

Vi ricordate cosa ho scritto nella recensione di Requiem per un amico? Dicevo che Freeman è uno di quegli autori di cui fra un libro e l’altro mi “dimentico” salvo poi godere come una quaglia (no, non saprete mai come godono le quaglie, non qui perlomeno) quando lo leggo, magari dopo mesi che è uscito. Con Eugenio Tornaghi mi succede lo stesso, parlando di libri, perché è una personcina che adoro e non potrei mai dimenticarmi che c’è. Diciamo pure che in parte è colpa sua, nel senso che essendo un affermato professionista oltre che un ottimo autore, pubblica ogni tot di tempo, non sforna un libro ogni sei mesi per capirci, ma neanche uno all’anno, così quando mi trovo un suo nuovo romanzo fra le mani, ho i miei bei momenti.
Il commissario Libero Cattaneo lo abbiamo incontrato la prima volta ne La pesca dello spada, un’indagine di polizia all’interno del mondo dell’alta finanza – che Tornaghi conosce profondamente – pubblicato nel 2015. Di lui però non sapevamo nulla fino a quando, nel 2020, perché si sa che chi va piano arriva sano e lontano, in Maradagal (palese e dichiarato omaggio a Gadda) Tornaghi ci ha raccontato tutto dall’inizio. Ed eccoci all’anno scorso, con Lunedì prossimo, la seconda indagine del commissario Cattaneo. La trama è tecnicamente ineccepibile, perché il ragazzo sa come si scrive un giallo, ma quello che davvero lo rende particolare è lo svolgimento. Surreale, una “commedia” degli equivoci in cui si accavallano senza soluzione di continuità situazioni paradossali intorno alla vicenda principale. Di fondo sono due i “protagonisti” che in qualche modo ritornano (lo so mi lascio andare ai voli pindarici ma sono giustificati). Un personaggio protagonista che non è esattamente una cima e il mondo delle banche dei soldi, della finanza che anche qui fa in qualche modo da sfondo. Qui in realtà si aggiungono anche più di un paio di temi che definirei socialmente rilevanti che ovviamente non vi sto a raccontare. Ho scritto commedia ma in realtà non c’è da ridere, sorrisi amari, quelli sì, perché le situazioni che crea, viste da fuori sono al limite del buffo, si creao malintesi e i conseguenti incasinamenti sono divertenti. La cura nella scrittura è di quelle davanti a cui togliersi il cappello. Non a caso il primo romanzo pubblicato da Todaro nel 2007 era curato dalla leggendaria e mai troppo rimpianta Tecla Dozio, che insomma, era una che di giallo e di scrittura ne sapeva.
Ah, il collegamento è alla pagina FB dell’autore, un po’ perché mettere quello a Linkedin mi pareva inutile, un po’ perché, pochi se non siete fra i suoi amici, ma trovate qualche post che fa anche riferimento al film che è stato tratto da Una spiegazione logica, così a conferma che scrive roba buona. E lo so, di solito non metto foto dell’autore, ma siccome gli rimprovero da anni di essere uno strafigo, mi pareva giusto mostrarlo alle fanciule che passano di qua.
Siete ancora lì e non l’avete ancora ordinato, meglio se al vostro libraio di fiducia? Su dai che poi mi dite, in tutti gli store e sul sito di Laurana Editore.
