Nonostante i meccanismi oscuri delle votazioni, che spesso creano o hanno creato dubbi sul risultato finale, (con tutto il rispetto per la giuria che è composta da elementi più che preparati e specchiati), lo Scerbanenco è e rimane il premio più prestigioso che ci sia in Italia, almeno per quanto riguarda la letteratura di genere. Genere giallo e noir ovviamente. Dico letteratura perchè davvero ormai abbiamo la fortuna di avere degli autori che sì, scrivono romanzi di genere, ma hanno un talento che va ben oltre e secondo me (la pensano così anche menti ben più preparate e competenti di me), fanno letteratura. La cinquina dei finalisti quest’anno era composta da Tuti (Ninfa dormiente) Rinaldi (La danza dei veleni) Cassar Scalia (La logica della lampara), De Marco (Nero a Milano) e Pulixi (L’isola delle anime). Il livello era davvero ottimo, ma se posso dire la mia (e vorrei anche vedere chi me lo impedisce sul mio blog), il romanzo che ha vinto, L’isola delle anime di Pulixi, aveva (ha), qualcosa in più. E forse qui si capisce la differenza fra il voto dei lettori e quello tecnico della giuria. Il più premiato dai lettori è stato Romano de Marco con Nero a Milano, e in effetti, a voler ben guardare, è quello che più attiene al genere, la giuria però ha premiato un romanzo che non è solo di genere, è altro, è il compendio di talento studio conoscenza e sensibilità e duro duro lavoro. Per concludere, abbiamo delle eccellenze in Italia oltre al cibo all’arte al territorio. Abbiamo dei talenti veri e meno male, c’è ancora modo di riconoscerne la grandezza.
