
Generalmente amo molto questo autore, mi affascina Harry Hole (vabbè vorrete mica che il bello e dannato mi lasci indifferente no? Son pur sempre una donna) Ecco stavolta arrivata a metà romanzo (Il coltello Einaudi Stile libero) ho avuto più volte la tentazione di abbandonarlo al suo destino. Ovvio che non ce l’ho fatta (per fortuna), però… Insomma, lo stile è il suo e non ne stiamo nemmeno a parlare, la trama è ineccepibile, ma non ci aspettavamo niente di diverso. Quindi? La domanda sorge spontanea, perchè diavolo volevi abbandonarlo? Forse influenzata dall’ambientazione di un libro brutto (molto brutto), letto da poco, mi hanno disturbata le lunghe descrizioni di fatti accaduti all’estero, in zone di guerra. Le ho trovate inutilmente lunghe e pesanti, per quanto Nesbo da maestro qual è, non abbia scritto nulla che non si leghi perfettamente alla storia raccontata. Mi viene da dire per fortuna sono una testacchiona e sono andata avanti. L’inizio del romanzo è uno shock notevole per gli affezionati, lo svolgimento delle indagini (perchè ce n’è più d’una) ufficiali e no, autorizzate e no, sono una montagna russa in cui i colpevoli cambiano di poche pagine in poche pagine, tutti perfettamente credibile e le prove inattaccabili. Sul finale poi supera se stesso. Quindi niente da dire, sfortuna mia, l’ho preso in mano in un momento sbagliato, o forse no, perchè l’averci messo tanti giorni a leggerlo, anzichè divorarlo come faccio di solito, mi ha permesso di cogliere tante sfumature che diversamente mi sarebbero sfuggite. Punteggio pieno anche stavolta per Harry, che in un modo o nell’altro riesce sempre a sorprendere.
