E prima ha scritto un noirone cattivo (fa la cosa giusta) poi ci ha spiazzato un po’ con Anche le scimmie cadono dagli alberi e Kamasutra Kevin per poi ripiazzarci fra le mani un altro noir bello tosto, Le siamesi (ne mancano di titoli eh, questi sono solo gli ultimi) e da poco in libreria con un nuovo romanzo. La disciplina del male. Onestamente non so se si possa definirlo un noir, certo che leggero non è. Si potrebbe ingenuamente dire che il protagonista è Ivan Cataldo, il suo lavoro di spin doctor, o il tizio che lo convince a lavorare con lui al progetto che vede un nuovo Ordine mondiale, da raggiungere tramite elezioni anzichè guerre, ma come dicevo sarebbe un’ingenuità. Il protagonista vero, o meglio la protagonista è l’etica, sì sì, quella roba lì che se ce l’hai ti fa sentire migliore degli altri che ti fare proclami sul bene e il male, quella che ti distingue dai cialtroni (che peraltro sono convinti che la loro etica sia migliore della vostra). Non è argomento nuovo ma Bers, che come ho già avuto modo di dire più volte, è uno che sa usare la penna la creatività e il cervello con una sinergia che non è di molti, riesce a scriverne da un punto di vista nuovo. Ivan è contemporaneamente vittima e carnefice, e già questo non è usuale, ma la cosa davvero figa di questo romanzo è come l’autore si pone a distanza e registra, una sorta di telecamera che fissa ogni passo, quelli che portano dritti al baratro così come quelli a marcia indietro o di lato, che tentano di allontanarsi da quel disastro. Non dà giudizi la telecamera, lascia al lettore totale libertà di interpretazione di quanto gli viene mostrato e come accade con la maieutica socratica, porta alla luce cose che mai avresti immaginato di te stesso. Io dico che vale la pena dedicarvici, sono sicura che mi ringrazierete. Ah, imparerete anche un sacco di cose su cibi vegan cucina giapponese liquori e vini di lusso, sistemi di sicurezza rapporti genitori figli e altro che non vi sto a dire.
