Lella Costa

Come spesso capita, almeno a me succede spesso, mi sono arrivati per le mani tre libri di genere molto simile. Due autobiografie e un “saggio biografico”. Buffo ma è così. La prima è la storia di una donna molto apprezzata (mi dicono), che fa ottimi ascolti in tv, il cui titolo sarebbe potrebbe essere “la parola io, ma soprattutto io”. Il secondo libro racconta la vita di una donna sicuramente amata dal grande pubblico, il cui successo credo sia (almeno questo è quanto io ho ricavato dalla lettura) dovuto al fatto che è un’allegra normale signora, che per puro caso è entrata nel mondo dello spettacolo e avendo evidentemente delle doti, è diventata famosa senza diventare una diva. Ma è del terzo che volevo parlare. Un libriccino (ino solo per il numero di pagine), scritto da una grande attrice autrice e scrittrice e doppiatrice Lella Costa. Il soggetto dello studio è addirittura la santa patrona d’Europa (una dei tre). Una storia affascinante quella di Edith Stein. Nata ebrea in una famiglia osservante ma non oppressivamente (direi più o meno come quei cattolici che vanno a messa la domenica e al limite mangiano di magro il venerdì, pur avendo ben chiare tutte le regole che sarebbero imposte dalla chiesa), Edith studentessa più che brillante, ad un certo punto non si riconosce più nell’ebraismo e “diventa” atea. L’ebraismo però è una condizione, un’appartenenza che non la lascerà mai, neanche quando ormai adulta seppur giovane, si lascia affascinare dalla religione cattolica (indicativo l’episodio che la vuole visitatrice di una chiesa quando vede una donna, evidentemente di ritorno dalla spesa, che con tutte le sue buste, si inginocchia su una panca per una preghiera, così, en passant). Edith ripenserà molto a quell’immagine, un Dio a cui rivolgersi con la confidenza che si ha con un padre o un vecchio zio e alla differenza che c’è con il Dio della sua religione. Un Dio a cui si deve dedizione assoluta, che in sinagoga vuole le donne divise dagli uomini e tante altre imposizioni. Forse quell’episodio, unito agli studi di fenomenologia (e qui andate a cercarvi che cos’è perchè se tentassi di spiegarvelo io farei un casino, trattasi comunque di una branca inerente alla filosofia), la porta nonostante la laurea con il professor Husserl, (di cui diventerà poi assistente diventandogli indispensabile), nonostante la guerra nonostante l’impegno nell’insegnamento e nel continuo studiare, a decidere di prendere i voti e consacrarsi a Dio. Vabbè adesso non vi sto a raccontare tutto, ma garantisco che vale la pena scoprire questo carrarmato. Una figura da cui trarre ispirazione – anche senza bisogno di di farsi suore o preti – raccontata magistralmente, con tutte le divagazioni che inevitabilmente colpiscono chi pensa a quello che scrive e che danno a chi legge una serie di spunti davvero notevoli. Se volete approfondire prima di leggerlo, questa intervista vi darà modo di capire quanto c’è che io non ho detto.

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Autore: Coleichelegge

Innamorata perennemente incazzata politicamente scorretta inesorabilmente libera

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