Ci sono poche cose più piacevoli che ascoltare un uomo innamorato. Innamorato del suo lavoro della sua donna della sua città e più in generale della vita. Ecco l’idea che mi sono fatta incontrando Lorenzo Beccati, è stata che lui sia così, che ami profondamente quello che racconta e fa. Tutto rigorosamente documentato (anche se per ovvie ragioni un po’ romanzato). Questa passione emerge prepotente dalle pagine de L’ombra di Pietra, un romanzo che senza intenzione – almeno credo – è femminista senza se e senza ma, in tempi di #metoo, mi sembra un gran punto a favore. Le Storie di una donna che senza proclami e senza apparire, anzi tenendo quel che si dice un profilo più basso possibile, usa la sua intelligenza e quel tanto di furbizia, per guadagnarsi la vita in un periodo storico, siamo all’inizio del ‘600, in cui le donne, salvo rari casi, erano fattrici o tutt’al più un grazioso ornamento. La trama gialla – che per me è sempre secondaria rispetto ad altre cose – è comunque sviluppata ottimamente, il lavoro di deduzione di Pietra, niente di magico o trascendentale nonostante l’uso di una bacchetta da rabdomante, è acuto come quello di un’antica miss Marple, esattamente come la sua profonda conoscenza dell’animo umano. I personaggi sono cesellati con precisione così come la città che non a caso è detta La superba. Se amate i gialli o i romanzi storici, se vi piacciono i romanzi scritti bene, se vi piace scoprire che le cose non sono sempre quello che sembrano (questo è uno spoiler ma non lo potete capire senza leggervi il libro) (bastarda dentro), insomma dopo tutti sti se, non avete ancora deciso? Hop hop. Fra un po’ aggiungerò il link all’intervista, quella su Mangialibri dove trovate anche le recensioni serie (sì miscredenti, faccio anche quelle)
