
Hai 55 anni e decidi che vuoi un tatuaggio, ci pensi da anni ma la paura del dolore fisico e l’idea che sia una cosa che ti resterà sulla pelle per sempre, ti ha frenato. Arriva il momento e su due piedi, decidi che sarà un geco, un piccolo geco una decina di cm sopra il malleolo sinistro. Dolore 0, gratitudine alla tatuatrice (la mia amica Rosalba, santa Rosalba) e innamoramento immediato per Arturo (sì il mio geco ha un nome). Ormai da un anno è praticamente il mio animale domestico, quindi immaginatevi un po’ come ci sono rimasta quando ho scoperto, leggendo La banda dei colpevoli, che uno dei protagonisti è un geco psicopatico, no, non appena un po’ balengo, psicopatico proprio. Passato l’attimo in cui ho guardato Arturo con un minimo di turbamento, stando ben attenta a non farmi vedere mentre ridevo come una pazza, mi sono lasciata prendere dall’atmosfera che la Savioli riesce a creare. Reale realissima, con quelli che sono i problemi quotidiani di una donna che lavora e il cui marito per di più, ha avuto un avanzamento di carriera che lo ha portato e lo porterà più volte ad essere lontano, parecchio lontano e con non pochi problemi di adattamento, per qualche giorno; Luca, il figlio cinquenne, lamenta dei malesseri sospetti che costringono la nostra Anna a correre più di una volta a scuola per recuperarlo, salvo scrutandolo dallo specchietto, vederli scomparire praticamente all’istante e naturalmente pensare che è colpa sua, per fortuna il gatto in quella casa ha uno spirito che Montessori levati proprio. Più vera del vero insomma, eppure nello stesso tempo, complici forse i dialoghi con un ficus adolescente e un’erbaccia in proporzione vecchia e saggia, tartarughe artritiche la psicanalista sostituita – egregiamente – da una rana toro, più altri innumerevoli interlocutori, quella stessa atmosfera reale realissima di cui parlavo prima, diventa anche un po’ fiabesca. Ok ok, molto fiabesca, perché ci sono anche le luci di Natale e la sostituta nonna che prepara biscotti e torte e Lavinia, sorella svampita che ha comprato casa proprio sopra l’appartamento in cui è avvenuto l’omicidio su cui Cantoni e soci, dovranno indagare. Dice sì ma così sono capaci tutti, a parte il fatto che non è vero, perché dar pensieri e voce a delle creature così disparate e dare l’impressione che se potessimo sentirli anche noi, sentiremmo esattamente quei discorsi, è una sfida che perderebbero in tanti e se questo non bastasse, va detto che la presenza di queste distrazioni, non toglie un grammo né alla trama gialla che è ineccepibile, né alla fatica della vita. Una fatica come quella di tutti ma alleggerita dalla convinzione che un sorriso, magari non entusiasta ma sincero, che un pochino di buona educazione, il medesimo rispetto per chiunque stia interagendo con noi e non ultimo il primo principio dettato da Esculapio: non nuocere, siano il viatico per arrivare alla serenità. Forse anche Sarah ha una rana toro estremamente preparata perché Annarella, romanzo dopo romanzo, sta diventando grande, ha imparato tante cose su di sé e sugli altri e guardandoli con occhi diversi, più distaccati dall’idea che ha di loro, scopre che o sono cresciuti anche loro o lei si era sbagliata e in questo modo, affronta tutto con una serenità che è propria di chi è risolto o ha capito la strada giusta da percorrere. Ragazzi fidatevi, La banda dei colpevoli non può mancare nei reader o nelle librerie, e se non incontrate Jasoneh, il coniglio da sgabuzzino e gli algidi occhi d’oro di cui si innamora Otto (che per chi non lo sapesse è un enorme alano arlecchino), beh, non sapete cosa vi perdete.
