ANTONIO MANZINI

Quando abbiamo incontrato il vicequestore Schiavone, noi giallari, abbiamo capito subito che il ragazzo – inteso come Manzini – aveva un bel sacco di talento a cui attingere – per nostra fortuna ci ha preso gusto – arrivando così a raccontarci la decima puntata della vita del nostro Rocco. Di mestiere fa la Guardia, va da sé che deve prendere i ladri, che siano di polli o di vite altrui, qui per esempio deve trovare chi si è preso quella di una celebrità nel mondo della ricerca storica – specializzata su Leonardo – nascosta sotto le sembianze (per chi non frequenta l’ambiente accademico), di una gentile “anziana” signora con una serie di pubblicazioni e studi da essere considerata fra i più esperti a livello mondiale. L’ha trovata la sua vicina di casa, uccisa nel suo salotto, la sua smisurata biblioteca è l’unica muta testimone.
Ma che sappia creare delle indagini perfette lo sappiamo già, siamo onesti, a noi interessa quello che succede a Schiavone e alla sua semisgangherata squadra di poliziotti. È in quello, almeno per il mio sentire personale, che Manzini dà il meglio di sé.
Se con Pulvis e Umbra e 7/7 ci ha strappato il cuore qui tocca vette inarrivabili. Rocco è sempre più consapevole della sua solitudine, perché se è vero che i tradimenti e le delusioni sono come la polvere unta e si depositano strato su strato finendo per diventare delle corazze apparentemente sempre più impenetrabili, è anche vero che dentro ci sfaldano, ci rubano un pezzo alla volta e trovare qualcosa nella vita che pareggi i conti è quasi impossibile.
Non è sostituibile la presenza di Gabriele che è andato a Milano con la madre lasciando una casa vuota, né Marina che ormai gli ha detto (e sappiamo che se lo sta dicendo da solo), che è ora di andare avanti, non serve la “storia” con Sandra, che gli rimprovera una distanza non gestibile per una relazione. Gli amici, Brizio e Furio sono lontani e Seba introvabile, mentre il passato, sotto le spoglie di Baiocchi ormai diventato a pieno titolo un collaboratore di giustizia, torna e ritorna lasciando sempre più domande che risposte. L’alternare momenti ad altissima tensione alla commozione e a delle risate è un’arte che Manzini padroneggia a pieno, così come quella di creare colpi di scena. La mia insostituibile amica Cristina Aicardi, parlando mi ha fatto venire in mente una scacchiera che l’autore con un gesto magico, rovescia e ci rimette davanti con i pezzi tutti spostati che cambiano drasticamente la partita. Noi aspettiamo con impazienza la prossima mossa. Manzini e Sellerio si mettano una mano sulla coscienza, perché stavolta aspettare sarà davvero dura.
