25 gennaio 1939, Milano. In via Londonio, una traversa di via Procaccini, al civico 28, la signora Carla regalava al mondo una delle persone più belle che il mondo stesso potesse avere. Mamma mia Giorgio, ottant’anni, chissà se le cose fossero andate diversamente, magari saresti stato ancora su un palco. Noi di sicuro se tu ci fossi saremmo presenti, a farci bacchettare a riflettere a ridere a pensare. Come un po’ tutti quelli che ti hanno amato, mi chiedo spesso cosa diresti oggi, no perchè se Silvio ti ha dato materiale per anni, credimi che fra il fonzie dei poveri (si fa per dire), e i pentastellati, uh, ne avevi da camparci fino al 2030. Sulla Lega attuale non so, non apro il discorso perchè scatenerei un casino peggiore di quando hai detto di aver votato Ombretta, solo che stavolta farebbero male a me in prima persona e non ci ho più voglia sai.
Che poi uno dice, ma guardate che Sandro (Luporini), è ancora lì, vive e lotta insieme a voi, ma non sarebbe del tutto vero. Certo Sandro scrive ancora, ma, tanto per rendere l’idea, sarebbe come mangiare un gelato al pistacchio senza la pallina al limone, la magia non è la stessa. Temi caldi ne abbiamo a bizzeffe, ma com’è come non è, li avevi già trattati tutti. nel lontano 1997, hai recitato per la prima volta L’azalea, “Io credo, che non ci sia stato un altro periodo nella storia in cui gli uomini siano arrivati al nostro livello di cattiveria e di egoismo. Un uomo oggi, non avendo remore di morale e di coscienza, tanto più gli conviene tanto più è carogna. È carogna coi più deboli, è carogna coi più forti… no, coi più forti è viscido. È carogna con la moglie, coi figli, con gli amici, è carogna con il mondo intero. Però la domenica, un’azalea. Tutti che comprano un’azalea. Un’azalea per questo per quest’altro per quest’altro ancora, dato che non funziona niente, si risolve tutto con le azalee. E mi bussano alla porta, mi fermano per la strada, mi corrono dietro, col motorino, con la bicicletta e io stremato, che faccio? Compro un’azalea, per salvare bambini, animali, piante, ricerche varie, bacini idrici, le suore del Nicaragua, le foreste dell’Amazzonia. Devo fare tutto io!” Adesso abbiamo gli sms, ma il concetto è quello.
E anche sul tema caldo odierno, l’accoglienza, hai già detto tutto, addirittura l’anno prima, quando migranti era solo una parola. Sogno in due tempi, adesso di migranti ce ne sono più sulle bacheche dei social che in giro, ma che si possa pensare, no, non l’ha mica capito la gente, o è tutto bianco o è tutto nero, mah.
Potrei andare avanti e fare un post chilometrico, ma mi limito a citare un altro pezzo (vabbè magari un altro paio), in cui avevi detto tutto, ma proprio tutto. Il dilemma, perchè anche la famiglia sai, uh se tira. Addirittura nel ’73, ci hai recitato Le palline, roba che se l’avessi fatta oggi, minimo ti linciavano. Non siamo messi benissimo sai, magari ad ascoltarti pareva che fossimo già messi male, ma siamo stati bravissimi in questi anni, abbiamo toccato il fondo e poi scavato.
Ci hai lasciato con una cosa che ha spiazzato tutti, Non insegnate ai bambini, in cui sembri non parlare di politica di costume di uomini, e forse è proprio così, sapevi di averci già detto tutto e ti restava solo la speranza nei bambini, nel futuro. Aspettiamo le prossime generazioni, perchè stavolta, almeno in gran parte, è andata male G. Aspettiamo pazienti che ritorni l’uomo. Buon compleanno signor G, ci manchi, ci mancherai sempre.
Ah, oggi hanno scoperto una targa sul muro del condominio, c’erano Dalia e Ombretta, c’erano i tuoi nipoti, madonna come saresti orgoglioso di loro, c’erano Paolo e Gianfranco (se ti dico che mi sono commossa tu capisci e sorridi vero?), le ragazze “storiche ” dell’ufficio e poi c’era gente, la tua gente, amici di quando eri ragazzo, orgogliosi di averti avuto come testimone alle nozze, orgogliosi di essere stati tuoi amici. Orgogliosi di te, come se fosse merito nostro la tua grandezza.
