che se ne guardate qualche spezzone direte che sono stata anche gentile a definirlo così, questo attorucolo, di fiction non memorabili, si sta comportando come il peggior bullo da strada nei confronti di un’altra concorrente, donna of course. Roba da denuncia eh, non cazzatine. Non mi partite con le polemiche sulla tv spazzatura e Silvio pace all’anima e cose così, non è questo il punto. Il punto è che in questo Bel Paese, si istituisce il Codice Rosso, c’è gente che si fa bella per esserci stata quando si è iniziato a parlare seriamente di violenza di genere, ma la magistratura non vede, non sente, non interviene d’ufficio. Potrebbe intervenire la produzione certo, ma a guardarlo sono in tanti, a guardarlo con costanza intendo e questo equivale a tanti soldi che girano, quindi è ovvio che non lo faccia, ma c’è una donna, fortissima, che sta tenendo testa a un uomo che potrebbe palesemente diventare violento anche fisicamente, ma si sta logorando psicologicamente, si vede, sono chiarissime entrambe le cose. Lo vedete il link fra il facciamo rumore e lo status quo? Ecco, facciamo sì che i reati inerenti alla violenza diventino perseguibili d’ufficio (forse lo sono già ma evidentemente non a sufficienza), facciamo sì che se domani io vado in commissariato a denunciare Varrese, la polizia non mi dica grazie e arrivederci, facciamo in modo che un # diventi davvero vox populi. Questa volta lo chiedo espressamente, condividete questo articolo con #fuoriVarrese, facciamo in modo che arrivi sul PC o sul telefonino di qualcuno che può fare qualcosa. Facciamo rumore, ognuno come può.
Ciò che scriverò adesso non toglie un milligrammo di colpa al Turetta, nè sposta di un micron la consapevolezza dell’immenso e immane dolore dei Cecchettin, sono riflessioni, se volete che lasciano il tempo che trovano, o magari possono essere spunto di riflessione. Fatene ciò che più vi garba. Ieri ho seguito come tanti i funerali di Giulia e come tanti se non tutti, sono stata colpita dalle parole del padre. Ha detto che dobbiamo stare attenti, ed è sacrosanto, ma prima ancora dobbiamo stare attenti a noi stessi, ai nostri preconcetti. Chiunque di noi non riesce a guardare con oggettività le persone che ci graviano intorno. Partiamo da qui. La sorella da subito ha detto che Filippo era geloso ossessivo possessivo, ma fino a quella sera in cui Giulia non è rientrata, non aveva mai pensato che avrebbe potuto trasformarsi in assassino. Le amiche a cui Giulia aveva mandato i vocali che abbiamo sentito mille volte, non credevano che avrebbe dto di matto davvero. Questo lo dò per certo, altrimenti avrebbe parlato col papà, insieme avrebbero parlato con Giulia, con Filippo, con i suoi genitori. Se avessero pensato per un millisecondo, che poteva diventare un pericolo, avrebbero avvisato le forze dell’ordine, avrebbero impedito a Giulia di stare sola con lui, avrebbero chiesto un provvedimento cautelare. Non lo hanno fatto. Perché non si pensa mai che al mostro stiamo aprendo la porta di casa, che lo abbiamo accolto, che gli abbiamo in qualche modo affidato una NOSTRA persona. Perché diciamolo, non c’è niente di più gratificante dell’appartenenza, alla famiglia, a un amore a un gruppo. Non facciamo come con le altre mille parole che abbiamo snaturato. Mia Mio Nostro, sono parole dolcissime, non uccidono, non feriscono. Sei il mio amore, sei la mia bambina, sei la mia mamma la mia migliore amica/ amico, sono parole rassicuranti, ci danno la sensazione che non saremo mai soli, proprio perché apparteniamo e reciprocamente le nostre persone ci appartengono. Mettiamoci la testa vicino al cuore, sempre, partiamo dal presupposto che è meglio litigare e farsi mandare a dar via l’organo da chi amiamo se questo significa metterle/gli quella pulce nell’orecchio che potrebbe salvargli la vita. Riprendiamo le misure, capiamo che se durante una lite, per qualsiasi ragione avvenga, può capitare di alzare la voce, di dirsi cose terribili, anche di dare un pugno al muro, non è quello che ci fa dei mostri o fa dei mostri delle persone con cui litighiamo. Stiamo attenti anche a tutti quei segnali che non ci coinvolgono in prima persona, a quanto chi ci è vicino può essee fragile, perché è la fragilità che scatena il mostro. Ci deve fare tenerezza un bimbo che dorme col peluches, se lo fa un adolescente vuol dire che gli manca qualcosa, se lo fa un uomo o una donna, vuol dire che non ha sviluppato in modo sano l’adulto che è. Non preoccupiamoci delle urla durante una lite, stiamo attenti piuttosto a quanto spesso chi abbiamo vicino, la lite la cerca. Perché se è una modalità continua, manca un equilibrio di fondo. Lo stesso se chi abbiamo vicino, in modo subdolo, tenta di sminuirci, magari senza usare parole precise e umilianti, ma stiamoci attenti, tutti. Uomini o donne che siamo. Ha un bel dire la Bruzzone che il raptus non esiste, esiste sì, e può prendere chiunque, in qualsiasi momento. (Non è di sicuro il caso di Turetta). Non lo sappiamo cosa può scatenarlo, ma facciamo in modo di non esserci se e quando accadrà, pensiamoci prima, perché il mostro potremmo essere anche noi.