Che alla fine chi segue il blog potrebbe anche dire: “ma possibile che non ti capiti mai una ciofeca in mano?” Capita capita, però faccio recensioni ormai da più di dieci anni, ho imparato a scindere quello che è il mio gusto personale da quello che un libro racconta, e se ci avete fatto caso, qualche volta mi è capitato di sconsigliare anziché consigliare.
Qui mi tocca dirvi andate a comprarlo alla velocità della luce, non vi perdete assolutamente questo esperimento perché sarebbe quello il vero delitto.
Un giallo “normale”, in realtà con il giusto colpo di scena, forse intuibile da quelli che fanno le gare ma non per chi si limita a leggere e godersi un romanzo perfetto. La cosa davvero fantastica è che non distingui quello che ha scritto uno da quello che ha scritto l’altro. Non so esattamente come l’abbiano studiata, certamente non come facevano i (per me) mitici F&L, nel senso che i “capitoli” sono tre, uno ciascuno e ogni autore da voce ad uno dei personaggi. L’armonia che sono riusciti a creare è qualcosa di simile a quello che può fare un grande direttore d’orchestra, ma i direttori sono tre e tre gli spartiti che rendono memorabile il pezzo.
Il protagonista è una carogna o forse no, alla fine sono convinta che in molti penseranno di assomigliargli, così come molte, ma senza dirlo, penseranno o vorrebbero avere l’aplomb della moglie.
Uno che si considera migliore di chiunque e non si fa scrupolo a dirlo e ribadirlo rivolgendosi anche e soprattutto al lettore. Figlio di nobili economicamente caduti in disgrazia a causa del gioco d’azzardo, decide di riscattare in qualche modo il nome che porta e riabbinare la nobiltà alla ricchezza. Per portare a compimento il progetto però sono necessari i soldi e dove trovarli se non sposandoli? Marco Valerio Guerra, è tanto abile da trovare la persona giusta da sposare, Anna Carla Santucci (che però si sente ed è a pieno titolo una Guerra), una tosta quanto e più di lui – perché le anime gemelle si annusano e si riconoscono – almeno fino a quando il marito, alla tenera età di settantun’anni, la chiama piangendo e chiedendole supporto morale per la fine di un amore. Ma è solo un attimo, tutto sommato decide la donna, se davvero ha bisogno di lei, può salire in macchina e raggiungerla.
La narrazione a tre voci è perfetta, del commissario Brandi, di Marco Valerio e Anna Carla. E scusate se mi ripeto, le tre versioni si armonizzano come strumenti musicali che non ti permettono di distinguerli fondendosi perfettamente. Tanto di cappello a De Cataldo de Giovanni e Casar Scalia (in rigoroso ordine di apparizione).
