La straniera

Claudia Durastanti per me è e continua a essere una sorpresa”. Da questa frase, di Angelo Guglielmi, la mia attenzione per questo libro rosso, con una donna appoggiata con la testa al muro, si è trasformata in acceso interesse.
La storia inizia col racconto dell’incontro dei suoi genitori. Genitori un po’ anomali, sia per carattere, soprattutto perchè sono sordi. È così che la Durastanti ci introduce nella sua vita, raccontandoci e facendoci capire cosa significhi essere un CODA (in inglese child of deaf adult) e di come il dialogo non cambi solo per i mezzi utilizzati, ma anche, e soprattutto per la dimensione vitale, differente in ogni più piccola parte. A questa situazione, già precaria di per sé, si aggiunge la condizione di povertà in cui la famiglia vive. Condizione affrontata con un peso quasi nullo da una madre che fa delle folli spese la gioia della sua giornata. Poi c’è il distacco dall’Italia, la migrazione (sia pur temporanea e relativamente breve ), per Claudia infatti, a differenza di quanto accade normalmente, l’America diventa il posto da rimpiangere, quello dove si sono lasciati gli affetti.E’ tra un racconto e un altro, tra una stravaganza e un’altra, che si snoda la vita della scrittrice: un’infanzia irregolare e incerta in ogni dettaglio, un’adolescenza in solitudine, per approdare infine, prima a Roma per gli studi universitari e poi a Londra, dove scoprirà che la parola straniero non è brutta come aveva sempre creduto, specialmente se non viene imposta. È quindi un romanzo autobiografico, ma le capacità espressive della Durastanti fanno sì che il libro possa essere considerato almeno in parte, un saggio. Questo perché affronta tematiche sociali e lo fa senza essere didascalica, portandoci con leggerezza nella sua vita. La prima di queste tematiche è senza dubbio quella della disabilità. Costretta conviverci fin dalla tenera età, la scrittrice analizza come lo Stato e la società stessa si rapportano ad un problema spesso ignorato. A questo si intreccia il linguaggio nella sua interezza, che collega l’altro tema del romanzo ossia la migrazione. “La straniera” è un romanzo che ha tutto: le stravaganze l’avventura e la riflessione. La sua scrittura sa trasmetterti ogni sentimento e ogni critica con leggerezza, senza sforzo. Quello che in qualche punto risulta farraginoso, è dovuto solo alla sua voglia di raccontarsi. Anche quando vorresti fermarti, per stanchezza o doveri, non riesci ad abbandonarne la lettura. Ti chiama, come il pifferaio magico con i topini. Ti strappa risate, lacrime e riflessione.
Lo consiglio a chi ha voglia di perdersi, a chi ha voglia di essere rapito dalle parole.
Articolo di Silvia Sbaraglia

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Autore: Coleichelegge

Innamorata perennemente incazzata politicamente scorretta inesorabilmente libera

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