Francesco Frisco Abate

Difficile raccontare, laddove servisse, la trama di questo secondo romanzo che vede protagonista Clara Simon, stretta stretta come un caffè corto, una coppia di nobili e il loro autista viene uccisa dopo aver lasciato un galà, organizzato al fine di raccogliere fondi da devolvere alla Calabria, colpita tra il 7 e l’8 settembre 1905 da un tremendo terremoto, Clara Simon, vuole scoprire chi sia stato, far trionfare la verità e magari uscire dal sottoscala in cui è stata relegata ala sede dell’Unione, il giornale per cui lavora. In realtà nello svolgersi della trama si intrecciano (a partire dal titolo) una serie davvero nutrita di potenziali assassini. Giallo storico? Sì senz’altro si può definire così, io per la verità lo chiamerei romanzo “sociale” senza nulla togliere all’investigazione. Perché diciamolo, quello che intriga e che Abate racconta magistralmente, è la varietà dell’umanità raccontata. A partire da Clara Simon, giornalista italo cinese “ficcanaso” che ne fa un’investigatrice nata, ragazza intelligente e volitiva che pur avendo tecnicamente il diritto di essere incazzata col mondo, è invece pronta a dare a tutti una seconda possibilità, andando oltre il pregiudizio o la nomea, che mentre procede contro tutto e tutti, continua la sua ricerca del padre, dato per disperso ma che lei è sicura non essere morto, per continuare con i tanti coprotagonisti, splendidamente delineati. Romanzo sociale ho scritto, perché nel raccontare l’indagine Abate ci racconta una società fotografata in un momento particolare, dove le classi sociali non sono così definite, tranne forse per quanto riguarda nobili e non, ma comunque al loro interno si dividono in mille rami, pronti a intrecciarsi per l’interesse contro il nemico comune e ad allontanarsi e tentare di sopraffarsi perseguendo ognuno i propri scopi. È un periodo quello raccontato, ricco di fermento politico, per di più in una città che scopriamo vivissima e a dispetto “dell’isolamento” odierno, cosmopolita come non ci si aspetta. Anche dell’autore è difficile parlare, un giornalista a cui scappa di scrivere e gli scappa bene, sia quando racconta facendo sorridere (ridere) la vita di chi come lui ha subito un trapianto, sia quando si dedica al noir puro – Mi fido di te con Massimo Carlotto – sia quando per la voglia, come in questo caso, di raccontare la passione per la Storia, mescolando tutte le sue anime e per capire meglio cosa intendo, oltre a leggervi il libro, cliccate sul link per vedere l’incontro con le blogger. Se lo conoscete sarete soddisfatti, se non lo conoscete, bè, è ora di rimediare.
