i Bar Toletti Come ho cambiato facebook

Io per esempio – ma non è che faccia molto testo – non sapevo fino a qualche mese fa, che Marino Bartoletti fosse su facebook, l’ho scoperto perché dovendolo intervistare cercavo spunti per le domande e ovviamente la rete è il posto migliore. Ebbene c’era e devo dire che la sua bacheca, anzi, le sue bacheche, quella pubblica e quella privata, sono delle vere miniere sia per chi deve preparare delle domande, sia per chi voglia farsi una cultura. Ovviamente gli argomenti di cui scrive di più sono musica e sport, o sport e musica a scelta, ma non manca mai di legarli all’attualità.
Chiedi una cosa chiedine un’altra, ho scoperto l’esistenza dei Bar Toletti, sì lo so che esiste altro oltre ai gialli e ai noir, ma ho poi delle giornate di sole 24 ore come tutti, non posso sapere tutto.
Trattasi di numero 3 volumetti che raccolgono la produzione facebucchiana (ma si pò dire? Boh), forse dovrei dire trattavasi, perché così tra il nusco e il brusco è arrivato anche il Bar Toletti 4 – Come ho cambiato facebook. Sono pubblicati da Minerva edizioni che mercoledì 1° luglio, a Russi (RA), lo propone in un incontro a cui sarà presente l’autore, in anteprima nazionale.
I post, datati nel senso che riportano la data in cui sono stati scritti e ovviamente senza i commenti (rischiavano di uscire 33 volumi), accompagnati dalle deliziose vignette di Matitaccia al secolo Giorgio Serra, un vignettista caricaturista eccezionale, capace di cogliere l’esatta essenza dei post del suo complice e trasformarli in disegni precisissimi. (Basti dire che io permalosa come sono, darei non so cosa per avere una caricatura fatta da lui, il che la dice lunga sulla bravura dello stesso). I capito – letti (dai, passatemi un gioco di parole), raccontano fatti e persone, ovviamente di pubblico interesse, con la grazia, anche quando picchia, che è da sempre uno dei tratti distintivo dell’autore. Episodi, perlopiù ripescati dalla memoria personale (che uno si chiede anche come cavolo avrà fatto a fare tutte quelle cose) o dalla cronaca dei tempi, quando si tratta di uomini e accadimenti vissuti o successi prima che lui ci fosse, con una precisione che fa impressione. La, o una delle particolarità (e queesto lo si evince o meglio lo si trova esplicitato nei commenti che appunto nel libro non trovate, ma state come sempre sulla fiducia) è la capacità di trasmettere le emozioni di un dato evento o qualche particolare sui personaggi che la sua tastiera trasforma in persone, coinvolgendo gli avventori e tirando fuori da ognuno le proprie emozioni relative a quel fatto, e/o scatena ricordi che chi legge conserva gelosamente, di quella volta che, per esempio, ha incontrato magari per un attimo, il suo personaggio mito, sia cantante attore o campione sportivo, “rubandone” dei pezzetti, che Bartoletti generosamente condivide.
Stavo dicendo, pensavo potesse essere “noioso” leggere qualcosa che magari ho già letto e commentato, e invece, a parte il fatto che frequento la bacheca da relativamente poco e quindi molti non li ho letti, devo dire che rileggerli senza la distrazione dei commenti, è un’altra cosa. Sono praticamente dei corti di giornalismo anziché di cinema, scritti con la competenza la conoscenza e il mestiere, che conditi con quel pizzico di leggerezza ionia o nostalgia, li fa meno asettici e ti ci trascina dentro.
Diciamolo, a volte è fin troppo educato per un social, ma evidentemente, come recita il sottotitolo – Come ho cambiato facebook – la cosa funziona e la pagina è una boccata d’aria fresca in un posto oggettivamente piena di aria viziata

La squadra dei sogni – Bartoletti racconta il terzo atto

Hanno buttato il cuore sul prato, sono scesi tutti in campo e adesso celebrano l’impresa giocandosi la Coppa dell’amicizia. (che uscirà il 25 ma potete preordinare qui e vi arriva anche autografato)
Sono i ragazzini delle scuole Sassi e Mellone, guidate rispettivamente dai presidi Borghesi e Russo. La Coppa Lori, nata per onorare la memoria di Lorenzo Baldieri (vittima di omicidio stradale), dopo aver integrato ragazzini di ogni dove e di ogni colore, dopo avergli fatto superare il problema di genere, la seconda edizione aveva squadre miste composte da ragazzi e ragazze, ha anche fatto sì che le loro “imprese” siano arrivate sul tavolo del ministro dell’istruzione. Vabbè in realtà ha scoperto la cosa grazie alla figlia che segue il blog di Paolino, portiere italo cinese ormai famoso, ma non è che stiamo a fare della quadricotomia capillare.
Facciamola breve, si gioca in trasferta con una squadra nuova, nome e divisa nuovi e giocatori sempre quelli, ma di entrambe le scuole, con la benedizione di Roma. La location della partita si sposta dalla provincia ad una grande città, ma quale ve lo lascio scoprire da soli.
Bartoletti in questo ultimo (sembra) capitolo, è salito di un paio di gradini. Lo spirito di partenza è lo stesso, descrivere raccontare ed essere convinti, di come sia ancora possibile superare molti degli “ISMI” che ci ammorbano quotidianamente, razzismo sessismo classismo bullismo e protagonismo. E per quanto strano possa sembrare, per quanto impossibile appaia l’impresa, probabilmente si può/si potrebbe fare, con il solo uso del buonsenso e il mettersi almeno qualche volta, nelle scarpe degli altri.
I ragazzi delle due scuole, una più in e l’altra più popolare, quando sono sul campo con un pallone da calciare si dimenticano bellamente le differenze sociali, così come davanti alla palla messa in rete, non fanno caso al fatto che a segnare sia stato un ragazzo o una ragazza.
Grazie a Don Rocci (detto don Chilometro per la sua altezza), a dei genitori che trovano il tempo per i loro ragazzi e all’aver affrontato delle spiacevoli vicende accadute a scuola, i ragazzi hanno imparato a fare squadra, hanno capito che sostenendosi l’un l’altro si arriva più lontano e si sopportano meglio i colpi della vita che ahimè, non risparmiano nessuno, nemmeno loro.
Anche qui come nei precedenti capitoli, ci regala un piccolo ma significativo racconto (di vita vera) fatto da un personaggio simbolo dello sport, nel primo fece incontrare ai ragazzi Mazzola, nel secondo Sara Simeoni e qui non ve lo dico che non voglio rovinarvi la sorpresa, ma è un nome amato e rispettato.
Rispetto ad una “storia” pensata più per i ragazzi che per gli adulti, l’impressione è che già da Tutti in campo – volutamente o meno – sia cambiato l’interlocutore principale, non più gli adolescenti ma chi se ne occupa, per natura e per lavoro. Mi auguro che in tanti lo leggano e soprattutto recepiscano il messaggio. Non credo sia mai successo che un libro cambiasse il mondo, ma certamente, se le pagine (di qualunque libro) riescono a cambiare anche di poco in meglio, una sola persona, è già molto. Ultima nota, se nei precedenti si sorrideva, qui ci si fa anche qualche risata di gusto, che mi sembra sempre una buona cosa. Copertina e disegni sono come nei precedenti, il risultato di una ormai consolidata collaborazione e sono opera di Giorgio Serra Matitaccia