Nella collana Super Et di Einaudi, in libreria da pochi giorni, In fondo alla palude di Lansdale. L’ambientazione è quella classica, il Texas. Non quello iconografico dei film, poco deserto niente cactus giganteschi sotto il sole battente, ma le paludi i boschi e le lagune della parte orientale del Paese. La storia è un mix di generi, un po’ noir un po’ thriller con un pizzichino di horror, quindi fondamentalmente un Romanzo (senza genere che non mi pare obbligatorio). Harry, ormai anziano e pragmaticamente in attesa di morire in una casa di riposo, si lascia andare ai ricordi, pensa a come è cambiato il mondo da quando lui era un bambino, di come i fatti – anche i più banali – diventino notizie a livello mondiale, a differenza di quando restavano dove erano accaduti, come accadde per quella brutta storia, successa nel ’33, quando lui era un bambino e l’America soprattutto lontano dalle città, stentava a riprendersi dalla grande depressione. La trama non sto a raccontarvela che tanto la trovate ovunque, leggetelo per la scrittura per il linguaggio, diversi da quelli degli altri romanzi dell’autore, molto più soft se vogliamo, ma incisivi nella loro semplicità (niente di più complicato che scrivere in maniera semplice). Il focus come spesso accade è una denuncia del razzismo, ma quello vero, quello che fa male che difficilmente si riuscirà a sradicare. Un tema caro all’autore che per parlarne si è inventato un personaggio come Leonard Pine, nero e gay che fa il detective (privatissimo e scorrettissimo), insieme a Hap Collins bianco etero e altrettanto scorretto, ma a differenza di quanto accade nella serie degli amatissimi due, in questo romanzo, forse per il periodo in cui si svolge o per la crudeltà della storia è particolarmente coinvolgente. Insomma, se lo avete letto a suo tempo, è una buona occasione per rinfrescare la memoria, se non lo avete letto, l’occasione per leggere un gran bel romanzo.
