
Niente indagini per il sostituto procuratore più amata d’Italia, che la si voglia pensare con il volto di Vanessa Scalera o come la descrive Mariolina Venezia – un po’ meno bella più bassa e molto più popputa – i suoi borbottii interiori restano gli stessi e se siamo onesti, non fa niente altro che quello che capita a tutti almeno qualche volta di pensare “se dipendesse da me…”, la differenza è che Imma, lo fa più o meno con cognizione di causa. No, non è vero, nei suoi sfoghi rigorosamente mentali e non esplicitati, il magistrato si lascia andare a immaginare le pene più assurde per quelli che lei considera comportamenti che in realtà si dovrebbero configurare a tutti gli effetti come reati. Quali siano detti comportamenti ve lo potete immaginare da soli, si va dalle battute idiote, quelle che non fanno ridere nessuno se non per piaggeria allo sposta suocere, dalla penalizzazione del “ti è piaciuto?” che segue le prestazioni sessuali al diritto di sbotto.
Personalmente ho adorato questa raccolta, questa nuova ed estremamente esaustiva appendice al Codice Penale, sarà che tutto ‘sto brutto carattere che viene attribuito alla Tataranni, non lo vedo, anzi a dirla tutta la trovo estremamente razionale e sacrosantamente diretta.
Rientrando nel ruolo di seria lettrice, il personaggio nato dalla penna della Venezia, almeno a mia memoria, mette su carta e su piccolo schermo una donna normale (per la cronaca il significato letterale è “nella norma”, ossia corrispondente allo standard della maggioranza, perché si sappia, la Tataranni non è la sola ad essere stufa marcia del politicamente corretto). Né bella né brutta, bassetta come lo sono la maggior parte delle donne del nostro sud – a meno che non appartenenti al ceppo normanno – non è nemmeno particolarmente intelligente o geniale, non lo è mai stata ed essendone consapevole, ha applicato l’unico comportamento logico, si è impegnata tanto, fino ad arrivare a fare quello che desiderava fare. Non soggetta alle passioni dell’adolescenza ha fatto il suo senza esagerare, fino a quando ha incontrato Pietro, normale anche lui, non sarà un amore da film, ma da filarino è diventato un fidanzamento e poi un solido e confortante amore coniugale, ok non del tutto scevro da qualche ipotizzato scivolone, ma in fin dei conti gli occhi ce li ha e non è fatta di pietra e sa quando fermarsi prima di fare danni. È diventata madre con tutti i problemi che comporta crescere un figlia “sana” a dispetto della suocera che nutre manie di grandezza.
Un libro consolatorio e divertente, che se letto nel modo giusto ha secondo me una valenza sociologica importante, perché nascosto fra le improbabili norme che applicherebbe nel suo mondo ideale, c’è un messaggio forte per le donne. Siate quel che siete, siate felici di quello che vi siete conquistate con la vostra fatica, che non vuol dire accontentarsi, ma vivere se stesse senza inseguire ideali che stanno solo sulla carta o sui profili social, dove si possono applicare i filtri che nella vita vera non funzionano.
