
Ok, vediamo di dare un senso a questo blog, non ci metto spesso riflessioni e articoli che non parlino di libri, ma forse è ora di cambiare registro, o almeno di provarci. Oggi quindi si parla del Festival di Sanremo, della musica poco, perché passi tutto, ma non ho sufficiente competenza per parlarne al di là di quelli che sono i miei gusti.
In forse fin quasi all’ultimo, pubblico sì pubblico no, niente passerelle niente casino niente caccia agli autografi, giornalisti pochi (diciamolo, la sala stampa è da sempre spettacolo nello spettacolo), insomma certamente non era facile e lo abbiamo capito tutti. Usciamo subito dalla polemica canone mica canone compensi eccetera, si è capito da mò che la kermesse si ripaga ampiamente da sola.Amadeus (o Amedeo come lo chiama rigorosamente Orietta nazionale, o patato, che tutti a ridere ma io vorrei essere un moscerino per sentirvi in casa) ha già dimostrato di essere più che all’altezza e la coppia con Fiorello senza dubbio funziona. Era necessario? A posteriori dico sì, i gruppi d’ascolto al telefono invece che di persona, hanno comunque fatto il loro dovere. Si è riso, si è discusso sulle canzoni sulle performance sugli ospiti, in poche parole si è passata una settimana quasi come prima del virus. Senza contare le centinaia di persone che hanno LAVORATO, dopo mesi e mesi di stop. Troppo lunghe le serate? Sì, come lo sono state lo scorso anno, ma vivaddio ci sono rai play computer tablet smartphone e programmi del giorno dopo con cui si rimedia.
Lauro sì Lauro no. Non so, non mi è chiarissimo se sia un quasi genio che conta sul fatto che molti non si ricordino o non abbiano visto tutti quelli che negli anni scorsi (molto scorsi), o se è così presuntuoso da pensare di essersi inventato qualcosa di nuovo. Ibra sì Ibra no. Io ne avrei fatto a meno ma… Evidentemente sapendo di dover arrivare a tanti che probabilmente avrebbero bigiato, Con Lauro e Ibra, Ama si è assicurato una notevole fetta di popolazione, quelli che adorano il performer (di chiamarlo cantante non me la sento) e i calcio dipendenti, se vi par poco.
Le ospiti sono un altro bel capitolo. A parte qualche cantonata (o più probabilmente solo monologhi scritti male, sì parlo della Palombelli), gran belle presenze soprattutto per gli argomenti “affrontati”, che danno modo di confrontarsi e di parlare. Se invece vogliamo parlare di Bertè e Vanoni, non c’è proprio niente da dire, le icone non si toccano e se personalmente trovo che sul piano del look forse la Bertè dovrebbe giusto un filo adattarsi è anche vero che la canzone è perfetta, quindi chi se ne frega del look. Per la Vanoni ho solo una domanda, dove si firma per arrivare a 86 anni così?
Sui pezzi come dicevo, al quinto sesto ascolto ce ne sono un paio che proprio avrei evitato, qualcuno l’ho adorato da subito e qualcuno ho dovuto ascoltarlo un po’ per apprezzarlo, ma la musica dice cose talmente personali che parlarne qui, non ha molto senso.
Poi nei prossimi giorni parliamo anche dei social e del peso specifico e no che hanno e di cosa rappresentano.
