
Voi che mi leggete sapete vero che uso l’ironia come forma di legittima difesa e non come comunemente si fa per dileggiare. Ecco questo articolino, o almeno l’inizio, leggetelo così, soprattutto tu dottor Vitali, metti mai ti dovesse capitare sotto gli occhi. Se fosse possibile ecco, io vorrei il numero del fornitore. No perché è facile scrivere cose psichedeliche, bastano un paio di bottiglie buone o sostanze strane, ma le riconosci perché alla fine non ci capisci una cippa, pur magari apprezzando la scrittura o lo psicocontenuto. Invece Vitali, che già con Documenti prego, aveva cominciato l’esplorazione di quell’universo che è la psiche umana, scrive dei romanzi che pur allontanandosi dal reale – inteso come procedure, che restano nel vago – entra in territori che non possiamo definire inesplorati, ma che certamente non sono consueti fra i grandi nomi italiani. Qui personalmente mi sono più volte chiesta se stessi leggendo Vitali o Carrisi con inserti di King o Koontz . Attenzione, niente a che fare con imitazioni o omaggi, direi più la liberazione di un folletto che il dottor Vitali teneva ben nascosto, lasciandolo uscire qualche volta a raccontare antiche leggende nascoste nelle storie di lago. Devo dire che a parte lo straniamento iniziale, questo nuovo trend non mi dispiace affatto, ambientazioni cupe, montagne che invece di essere imponenti sono incombenti, pochissimi personaggi, non luoghi non nomi solo i fatti, peraltro al limite del paranormale. Lontanissimo dal consueto Andrea Vitali e da Bellano, luminoso paesino pieno di persone personaggi chiacchiere e fatti che si incrociano continuamente sulla riva del lago, io vi consiglio di leggerlo – se ancora non lo avete fatto – per scoprire e ribadire che quando c’è il talento, non sai mai come si esprimerà, ma lo farà.
