Sono andata a salutare il “mio” Pinketts ieri, mio non perchè fossimo particolarmente intimi, ma perchè lui quando parlava con qualcuno, era proprio tutto presente proprio per qual qualcuno. Si è detto tutto, che era un grande che era speciale che che… ed è tutto vero. Se non lo avete ancora fatto leggetelo, perchè ha una scrittura unica, non passibile di paragoni e accostamenti, ma se n’è andato un uomo prima di uno scrittore, un figlio un fidanzato un amico un maestro. Aneddoti da ricordare ce ne sono a decine e me li tengo, tranne uno, era talmente matto da aver messo in un libro il numero del suo cellulare, e secondo voi chi poteva avere la faccia di provare a chiamare? Esatto, la sottoscritta che ha poi avuto una piacevole conversazione con mamma Mirella, che pazientemente rispondeva e spiegava che sì, era proprio il numero di Andrea, il quale però con i cellulari non aveva all’epoca (ma credo anche dopo), sto rapportone. Ieri guardavo i volti di quello che qualcuno ha definito il suo circo, effettivamente poteva un po’ dare quell’impressione, personaggi di ogni tipo che brillavano della sua luce, perchè Andrea era così, nel suo immane egocentrismo non era egoista e lasciava che chiunque gli si avvicinava, brillasse e si facesse bello con le sue piume, consapevole che le piume erano le sue e tali sarebbero rimaste. Ha aiutato tutti quelli che ne avevano bisogno, mi auguro che molti siano stati in grado di restituirgli il “favore”. Non dimenticava un viso, mai, a distanza di anni lo reincontravi e lui sapeva esattamente chi eri, e questo ti faceva sentire speciale. Leggendo i post di saluto di ricordo o chiamateli come volete, mi è venuto in mente un altro Grande (e non ho usato la maiuscola a caso), Gaber, anche lui non del tutto consapevole della sua immensità, regalava il suo talento e sapeva far sentire ogni persona unica. Non è cosa da poco. Quindi solo grazie a mio fratello che me lo ha fatto conoscere e grazie Andrea che ogni volta che ci siamo incontrati, mi hai stritolata in uno di quei tuoi abbracci da orso, che scaldavano come un cappotto di cachemire
