Dopo il tragico 11 settembre del 2001 a seguito dell’attacco alle torri gemelle, l’America ha tenacemente perseguito la missione di sgominare i talebani (autori dell’attentato, che peraltro erano stati creati – letteralmente – dall’America stessa per combattere i russi). Da allora si sa che,si sono susseguite (e proseguono a tutt’oggi) con la collaborazione dei Paesi del Patto atlantico, numerose missioni di pace, diciamo così. Chiaro che l’Afghanistan con la sua guerra infinita, si presa a fare da sfondo ad ogni tipo di storia, Ahimè, le storie bisogna saperle raccontare. Qui l’autore (del quale per inciso ho cercato notizie scandagliando il web con ben pochi risultati), si è decisamente lasciato prendere la mano. A parte le sciocchezze “tecniche” sulle missioni e la loro organizzazione, non mi si venga a parlare di segretezza e di cose che noi umani, perchè qui ci sono delle cose che non stanno nè in cielo nè in terra, a parte l’ambientazione che avrebbe dovuto credo, rendere interessante la vita normalissima di un tizio particolarmente sfortunato. Lasciando da parte la trama, che potrebbe risentire del gusto personale, ci sono però delle mancanze oggettive. Manca completamente una supervisione, quella che normalmente fa un editor. Probabilmente si sarebbe accorto che alla quinta riga, e non è incoraggiante per un lettore, ci sono delle bandiere che squittiscono. Ma anche volendo pensare ad una svista, che per rispetto di chi spende dei soldi nell’acquisto, non dovrebbe comunque esserci, rimane un linguaggio che ahimè, sta a cavallo fra il tentativo di fare poesia, e il vecchiume. Per carità, l’uso dei pronomi in terza persona, esso essa essi, va benissimo se sei Dante Alighieri o Boccaccio, ma in un romanzo ambientato negli anni 2000, pur non essendo scorretto, è cacofonico e fuori luogo, soprattutto se più che un uso, se ne fa un abuso. Volendo tralasciare anche questo aspetto, non sono accettabili i pregiudizi, gli insulti (molto relativamente velati), a popolazioni e religioni che evidentemente l’autore conosce per sentito dire, o che si è limitato a “studiare” da fonti superficiali e senza basi certe. Fantasie che potrebbero al limite stare in un romanzo dichiaratamente fantapolitico, ma qui non è di quello che si parla. Una vena razzista che francamente infastidisce, infarcita di banalità raccattate qui e lì A volte sarebbe bene che gli editori, tutti, avessero coraggio di dire: visto NON si stampi. Ah il titolo del romanzo è I segreti di Sharin Kot, l’autore manco me lo ricordo.
