La squadra dei sogni – Bartoletti racconta il terzo atto

Hanno buttato il cuore sul prato, sono scesi tutti in campo e adesso celebrano l’impresa giocandosi la Coppa dell’amicizia. (che uscirà il 25 ma potete preordinare qui e vi arriva anche autografato)
Sono i ragazzini delle scuole Sassi e Mellone, guidate rispettivamente dai presidi Borghesi e Russo. La Coppa Lori, nata per onorare la memoria di Lorenzo Baldieri (vittima di omicidio stradale), dopo aver integrato ragazzini di ogni dove e di ogni colore, dopo avergli fatto superare il problema di genere, la seconda edizione aveva squadre miste composte da ragazzi e ragazze, ha anche fatto sì che le loro “imprese” siano arrivate sul tavolo del ministro dell’istruzione. Vabbè in realtà ha scoperto la cosa grazie alla figlia che segue il blog di Paolino, portiere italo cinese ormai famoso, ma non è che stiamo a fare della quadricotomia capillare.
Facciamola breve, si gioca in trasferta con una squadra nuova, nome e divisa nuovi e giocatori sempre quelli, ma di entrambe le scuole, con la benedizione di Roma. La location della partita si sposta dalla provincia ad una grande città, ma quale ve lo lascio scoprire da soli.
Bartoletti in questo ultimo (sembra) capitolo, è salito di un paio di gradini. Lo spirito di partenza è lo stesso, descrivere raccontare ed essere convinti, di come sia ancora possibile superare molti degli “ISMI” che ci ammorbano quotidianamente, razzismo sessismo classismo bullismo e protagonismo. E per quanto strano possa sembrare, per quanto impossibile appaia l’impresa, probabilmente si può/si potrebbe fare, con il solo uso del buonsenso e il mettersi almeno qualche volta, nelle scarpe degli altri.
I ragazzi delle due scuole, una più in e l’altra più popolare, quando sono sul campo con un pallone da calciare si dimenticano bellamente le differenze sociali, così come davanti alla palla messa in rete, non fanno caso al fatto che a segnare sia stato un ragazzo o una ragazza.
Grazie a Don Rocci (detto don Chilometro per la sua altezza), a dei genitori che trovano il tempo per i loro ragazzi e all’aver affrontato delle spiacevoli vicende accadute a scuola, i ragazzi hanno imparato a fare squadra, hanno capito che sostenendosi l’un l’altro si arriva più lontano e si sopportano meglio i colpi della vita che ahimè, non risparmiano nessuno, nemmeno loro.
Anche qui come nei precedenti capitoli, ci regala un piccolo ma significativo racconto (di vita vera) fatto da un personaggio simbolo dello sport, nel primo fece incontrare ai ragazzi Mazzola, nel secondo Sara Simeoni e qui non ve lo dico che non voglio rovinarvi la sorpresa, ma è un nome amato e rispettato.
Rispetto ad una “storia” pensata più per i ragazzi che per gli adulti, l’impressione è che già da Tutti in campo – volutamente o meno – sia cambiato l’interlocutore principale, non più gli adolescenti ma chi se ne occupa, per natura e per lavoro. Mi auguro che in tanti lo leggano e soprattutto recepiscano il messaggio. Non credo sia mai successo che un libro cambiasse il mondo, ma certamente, se le pagine (di qualunque libro) riescono a cambiare anche di poco in meglio, una sola persona, è già molto. Ultima nota, se nei precedenti si sorrideva, qui ci si fa anche qualche risata di gusto, che mi sembra sempre una buona cosa. Copertina e disegni sono come nei precedenti, il risultato di una ormai consolidata collaborazione e sono opera di Giorgio Serra Matitaccia